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Non Vedenti, Braille e Tecnologie di Stampa

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I cinque supersensi che non sapete di avere

Pubblicato il 03/04/2011 00:00 
 

Eraclito, detto l'Oscuro, in realtà sapeva produrre pensieri a dir poco adamantini. Per esempio: «Se tutte le cose andassero in fumo, le nostre narici imparerebbero a distinguerle l'una dall'altra». Chiaro, no? Se ne volete una Dimostrazione puntuale, estesa a tutti i sensi, la troverete nel lungo viaggio che il neuroscienziato Lawrence Rosenblum ci propone in Lo straordinario potere dei nostri sensi. La cui tesi di fondo non dovrebbe sorprenderci più di tanto, almeno da quando Giacomo Rizzolatti ha dimostrato la plasticità, anche in età adulta, del nostro cervello: tesi che spiega perché i nostri sensi cooperano in continuazione, si influenzano a vicenda, compensano reciprocamente le loro eventuali deficienze, come se fossero costantemente al servizio di un sesto senso, quello che ci permette sempre e comunque – nella vita di ogni giorno o in situazioni estreme – di orientarci nel mondo. Udendo o annusando forme, toccando parole, assaggiando odori.

Rosenblum lo ha provato in prima persona. Immaginatelo carponi, con dei grossi guantoni da Lavoro e perfettamente bendato, procedere per il prato all'inglese di fronte al suo dipartimento mentre cerca di seguire, guidato solo dall'Olfatto, un lungo nastro che odora di menta. L'esperimento, eseguito di fronte allo sguardo stupefatto dei colleghi del campus, è perfettamente riuscito. Rosenblum ora sa di avere un vero Olfatto "da cani". Per quanto le narici umane siano capaci di una sola annusata al secondo, contro le sei di un qualsiasi Fido, il cervello di sapiens sapiens è in grado di sopperire a questa manchevolezza per raggiungere il suo obiettivo.

«Le più recenti ricerche di psicologia percettiva e Scienza del cervello hanno svelato che i sensi colgono informazioni sulla realtà che in passato si riteneva fossero a disposizione solo di altre specie animali. Gli esseri umani possono usare l'Udito come i pipistrelli, l'Olfatto come i cani e il Tatto come gli insetti, e lo fanno costantemente». Dobbiamo dunque fidarci dei nostri sensi. A loro dobbiamo una grossa percentuale di ciò che conosciamo, anche se non ne siamo coscienti. La spiccata sensibilità sensoriale di chi è affetto da un Handicap è allo Studio da decenni, ma solo di recente la neuroscienza, con l'Ausilio degli strumenti di neuroimaging, ha messo a fuoco il "perché" di questi poteri apparentemente straordinari. È qui che troviamo il fenomeno della "plasticità neurale", che consiste nella facoltà delle varie aree sensoriali del cervello di cambiare la propria funzione se è presente un deficit di qualche tipo: se ad esempio un soggetto è affetto da cecità cronica, allora il suo cervello visivo "presta" il suo potenziale all'area della tattilità (corteccia somatosensitiva) ed è così che un non vedente dalla nascita, o anche divenuto cieco da poche settimane, finisce col possedere una sensibilità Tattile di gran lunga maggiore rispetto a un vedente, e ciò grazie a questa compensazione sensoriale. «Il cervello può cambiare la propria struttura e organizzazione in base all'esperienza. Il suo livello di neuroplasticità è una sorpresa elettrizzante per una Scienza che a lungo ha dato per scontato che, una volta matura, la struttura del cervello cambiasse poco».

La grande novità, però, consiste nel fatto che anche chi non è affetto da un deficit che compromette uno dei cinque sensi, possiede straordinari poteri percettivi di cui non è consapevole. Il nostro cervello, infatti, se sottoposto a determinate condizioni – per esempio la cecità indotta sperimentalmente con l'Ausilio di una maschera da portare cinque giorni – che determinano un deficit parziale e temporaneo, reagisce immediatamente invocando l'Ausilio delle altre aree sensoriali e potenziando il nostro Tatto o il nostro Udito, o gli altri sensi.

Pensare ai cinque sensi come a strumenti separati l'uno dall'altro è un grave pregiudizio intellettualistico. Rosenblum spiega, e lo fa in uno Stile leggero, chiaro, divertente, come per il nostro cervello la percezione sia sempre multisensoriale. Le storie che racconta sono straordinarie. Si prenda il caso di Brian Brushway, cieco dalla nascita e campione di mountain byke. Per orientarsi Brushway si affida all'ecolocalizzazione. Il ciclista emette con la Bocca forti segnali acustici a intermittenza, prodotti facendo schioccare la Lingua ogni due secondi. Il riflesso prodotto dal Suono che rimbalza sugli oggetti – gli ostacoli sul tragitto – viene percepito dall'Udito infallibile di Brushway, che riesce anche a stabilire la qualità degli oggetti stessi – alberi, radici sul terreno, costruzioni – e addirittura a distinguerne i materiali sulla base della qualità della risonanza emessa. Esattamente come i pipistrelli, che «confrontano le differenze di durata, energia, frequenza tra Suono emesso e Suono di ritorno, e sono così in grado di individuare l'ubicazione e le caratteristiche degli oggetti (falene, alberi, fili del Telefono)».

E che dire di Michael, campione degli Houston heat, squadra di baseball per non vedenti, che si affida all'Udito per dare la battuta? Ascoltando il ticchettio emesso dalla palla mentre si trova in aria, non solo riesce a individuarne la collocazione precisa, ma anche il senso rotatorio, Informazione fondamentale per sapere come rimbalzerà una volta che avrà toccato il suolo.

L'abilità di Michael è di saper "Ascoltare il futuro". Un'abilità in cui tutti noi eccelliamo. Per esempio, quando attraversiamo la strada, spesso distratti o mentre parliamo al cellulare, sebbene ci sembri di affidarci alla sola Vista per l'individuazione di un'Auto che sta per avvicinarsi pericolosamente a noi, in realtà utilizziamo le informazioni uditive che, in questa circostanza, ci sono anche più utili. Quando sentiamo una fonte sonora avvicinarsi, si attivano le aree cerebrali associate al rilevamento del moto, al Riconoscimento dello spazio e alla reazione motoria. L'evoluzione ha messo a punto un sistema cerebrale di "avvicinamento uditivo", che ci avverte in anticipo circa la posizione oggettiva dell'Auto che si approssima, per consentirci di evitarla in tempo. «È come se il sistema di avvertimento dell'avvicinamento uditivo ingannasse le aree del cervello preposte alla reazione in modo che agiscano prima del necessario, assicurando in tal modo la sicurezza».

La percezione olfattiva è strettamente legata a quella visiva. A 54 sommelier francesi è stato somministrato due volte lo stesso vino bianco, ma la seconda volta con l'aggiunta di un colorante rosso inodore e insapore. I professionisti del vino sono caduti nella trappola e hanno creduto di individuare i tipici sentori di mirtillo e pepe del rosso.

Per condurre la sua Ricerca, Rosenblum si è impegnato in prima persona a tutto campo. Ha invitato alcuni amici a cena in un ristorante gestito da ciechi e allestito in un locale completamente buio. L'assenza di luce ha fatto sì che, se da un lato ha potuto Riconoscere al Tatto con maggiore precisione la forma dei cibi, dall'altro l'impossibilità di contemplarne i colori glieli ha resi abbastanza insapori. Anche l'Occhio vuole la sua parte. E anche l'Udito contribuisce al piacere del mangiare: un esperimento premiato con l'IgNobel, è stato eseguito facendo provare a un gruppo di soggetti 60 patatine Pringles identiche tra loro, ma facendo loro Ascoltare il rumore prodotto dalla croccantezza della patata con delle cuffie. Tutti hanno considerato più fresche e gustose le patatine cui era stato associato un rumore più nitido e potente. «Le indagini neurofisiologiche sui primati mostrano che gli stessi gruppi cellulari si attivano sia alla Vista che al gustare un alimento. La Vista attiva l'ipotalamo, un'area che controlla l'appetito e i correlati del mangiare».

Nel Libro viene anche raccontata l'esperienza di John Bramblitt che, divenuto cieco all'età di trent'anni, ha deciso di fare il pittore dopo aver avuto il privilegio di toccare i dipinti originali di Van Gohg e Cézanne. Ora esegue le sue pitture con una vernice cosiddetta "gonfia", che permette di Riconoscere le forme dipinte con le dita, ed è in grado di distinguere anche i colori, testando la densità delle misture dei pigminenti. E che dire di Rick Joy, esperto di un tipo di labiolettura Tattile chiamata Tadoma, che si esegue toccando il viso dell'interlocutore, in modo da Leggere le sue parole, ma anche i suoi sentimenti? Rosenblum, raccontandoci le esperienze di due artisti, Marylin Michaels imitatrice professionista e Dave Thorsen prestigiatore, dedica un omaggio Speciale alla scoperta dei neuroni specchio e al fenomeno dell'empatia. La nostra capacità innata di imitare involontariamente le espressioni del viso degli altri, per predisporli bene verso di noi, è definita ironicamente una forma naturale di "adulazione".

Alla Vista è da sempre attribuita la facoltà di definire la bellezza. La bellezza dei visi, basata sulla simmetricità, ha lo scopo evolutivo di individuare nel partner uno stato di buona Salute genetica. «Da tempo la Ricerca ha mostrato che gli adulti con un bel viso sono più popolari a parità di altre qualità, hanno un maggior numero di relazioni ed esperienze sessuali, hanno più successo sul Lavoro (con salari più alti) e minori probabilità di essere dichiarati colpevoli nei processi penali». Spiace dirlo ma, a quanto pare, la bellezza non è negli occhi di chi guarda.