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Non Vedenti, Braille e Tecnologie di Stampa

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"Un Cieco Che Vede", la tiflologia di oggi a confronto con la normalità di un tempo

Pubblicato il 11/08/2020 07:00 
 

Numerose sono le fake news che circolano da tempo in rete, frequentemente provenienti da improvvisati “specialisti tiflologi” i quali, però, non conoscono né l'etimo del termine “tiflologia” ed ancor meno le peculiarità che tale professionista deve possedere. Sempre più spesso, infatti, opinioni o personalissimi punti di Vista sono spacciati per informazioni reali, continuando in tal modo ad accentuare ulteriormente la disinformazione e i pregiudizi.

Affinché anche i comportamenti più naturali e quotidiani della persona non vedente non siano contrabbandati come speciali o eccezionali, vi invito cordialmente a Leggere alcune tra le tante esperienze di Antonio Greco, persona priva della Vista sin dalla nascita, raccolte nel Libro “UN CIECO CHE VEDE”, edito dall'Editrice Panico. Il volume racconta i momenti più salienti della vita del prof. Antonio Greco che, laureatosi in filosofia, è stato docente di Scienze dell'Educazione nel Liceo socio-psico-pedagogico “A. Moro” di Maglie (Le).

Del volume, almeno per il momento, riporto soltanto la presentazione, rassicurando tutti che quanto è riportato risponde totalmente a verità.

Vi auguro buona Lettura.

“UN CIECO CHE VEDE”

Premessa

Prima di illustrare i tratti essenziali delle mie "memorie" e le ragioni che mi hanno indotto a Scrivere questo Documento, voglio mettere in evidenza che il motivo principale per cui ho cercato di mettere insieme i miei ricordi non è ambizione di gloria. Il mio Documento non vuole essere un "classico" letterario. Non aspiro a premi "Strega" o altro. La precipua aspirazione del mio scritto risiede nella volontà di dimostrare al lettore la vera Immagine del non vedente; dimostrare all'opinione pubblica che il cieco non è colui che ha bisogno di essere accompagnato anche nei luoghi più intimi. Io non sono un cieco eccezionale; quello che ho fatto e che faccio io, lo hanno fatto e lo fanno chi sa quanti altri. Solo che la gente non ci conosce e non ci può valutare, poiché molti ci giudicano come degli incapaci, relegati ad una quasi immobilità, e addirittura, quel che è peggio, qualche volta persone culturalmente qualificate, affermano che la cecità comporta anche complicazioni psichiche. Secondo me, niente di più inesatto. Questo si può verificare in qualche caso, ma non può rappresentare una regola. Perciò ho messo alla prova le mie capacità mnemoniche per raccontare e far conoscere le mete che ho saputo raggiungere mediante il puntiglio, il coraggio, la volontà incrollabile, "volli, sempre volli, fortissimamente volli". Ma le finalità che hanno sempre alimentato la mia forza d'animo sono essenzialmente due: dimostrare ai "normodotati" che noi non siamo da meno e, in certi casi, siamo ancor più "normodotati". Il secondo motivo è prettamente personale: aspirare, da parte mia, a un futuro di dignità e di prestigio. Modestia a parte, mi sembra di aver realizzato entrambe queste finalità e ne sono contento e soddisfatto.

Certo non bisogna trascurare il valore di stimolo e di pungolo che questo Documento può rappresentare per gli stessi non vedenti, i quali oggi si vogliano cimentare sulle stesse strade del prestigio. Può valere come esempio, soprattutto se si tiene conto che vi è un'enorme differenza di difficoltà e ostacoli tra la mia era e l'attuale momento socio-politico. Ora ci sono immense facilitazioni per chi, come me, volesse accingersi alla carriera scolastica. Oggi l'Informatica fa miracoli: autonomamente uno di noi può Leggere i normali libri mediante lo Scanner. Col Computer può correggere il suo scritto, può elaborare un Documento a suo piacimento, può levare, aggiungere, cancellare, spostare e quanto altro senza l'Ausilio di nessuno. Io, invece, ho raccontato le enormi difficoltà, impedimenti, ostacoli che dovetti superare per le medesime esigenze. Ma passiamo al punto successivo.

Il titolo delle mie memorie: "Un cieco che vede". Questo titolo mi è venuto spontaneo, pensando a quando, con la piazza gremita di capannelli di gente, io passavo in bicicletta zigzagando di qua e di là, senza toccare nessuno. Più di uno esclamava:

- Ma sangue te la malota, quiddhu vite! (per la miseria, quello vede!) -

Io vedevo! Ma loro non vedevano i gomiti di mio fratello il quale, seduto sulla canna della bicicletta, mi segnalava gli spostamenti che io eseguivo alla perfezione. E la notte di Natale del 1957, quando, presa un'auto seicento di un amico, con mio fratello seduto accanto al posto di Guida, la condussi da Martano a Castrignano e viceversa, con i passanti che mi osservavano e che si facevano "la croce alla mberza" (al rovescio).

Ancora oggi, a sessantasette anni di età, persone che mi conoscono per la prima volta e mi osservano nei miei movimenti, giurerebbero che io vedo, ingannate dalla disinvoltura e naturalezza del mio comportamento. Proprio alcuni giorni fa, di sera inoltrata, ero a pesca in località "La grotta Monica" a Otranto, con le canne da lancio, in compagnia di due vedenti: Antonio Comi, impiegato postale e il dottor Gaetano Marsella, brillante carriera militare; e ora l'uno, ora l'altro:

- Professore, mi leghi questo amo? -

- Antonio, mi sbrogli il mulinello? -

Al che mi è venuto spontaneo esclamare:

- Certo, che per voi che non vedete, è un guaio pescare in queste condizioni! -

Una risata di compiacimento e di approvazione chiudeva l'aneddoto.

Inoltre, volutamente ho scelto questo titolo per stuzzicare, stimolare, creare curiosità e perplessità nell'eventuale avventore che, per caso, di fronte a un'edicola, si trovi a Leggere il titolo. Forse potrà pensare di aver scoperto un altro falso Invalido e, per curiosità, lo vorrà Leggere. Ma, scherzi a parte, il titolo è significativo: non si vede solo con gli occhi; ci sono tanti modi di vedere. Se vedere significa cogliere sensazioni particolari, una buona parte delle stesse sensazioni si può cogliere mediante altri sensi, ad esempio con l'Udito, il Tatto. Inoltre non si trascuri la Vista dell'Intelligenza che, a mio avviso, è la più importante. Infatti tanti aspetti di una persona possono sfuggire all'Occhio, non all'intelletto. Vi sono alcune sottigliezze che si colgono esclusivamente con l'analisi, con la riflessione, con la Sintesi dell'elaborazione intellettiva e con una squisita e collaudata sensibilità interiore.

Non ho raccontato imprese impossibili; ho detto solamente fatti che possono essere testimoniati da centinaia di persone che mi hanno conosciuto e frequentato. Ad esempio: una volta son salito a riparare l'antenna del mio televisore a undici metri dal suolo, su un traliccio; altri che mi assistevano, dichiaravano apertamente che mai si accingerebbero a tale impresa.

Ma, oltre a questi, lo scritto, secondo me, contiene altri aspetti interessanti dal profilo ambientalistico, antropologico, psicopedagogico, metodologico-didattico e cenni alla Tecnica tiflologica, supporto essenziale del Documento.

Certo può sembrare superfluo Leggere descrizioni di luoghi, gite in bicicletta, l'arredamento della casa; ma non può sfuggire il filo conduttore dello scritto, la vitalità dell'interesse a un continuo superarsi schellinghiano verso sempre mete superiori, fino al coronamento delle proprie aspirazioni: il Benessere, la dignità, la stima e il rispetto da parte del prossimo, la famiglia. Tutto ciò è stato conseguito da un cieco che, per giunta, ha superato la prima classe elementare alla considerevole età di dodici anni suonati, e durante il suo cammino dovette superare enormi difficoltà.

Questo sapevano e potevano fare i ciechi della generazione degli anni venti - cinquanta. Alle soglie del duemila si è operata una rivoluzione nel campo dell'Istruzione: i non vedenti, dalla Scuola materna all'università, possono frequentare la Scuola pubblica con grande disagio per la quasi totalità di essi, perché le strutture non sempre sono idonee; il personale non sempre è preparato adeguatamente, e, quindi, molti non conoscono il metodo Braille e vanno avanti come Dio vuole.

Un altro fenomeno non va trascurato: oggi più facilitazioni ci sono e meno, mi sembra, vogliono Studiare. Cercano le vie più facili per il raggiungimento del Benessere, e difficilmente si cimentano con le gloriose strade dei diplomi di laurea, di pianoforte, di organo, di canto corale, di masso-Fisioterapia ed altro.

Ciò che ho detto nel mio Documento, è appena una minima parte di quello che realmente svolgo tutti i giorni. Bisognerebbe visitare la mia casa per trovare lo Studio del professore, la sala di Musica, la sala di registrazione e, in un angolo del garage, il Laboratorio dove si possono svolgere lavoretti di meccanica, di idraulica, di elettrotecnica, di falegnameria e di "fai da te".

L'opinione pubblica è portata generalmente a spingere agli estremi le valutazioni negative e positive su di noi. Un'azione normale, elementare, semplicissima, può diventare agli occhi del profano espressione di grande abilità. Viaggiando in macchina, ad esempio, mi succede spesso di dire all'autista: Se svolti di qua, abbreviamo il tragitto. Meraviglia delle meraviglie.

- Come fa a sapere dove si trova in quel preciso istante? -

Allora ho pensato di Scrivere anche i fatti molto più complessi, sperando di riscuotere interesse e credibilità.

Antonio Greco