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Un "Pazzo" Per Amico (Racconto)

Pubblicato il 10/05/2009 08:00 
 

Quando lo incontrai per la prima volta, Federico aveva trentotto anni ma ne dimostrava cinquanta, a causa sopratutto della pinguedine e di una diffusa alopecia. I suoi centosessantotto centimetri di altezza per ben centocinque chili di peso, tuttavia, non delineavano i contorni di un corpo floscio e accasciato, ma piuttosto un curioso ibrido tra il rinoceronte e il mastino napoletano.

Il suo tronco, perciò, era tozzo, forzuto, corpulento e le sue articolazioni chiazzate si di nocche di grasso ma anche con iper trofici muscoli in conseguenza di una diffusa pratica culturistica. Sopra questo mastodonte era incollato un collo taurino che a sua volta reggeva la capoccia scura e protesa in avanti nel tipico atteggiamento del cane ringhioso. L'ovale perimetrava, tra l'altro, due occhi dilatati, spiritati, cerchiati da profonde occhiaie e una boccaccia fessa dalla quale spuntava una residua dentatura di rara stortezza. Sovrastava il tutto il classico melone quasi completo, eccezion fatta per una curiosa zazzera sulla nuca. Il meglio di Federico era ciò che non si vedeva e cioè la Voce chiara, profonda, di petto, ben impostata, eredità di qualche particina di attore rimediata in passato presso la rai di Napoli.

Questo bisonte nel periodo estivo più caldo usava venire in ufficio con indosso i soli shorts e una canotta Stile olimpionico, allo scopo di mostrare la sua poderosa muscolatura. Si racconta che una volta fu incocciato in questa tenuta balneare dal direttore in persona che lo fulminò con lo sguardo. Di tutta risposta il buon Federico si produsse in un piccolo saggio di recitazione esclamando con la sua bella Voce calda e ben impostata "Me tapino, me tapino, come vorrei immergermi in un mare di vergogna!".

Lavorava nel salone, a piano terra, della Direzione tributi, quando questa era ubicata al corso meridionale di Napoli ed io scendendo dal secondo piano gli passavo necessariamente davanti.

ovviamente senza neanche accorgermi di lui. Dopo un po' che a mia insaputa accadevano questi incontri, il nostro amico con involontaria comicità mi accusò di far finta di non vederlo. Quando seppe che io non ci vedevo davvero volle approfondire la questione e mi raccontò anche parecchio di lui. Così nacque una nuova amicizia e cominciammo anche ad uscire insieme.

Il patto non scritto sul quale si fondava il nostro rapporto consisteva nel classico scambio di prestazioni. In pratica lui metteva a disposizione la "voiture", una scassatissima e ridoliniana 500, ed io mi impegnavo a procurare la primizie femminile. In realtà, lo potrete ben immaginare, più che la primizie io procuravo autentiche tardizie e mostri femminili, ma, per il momento, sorvoliamo su questo punto.

La prima uscita restò memorabile non tanto per il contenuto che riguardava una fuga dalla noia e dalle scartoffie dell'ufficio, ma per le conclusioni davvero inaspettate.

Stavamo placidamente discutendo nella macchina ferma sul ciglio della strada quando nel campo visivo di Federico che aveva dodici decimi e dopo circa mezz'ora in quello mio che ne avevo solo uno apparve l'Immagine di una scattante e prosperosa ragazza. Federico subito espresse il desiderio di avvicinarla ed io con una calorosa pacca sulle spalle gli diedi la mia benedizione: "vai Federico!".

Il cinghialone scese dalla macchina e cominciò a ciabattare dietro la fanciulla, ben presto scomparendo ai miei angusti orizzonti.

Dopo un po' che lui non tornava comincio a Leggere "la Repubblica". prima Pagina, politica, interno, esteri, sport, spettacoli, addirittura le previsioni del tempo e le quotazioni delle obbligazioni convertibili cum warrant, ma erano passate più di tre ore e Federico non tornava. Cosa era mai successo? Preceduto da un concitato parlottare ecco una visione incredibile: il mio amico stretto sottobraccio tra due carabinieri con tanto di divisa, ma senza le manette; come si vede in tv per i mafiosi e camorristi. Tentata Violenza carnale e atti di libidine violenta? No, no, niente di tutto questo. La prosperosa ragazza era la moglie del maresciallo, vittima recente di più di un furto con scippo e perciò sorvegliata Speciale dei carabinieri. Il povero Federico non era stato proprio preso in considerazione come corteggiatore troppo intraprendente ma piuttosto sospettato come rapinatore dei risparmi postali della ragazza alla posta. Tra l'altro non avevamo neanche documenti ed i militi, per questo, non ci volevano lasciar andare. Fino a quando non venne in soccorso un collega di ufficio che, forse mandato da un angelo, passò da quelle parti.

Dopo questa brutta esperienza cambiammo radicalmente itinerario e contenute alle nostre "fuiute". Prima di descrivere le nostre uscite con le primizie femminili, è opportuna qualche parola sulla giornata del cinghialone e una piccola premessa teatrale.

Molto cibo, nessuna Donna, tanti calmanti:questo era il contenuto delle frustranti giornate del mio amico.

Mangiava come un maiale perché non riusciva a trovare una Donna. E più non la trovava, più insistentemente la cercava, anzi "le" cercava anche tutte assieme, maldestramente e pericolosamente.

Ad esempio sul posto di Lavoro scriveva bigliettini galanti a tutte, e a ognuna scriveva che solo lei era la più bella, la più affascinante e con più classe e signorilità.

Cosi accadeva che dopo qualche fumoso e vuoto successo iniziale, esaurito lo scontato ringraziamento alla gentilezza ricevuta, tutte e ognuna veniva a conoscenza del bigliettino-fotocopia inviato anche all'altra e la cortesia di maniera si tramutava in irritato distacco ed emarginazione del povero Federico.

Trovate le porte chiuse sul posto di Lavoro, il mio amico non desistette e cominciò a "bussare" tanto inopportunamente anche alle porte dorate delle fanciulle in fiore delle scuole medie superiori.

Lui inverosimile cacciatore che per di più appariva tanto più grande delle improbabili "prede" si muoveva come un elefante in una cristalleria provocando scalpore, allarme e rischiando persino qualche memorabile "paliatone" scansato per un pelo.

All'uscita delle lezioni avvistava la ragazzina più appetitosa e isolata, la avvicinava, e poi con mossa repentina le sottraeva i libri sottobraccio, sottoponendole questo galante ricatto: "Tranquilla stò scherzando! Ma Se rivuoi i tuoi preziosi arnesi del mestiere devi accettare un gelato come omaggio alla tua irresistibile avvenenza!".

La ragazzina di turno un po' non comprendendo ma molto allarmandosi e strillando per invocare aiuto e protezione dal "pedofilo vecchio e zuzzuso" innestava una preoccupante reazione di gruppo con un capannello di gente inferocita pronta a menarci se io e federico non avessimo dato fondo alle residue capacità atletiche per darcela immediatamente a gambe levate.

Per sostenere giornate così "piene di vuoto e frustrazione Federico faceva un uso industriale di sedativi e psicofarmaci per ottenere i quali ovviamente il farmacista di turno richiedeva apposita prescrizione medica.

Non avendo tempo e possibilità di passare quasi ogni giorno dal medico di famiglia Federico adoprava un escamotage che funzionava solo inizialmente.

Già al secondo tentativo di "spaccio", infatti, la maldestra fotocopia-ricostruzione della originaria Ricetta medica veniva riconosciuta e respinta dal farmacista. Scoppiavano allora discussioni infinite per persuadere il professionista che, dopo aver inizialmente chiuso un Occhio, non voleva più assumersi la responsabilità di corrispondere altri farmaci della medesima tipologia dopo solo qualche giorno. Quasi tutte le discussioni, perciò, venivano perdute da Federico che così mollava la preda ma solo per ingaggiare un'altra battaglia presso la farmacia più vicina.

Nonostante tanta sedazione e condizionamento farmacologico il mio amico non difettava di umanità e perfino di delicatezza.

Mi aveva confidato che a volte, totalmente in balia della solitudine e disperazione di notte si metteva al volante della sua 500 per sgommare a velocità folle per le strade deserte. Ma questo non l'ha mai fatto con me a fianco.

Ricordo come se fosse ora il suo pianto di commozione quando gli recitai le famose parole di Gesù riportate nei vangeli "Venite a me voi tutti che siete travagliati e stanchi e io vi darò riposo… perché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero…!".

Quell'anima tanto dolorosa e dolorante, però, era ben nascosta perché tutt'altra era l'Immagine apparente.

Conoscete Renato Salvatore? Avete assistito mai alle sue scenette? Dico questo poiché qualcosa di simile avveniva tra Federico e le ragazze. Nel repertorio di Salvatore vi sono due personaggi base: lo snob altolocato con la puzza sotto il Naso che ripete continuamente " è veeeeroooo, è veeeroooo " e il popolano incolto che invece è contrassegnato dall'espressione "azzz!". I ruoli sono rispettivamente quelli di Federico e delle braciolone popolane incolte con le quali ci accompagnavamo. La nostra prima uscita avvenne con due sorelle di Aversa facenti parte di una tribù di undici figli. Quando telefonavo a quella famiglia mi colpiva sempre la cavernicola madre che non usava salutare con un ciao o un buongiorno, ma continuava ad emettere suoni gutturali tipo "oè, ooohhh" e simili. Potete così immaginare il livello culturale delle mademoiselles. In quella occasione io mi accompagnavo alla più grande di età e Federico alla più piccola, rendendo così ancora più stridente e quasi scandaloso il contrasto con la sua età apparente. Quando incominciammo ad arrampicarci sulle viuzze solitarie e scarne dei Camaldoli io, in tutt'altre faccende affaccendato non capivo quello che accadeva nei sediolini davanti a me. Sentivo la ragazzina esclamare "io so' pizzirella, io so' piccirella, ma tu che bbuo'?" federico "ti pregherei di usare con delicatezza la portiera poiché il vetro è sistemato in modo precario" la ragazzina - come hai detto?

e booom chiudeva energicamente lo sportello facendo cadere il vetro della sbrindellata trappoletta. Più avanti il buon Federico, sempre senza mai abbandonare il timbro e l'etichetta altolocata che stridevano in quelle circostanze con il buon senso "Gradiresti un tropical con seltz o preferisci un Sorbetto al Limone?" La ragazzina confusa e scocciata: " voglio nu gelato perché tengo sete e fai presto senza tante chiacchiere!" Il mio amico già innervosito dalle incomprensioni cominciò ad andare in escandescenze quando sentì gemere di piacere la mia compagna mentre lui era ancora ai tempi della genesi e di adamo ed eva prima di conoscere l'albero della vita. Così sbottò in malo modo" Ma che mi avete preso per l'autista ricchione? E ci metto la benzina, e ci consumo le ruote, e ti compro anche il gelato e poi devo stare all'asciutto mentre tua sorella dietro..."

Capii che non dovevo dare peso al nervosismo di Federico e feci bene perché ben presto il nostro addirittura riuscì a fidanzarsi. In quel di Piscinola, infatti, una sera si combinò un pacchetto di fidanzamenti multipli nel quale rientrava anche lui. Andammo a casa di due ragazze, anche queste sorelle, ma smaniose di sistemarsi e perciò senza andare troppo per il sottile. A Napoli si dice non si sposano i ciucci per non rompere le lenzuola. Non perché io e Federico siamo ciucci ma per capire come e perché si era giunti a quella fatidica sera. Le ragazze ci avevano assicurato la non presenza dei fratelli poiché noi non desideravamo impegnarci. Ma quando entrammo in quella casa capimmo immediatamente che tutto era stato apparecchiato per un solenne e rituale doppio fidanzamento ufficiale: sulla tavola fumava un risone con ventricelli di pollo che faceva quasi vomitare il mio amico e tutti erano ben vestiti e profumati, con in primo piano il fratello piccolo: si trattava di un impressionante e intimorente colosso di due metri al cui cospetto svampiva perfino la pachidermica stazza di Federico. Usciti da quella trappola, ma Federico aveva comunque ottenuto qualcosa anche se poi era rimasto con l'amaro in bocca, i nostri rapporti cominciarono a diradarsi senza una ragione precisa. Una volta mentre camminavo per piazza Garibaldi sottobraccio ad una bella ragazza fui sorpreso da Federico che vide la cosa come un tradimento e cominciò a buttare Olio bollente tra me e lei. Federico: "ho tra le mani due belle straniere, quando possiamo uscire?"

La mia amica si girò e mi fulminò con lo sguardo"sei proprio un figlio di puttana, questo è perché non riesci a trovare una Donna!".

Cornuto e mazziato al quadrato poiché le straniere non c'erano ovviamente e la Storia era la vendetta di Federico. Quanto alla mia accompagnatrice io ero solo un parafulmine e tutt'al più in quella circostanza si trattava di rimediare mazzate. Mi spiego meglio. La mia accompagnatrice era l'amica che aveva procurato gli incontri con le braciolone e perciò avevo verso di lei un debito di riconoscenza che stavo scontando. Aveva, infatti, litigato con il fidanzato ed io fungevo da Uomo di paglia per verificare se lui ci tenesse ancora a lei. Ben presto si eressero tra me e Federico due muri quasi insormontabili chiamati matrimonio e cecità e ognuno prosegui per la sua strada senza sapere più dell'altro. Tre o quattro anni fa ho telefonato alla direzione tributi di Napoli L'interlocutore: - hai saputo poi di Federico?

Io - saputo cosa?

L'interlocutore: . ah, è vero, quel pazzo era amico tuo, è stato ricoverato in una clinica privata per malattie mentali.

In psicologia esiste il meccanismo difensivo dell'introiettamento della persona amata; possiamo dire molto grossolanamente che si "mangia" la persona amata per non perderla definitivamente per sempre. Forse è vero perché anche io sono diventato un po' matto come Federico.

La mia è un'allucinazione lucida e straziante, ma quanto è duro non poter delirare!

Così Spesso senza guardare continuo a vederlo. Vedo la sua mole spropositata vicino a me, il suo faccione scuro , gli occhi spiritati che mi fissano, mi fissano, mi fissano. Mi fissano muti e interrogativi. Ma i suoi dodici decimi di vista non servono per vedere il filo spezzato tra le mie mani, e intanto i gelidi fantasmi dell'irrazionalità continuano a devastargli la psiche.

Mario Palma

(Racconto apparso su Biblos Teller 1)