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Non Vedenti, Braille e Tecnologie di Stampa

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Ipovedenti e sintesi vocali: una relazione complessa

Pubblicato il 25/10/2022 08:00 
 

Parte 1

Genitori, insegnanti, educatori, tiflologi, riabilitatori, chiunque ha a che fare con ragazzi e adulti ipovedenti, ha molto probabilmente avuto modo di toccare con mano quanto sia delicata e complessa la loro relazione con gli strumenti che permettono di trasformare in Voce i testi e gli elementi grafici visualizzati su uno Schermo.

Mani e occhi – Siamo nell'era dei dispositivi cosiddetti «smart»: dispositivi piccoli, grandi, tascabili, ma anche elettrodomestici, con cui interagiamo di continuo per impartire loro comandi, o per ottenere da essi delle informazioni. La tipologia di interazione con questi strumenti è ormai molto varia. Inviamo ad essi dei comandi attraverso delle tastiere fisiche o delle tastiere virtuali (sugli schermi touch); diamo loro ordini mediante sistemi di puntamento, come il Mouse, i pennini o delle tavolette grafiche; usiamo come strumento di input direttamente le nostre dita.

Audio e TTS – Non solo. L'Informatica, sebbene sin dai principi della sua diffusione di massa abbia privilegiato un'interazione Uomo-macchina basata principalmente sui canali visivo e cinestesico (occhi e mani), a fianco alle interfacce grafiche abbiamo visto un interessante, e negli ultimi anni crescente, sviluppo di una interazione basata anche sul canale auditivo. Pensiamo agli annunci vocali in stazione o in treno che traducono quanto scritto sui tabelloni, alla Guida Vocale presente sulle macchinette automatiche per le fototessere, alle casse automatiche di alcuni supermercati... Ma potete divertirvi ad allungare la lista. Negli ultimi dieci anni circa, i Software che trasformano i testi in Voce, chiamati TTS (Text To Speech), hanno iniziato ad essere impiegati per risolvere problemi anche in altri contesti. La Dislessia, ad esempio, oppure per permettere la Lettura di un articolo durante la Guida in auto o in moto, abilitare la Lettura di e-mail, notizie, libri, a mani libere mentre si sta facendo qualcos'altro. Tecnicamente i TTS permettono di selezionare un testo, o una parte di esso, e ottenerne la Lettura ad alta Voce per mezzo di una Sintesi Vocale. Li possiamo trovare almeno sotto due vesti diverse. Per Computer o dispositivi mobili sotto forma di Software e app stand-alone, oppure come funzionalità inglobate in Software più complessi o nel sistema operativo stesso. Quest'ultimo è il caso del lettore integrato in ZoomText, il diffusissimo Software dedicato all'ipovisione, o delle opzioni «Leggi selezione» e «Leggi Schermo» su iOS, il sistema operativo di iPod, iPhone e iPad. Relativamente ai TTS ricordo ancora con molto stupore quando alcuni anni fa mi trovavo nello Studio con la persona che stava accordando il mio pianoforte. Io ero alla scrivania a Leggere alcuni messaggi di posta Elettronica in cuffia grazie alla Sintesi Vocale, e lui al pianoforte a fare una revisione tecnica. Accorgendosi di quello che facevo, ad un certo punto interrompe il suo Lavoro ed esclama stupito: «Caspita! Ma tu hai un Software che ti vocalizza i messaggi?». «Sì», rispondo, e glielo mostro. Lo volle comprare anche lui! Mi disse che aveva trovato la soluzione per Leggere i blog che gli interessavano, mentre svolgeva lavori manuali in Laboratorio, o si spostava in macchina tra un servizio di accordatura e l'altro.

Mani e orecchie – Del resto, ormai da circa quarant'anni le persone non vedenti possono contare su strumenti Hardware e Software che permettono loro di interagire con il dispositivo mediante Tastiera o gesti su Schermo touch, e traducono in Voce e suoni ciò che è presente a video. Sono i cosiddetti screen reader (in Italiano lettori di Schermo) e le Sintesi vocali. Questi strumenti, adesso principalmente solo Software, ma che all'inizio della loro Storia erano dotati anche di pezzi Hardware, consentono a chiunque di usare un Computer o un device mobile a Schermo spento, e quindi in special modo alle persone non vedenti o con difficoltà di Vista. In sostanza, spostano l'interazione Uomo-macchina sui canali auditivo e cinestesico (orecchie e mani), permettendo all'utente di esplorare l'interfaccia Grafica attraverso la Tastiera o dei gesti su touch screen, ricevendo in output il feedback sonoro di ciò che si sta esplorando. Ad esempio, il pulsante con l'Icona del floppy disk, che tutti visivamente associamo ormai inconsciamente all'azione di salvataggio di un Lavoro, nell'interazione tramite lettore di Schermo potrà essere raggiunto da Tastiera, manifestarsi all'utente sotto forma di un messaggio Vocale del tipo «pulsante Salva», e quindi sempre da Tastiera essere attivato. Risultato simile anche sugli ormai evoluti Tablet o Smartphone, dove l'elemento dell'interfaccia può essere toccato o raggiunto mediante gesti tattili appositamente programmati (le cosiddette gestures).

Assistenti vocali e Smart Speaker – In tempi ancora più recenti il mercato del grande pubblico sta mostrando di sentirsi positivamente partecipe della relazione tra Voce e sistemi informatici, apprezzando anche la possibilità di comunicare tramite interazione Vocale con PC e dispositivi mobili. Siri per il mondo Apple, Google Assistant per Android, Cortana per Microsoft, per citare solo gli ecosistemi più diffusi tra il grande pubblico, sono funzionalità che ci consentono, mediante il solo uso della Voce, di compiere operazioni sia semplici che complesse, come effettuare una telefonata ad un numero specifico salvato in rubrica, Leggere ad alta Voce gli ultimi messaggi ricevuti, avviare un programma, cercare sul Web un ristorante e chiamarlo, sapere che temperatura ci sarà domani in un'altra città ad un'ora specifica, avviare il navigatore per guidarci verso una destinazione, e molto altro. E ancora, proprio l'anno scorso hanno visto la luce, anche in Italia, due scatoline, Google Home e Amazon Echo che, installate in casa, ci permettono mediante delle richieste espresse a Voce e in Linguaggio naturale come se parlassimo con un altro essere Umano, di ricevere informazioni, effettuare acquisti Online, far partire la nostra playlist preferita, o comandare le luci e gli elettrodomestici di casa.

Vocalizzazione sì o no? – Insomma, la Voce, umana o sintetizzata, sia per l'input che per l'output fa ormai parte a pieno titolo dei canali di comunicazione tra noi e le tecnologie informatiche. Eppure, quando si parla di questi strumenti, nonostante la loro flessibilità e grande varietà di impiego, con i ragazzi e gli adulti con ipovisione, a Scuola e nella vita di tutti i giorni, viene spesso fuori il tema della «non accettazione». Nel momento in cui un genitore, o un Insegnante/educatore, o un tiflologo si accinge a proporre uno screen reader o un TTS come strumento utile al Percorso educativo o riabilitativo della persona con ipovisione, è piuttosto frequente la rilevazione di un certo rifiuto dello strumento. Perché? Perché delle tecnologie così utili a chiunque e ricercate dai più, indipendentemente da eventuali difficoltà di Vista, vengono rifuggite proprio da coloro che in teoria potrebbero trarne un beneficio ampio?

Da tifloinformatico che lavora con i ragazzi e gli insegnanti, ma anche da persona con ipovisione molto grave che usa armonicamente qualsiasi Tecnologia possa migliorare la qualità della mia vita e del mio Lavoro, e tra queste c'è anche il display Braille, mi sono posto a lungo questa domanda. Solo recentemente ho iniziato ad avere le idee un po' più chiare, avendo accumulato adesso più di otto anni di esperienza professionale e avendo seguito qualche centinaio tra ragazzi e adulti con ipovisione e alcune decine di insegnanti ed educatori in tutta Italia. Il problema non è banale è forse scientificamente ancora poco indagato.

Nel tentare di analizzare questo quesito e trovare delle risposte plausibili, mi sono venuti in aiuto quattro Profili di interazione con i device, che ho formulato in questi anni basandomi sulla costante osservazione e sul costante monitoraggio dei processi didattici a fianco alle persone con ipovisione e agli operatori che ho seguito sin ora. Sono dei modelli empirici, non hanno – almeno per il momento – una Dimensione strettamente scientifica, ma si sono rivelati sempre piuttosto validi per il fine che mi sono proposto. Questi quattro profili ritraggono, quindi, semplicemente quattro persone ideali e distinte, con specifiche situazioni visive e specifico approccio alle tecnologie digitali.

I Profili in Sintesi:

  • Profilo 1: «Mi oriento bene negli spazi digitali; riconosco icone grazie a colori e dettagli; uso poco l'ingrandimento, mi è utile solo per vedere meglio qualche dettaglio; leggo a media-breve distanza, meglio se ottimizzo un po' il layout; mi trovo più a mio agio leggendo a Vista; la vocalizzazione non mi è utile, o lo è solo in alcuni casi, a comando».
  • Profilo 2: «Mi oriento abbastanza bene negli spazi digitali; riconosco icone grazie alla loro posizione e a dettagli visibili; l'ingrandimento mi è utile di tanto in tanto per vedere i dettagli; leggo con zoom o personalizzazione del layout; preferisco vocalizzare solo se ne ho bisogno; trovo utile puntare o toccare un Paragrafo per ascoltarlo, ma gestisco il resto a Vista».
  • Profilo 3: «Mi oriento con disinvoltura negli spazi digitali conosciuti; credo di orientarmi anche in quelli nuovi, ma capita spesso di perdermi delle cose/sono consapevole di avere forti difficoltà negli spazi che non ho ancora esplorato; riconosco icone grazie alla loro posizione e dettagli molto visibili; senza zoom al massimo posso distinguere le diverse aree di un'interfaccia Grafica o avere una panoramica di dove si trovano i pulsanti e le icone, oppure il testo; posso vedere i dettagli solo zoomando; leggo con fatica con zoom o grazie alla personalizzazione del layout; mi stanco presto o perdo il filo del discorso. Mi aiuta un impiego adeguato dello screen reader, quando valorizza la mia visione e non la esclude; puntare o toccare un'Icona o un Paragrafo per ascoltarlo mi permette di Leggere molto di più; se uso solo lo screen reader escludendo il canale visivo, mi sento smarrito».
  • Profilo 4: «Mi oriento negli spazi digitali distinguendo solo tra chiari e scuri, pieni e vuoti, oggetti ben contrastati, solo vagamente le forme; riconosco icone solo grazie alla loro posizione, oppure con ingrandimenti notevoli (es. un'Icona occupa quasi l'intero Schermo); senza zoom ho solo sensazioni di visione, di pieni e di vuoti; con livelli notevoli di zoom posso vedere qualche dettaglio, con ingrandimenti notevoli (es. su un monitor da 20» ci faccio stare una o due lettere) posso Leggere caratteri o parole; non riesco a Leggere testi; uso lo screen reader in tutte le sue funzioni, anche se voglio comunque conservare la mia visione per sentirmi più a mio agio«.

Parte 2

Abbiamo visto quanto sia ricco e vario al giorno d'oggi il mondo dell'interazione Vocale tra Uomo e tecnologie informatiche, parlando di screen reader, di Text-To-Speech (TTS) e di smart speaker. Abbiamo osservato poi come, considerando le persone con ipovisione non di rado venga fuori il tema della «non accettazione» di queste tecnologie, e ci siamo chiesti il perché di questo fenomeno. Ci siamo, infine, impegnati nel tentativo di gettare un po' di luce a riguardo, delineando su base empirica quattro profili di interazione tra persona ipovedente e tecnologie informatiche, che ci aiuteranno a entrare meglio nel problema. Li riprendiamo di seguito.

Profilo 1 – Ipovisione lieve: «Mi oriento bene negli spazi digitali; riconosco icone grazie a colori e dettagli; uso poco l'ingrandimento, mi è utile solo per vedere meglio qualche dettaglio; leggo a media-breve distanza, meglio se ottimizzo un po' il layout; mi trovo più a mio agio leggendo a Vista; la vocalizzazione non mi è utile, o lo è solo in alcuni casi, a comando».

Profilo 2 – Ipovisione media: «Mi oriento abbastanza bene negli spazi digitali; riconosco icone grazie alla loro posizione e a dettagli visibili; l'ingrandimento mi è utile di tanto in tanto per vedere i dettagli; leggo con zoom o personalizzazione del layout; preferisco vocalizzare solo se ne ho bisogno; trovo utile puntare o toccare un Paragrafo per ascoltarlo, ma gestisco il resto a Vista».

Profilo 3 – Ipovisione medio-grave: «Mi oriento con disinvoltura negli spazi digitali conosciuti; credo di orientarmi anche in quelli nuovi, ma capita spesso di perdermi delle cose/sono consapevole di avere forti difficoltà negli spazi che non ho ancora esplorato; riconosco icone grazie alla loro posizione e dettagli molto visibili; senza zoom al massimo posso distinguere le diverse aree di un'interfaccia Grafica o avere una panoramica di dove si trovano i pulsanti e le icone, oppure il testo; posso vedere i dettagli solo zoomando; leggo con fatica con zoom o grazie alla personalizzazione del layout; mi stanco presto o perdo il filo del discorso. Mi aiuta un impiego adeguato dello screen reader, quando valorizza la mia visione e non la esclude; puntare o toccare un'Icona o un Paragrafo per ascoltarlo mi permette di Leggere molto di più; se uso solo lo screen reader escludendo il canale visivo, mi sento smarrito».

Profilo 4 – Cecità parziale: «Mi oriento negli spazi digitali distinguendo solo tra chiari e scuri, pieni e vuoti, oggetti ben contrastati, solo vagamente le forme; riconosco icone solo grazie alla loro posizione, oppure con ingrandimenti notevoli (es. un'Icona occupa quasi l'intero Schermo); senza zoom ho solo sensazioni di visione, di pieni e di vuoti; con livelli notevoli di zoom posso vedere qualche dettaglio, con ingrandimenti notevoli (es. su un monitor da 20» ci faccio stare una o due lettere) posso Leggere caratteri o parole; non riesco a Leggere testi; uso lo screen reader in tutte le sue funzioni, anche se voglio comunque conservare la mia visione per sentirmi più a mio agio«.

Orientarsi tra i quattro profili – Quando parliamo di ipovisione, nella pratica, le regole e gli standard non esistono. Ogni persona ha delle caratteristiche visive pressocché uniche, a cui si affiancano le variabili del profilo psicologico, la Formazione, l'Educazione e il contesto socio-culturale, che per natura sono altrettanto uniche. Approcciarci all'ipovisione con dei modelli preconfezionati, quindi, sembrerebbe un evidente errore in partenza che quasi certamente ci indurrà in strade sbagliate. La prima cosa che dobbiamo far nostra, dunque, è una: questi modelli non sono reali. Dobbiamo considerarli come degli estremi ideali di cui possiamo mescolare le singole caratteristiche. Una persona con ipovisione può sicuramente avere esattamente tutte e sole le caratteristiche di un singolo modello, ma la maggioranza degli ipovedenti riuscirà a descrivere più verosimilmente la sua condizione, provando a combinare tra loro le caratteristiche di due o più di essi, ottenendo ulteriori possibilità di Lettura degli scenari di ipovisione verosimili.

Avendo adesso questi quattro modelli ideali come riferimento, forse risulterà più facile provare a capire le cause del rifiuto di cui ho accennato sopra. E soprattutto, provare a gestirlo, possibilmente risolverlo, e successivamente essere nelle condizioni di impostare delle strategie educative e didattiche adeguate e utili alla crescita della persona con ipovisione che abbiamo in carico. Seguiamo questo Percorso attraverso degli esempi di scenario. Sono inventati, ma li ho ricalcati pensando a situazioni reali in cui mi sono imbattuto durante il mio Lavoro.

Giulia, primo scenario – È possibile che Giulia legga bene a media-breve distanza senza bisogno di ingrandimento (modello dell'ipovisione lieve), ma che allo stesso tempo abbia un campo visivo solo centrale e molto ristretto, quindi trovi utile impiegare la vocalizzazione al puntamento del Mouse (modello ipovisione media o modello ipovisione grave), in modo da evitare di doversi sobbarcare la totale Scansione di tutto il Paragrafo. Oppure, altra variante, sempre Giulia, onde evitare la faticosa Scansione oculare di tutta una Pagina Web, potrebbe giovarsi nell'usare i comandi rapidi di uno screen reader per farsi un'idea della struttura della Pagina, per poi proseguire la Lettura delle parti che le interessano appoggiandosi solo alla sua Vista.

Mario, secondo scenario – Mario (con ipovisione molto grave) sta scrivendo una lunga relazione su Word e deve ad un certo punto Formattare una riga come titolo di secondo livello. Se Mario conosce molto bene l'interfaccia del Software e sa esattamente in che zona dello Schermo sta posizionato ciascuno dei pulsanti utili, pur sapendo usare pienamente lo screen reader al pari di uno Studente con cecità parziale, è possibile che preferirà raggiungere il pulsante a lui utile puntandolo col Mouse e ascoltandone l'etichetta vocalizzata, come avrebbe fatto una persona con un'ipovisione media, piuttosto che raggiungere il pulsante cercandolo passo-passo con lo screen reader o attivandolo con una combinazione di tasti di scelta rapida. Attivato il pulsante, poi, Mario proseguirà l'editing del suo Documento quasi completamente mediante il lettore di Schermo (come una persona con cecità parziale o totale), risparmiando le sue energie visive e potendo lavorare più efficacemente e più a lungo.

Emma, terzo scenario – Emma ha un'ipovisione tra il lieve e il medio livello, e per la compagnia assicurativa per cui lavora sta facendo l'analisi di una serie di dati su una griglia in Excel che è composta da 500 righe e 18 colonne. Ad una distanza dal monitor sufficientemente vicina, Emma riesce senza grossi problemi, sia a Leggere i dati nelle celle, sia ad attivare tramite Mouse i pulsanti dell'interfaccia a lei utili, sia a spostarsi all'interno della griglia per individuare le celle su cui intervenire. Il Lavoro non sarà breve, la griglia dovrà essere esplorata in lungo e in largo un numero molto elevato di volte per diverse ore. Seppur Emma possa compiere con le proprie energie visive tutte queste operazioni singolarmente, farlo ripetutamente e per un tempo prolungato come quello lavorativo, la farà stancare molto, la sua efficienza diminuirà, così come il suo Benessere, il suo senso di frustrazione aumenterà, e tutto ciò alla lunga può inficiare negativamente sulla sua rendita lavorativa generale. Per prevenire tutto ciò, la nostra Emma potrà imparare ad usare bene lo screen reader come le persone con una ipovisione molto più grave della sua o con cecità, e sfruttarne le caratteristiche per ottimizzare e canalizzare al meglio le sue energie visive. Ad esempio, potrà esplorare la griglia attraverso i tasti di scelta rapida sulla Tastiera, saltare di punto in punto sfruttando i valori semantici dei dati intercettati dallo screen reader, Leggere il dato della singola Cella grazie al feedback Vocale, ed intervenire quindi adeguatamente sul dato. In tutto questo processo la Vista le sarà di grande aiuto nel monitorare gli spostamenti all'interno del Foglio, ma verrà risparmiata dal ricercare i singoli punti da raggiungere in una griglia così vasta. Un importante accorgimento che le restituirà tanta energia e la renderà più efficiente nel suo Lavoro e, in generale, molto più rilassata, soprattutto a lungo termine.

Tommaso, quarto scenario – Ancora un'altra situazione. Tommaso vede pochissimo. Cinque anni fa riusciva a Leggere con i suoi occhi, anche se a distanza molto ravvicinata, poi man mano la sua Vista è andata via via calando. Adesso si trova in una situazione abbastanza assimilabile al modello di cecità parziale descritto sopra. Deve quindi riaddestrarsi all'utilizzo del Computer e trovare nuove strategie. Tommaso potrebbe tranquillamente usare il PC a Schermo spento e con il solo screen reader, poiché il suo residuo visivo non carpisce informazioni particolarmente significative dall'interfaccia Grafica. Tuttavia, quando egli viene introdotto all'adozione totale del lettore di Schermo, chiede di voler continuare ad avvalersi delle funzionalità di ingrandimento. Ciò può sembrare paradossale, ma non lo è. Parlandoci con calma, l'operatore che si occupa della sua riabilitazione capisce che Tommaso ha bisogno di sentire ancora la «presenza» della sua Vista, non vuole escluderla. Egli, infatti, con un Percorso adeguato, potrà raggiungere il suo equilibrio psicologico e operativo, da una parte apprendendo ad un livello avanzato ad impiegare lo screen reader (esso sarà il suo strumento principale), dall'altra non spegnendo il suo canale visivo e consentendogli di «sbirciare» all'occorrenza sullo Schermo quando lo vorrà; ciò gli permetterà di poter associare a ciò che sente, anche delle immagini, e questo gli sarà di conforto e forse in qualche caso fungerà anche da debole, ma per lui confortante, stampella di Orientamento nello spazio Digitale ormai per lui quasi totalmente sonoro.

Andrea, quinto scenario – Andrea riesce a Leggere discretamente bene con gli occhi, poi scopre che su testi lunghi si stanca e l'Insegnante spesso gli fa notare di non aver colto il senso del tutto. Adottando la Sintesi Vocale Andrea scopre che potrà Leggere testi molto lunghi e trattenerne la maggior parte del contenuto, pur continuando a impiegare lo sguardo per seguire la struttura del testo, controllando l'Ortografia e seguendo il flusso del contenuto per ottimizzare i carichi di Lettura in funzione della quantità di testo totale da Leggere. La Lettura tramite Sintesi Vocale gli permetterà di risparmiare energie per la decifrazione delle singole Sillabe e consentirà all'Occhio di vigilare anche per tempi più lunghi sul layout e sulle quantità di testo.

Per capire meglio il sentimento di rifiuto, di cui abbiamo parlato, ed effettuare dei tentativi di risoluzione, ci è utile approfondire gli esempi illustrati sopra e capire quali strategie sono state messe in atto e, soprattutto, perché. Ci sono sicuramente delle ragioni molto profonde a livello psicologico, come in certi casi la non completa accettazione della situazione visiva. Oppure una incompleta presa di coscienza di tutti gli aspetti ad essa legati, che sono di solito frutto di un'Educazione familiare e di percorsi scolastici non completamente adeguati. L'analisi di tutti questi aspetti nella loro globalità va fatta in maniera oculata dal gruppo di professionisti che seguono la persona nel suo Percorso (insegnanti, tiflologo, educatore, mentore, riabilitatore, ecc.). Dobbiamo tenere ben in conto che nelle strategie tifloinformatiche, però, spesso si nasconde il buon successo di un Percorso educativo o didattico, o il suo fallimento. Delle buone strategie possono far superare alla persona anche dei blocchi notevoli, e quindi esse meritano la nostra attenzione.

Psiche e strategie – Vediamo quindi come Leggere e trarre informazioni utili dagli scenari esposti sopra.

Le persone come Giulia tendenzialmente tendono a non cercare spontaneamente il supporto di una funzionalità Vocale, perché il loro visus gli permette di fatto di Leggere il testo con gli occhi. Se l'operatore propone loro un TTS o uno screen reader come alternativa assoluta per la Lettura di testi, sottintendendo l'esclusione del canale visivo, esse possono non sentire rispettata la natura ancora funzionante della loro parziale visione. Da qui il naturale rifiuto. Un po' come se ad ognuno di noi, dotato di gambe funzionanti, ci obbligassero a camminare con due stampelle. Proponendo a Giulia, invece, l'Ausilio del TTS o dello screen reader come completamento di ciò che già riesce a vedere, il rifiuto potrà essere ridimensionato di molto. Giulia continuerà a vedere dove stanno i paragrafi di un testo, ma una volta individuato il contenuto da Leggere, potrà delegare questo oneroso compito in termini energetici ad una Sintesi Vocale.

Anche per Emma, ad una prima analisi le sue caratteristiche visive non richiederebbero l'integrazione di un lettore di Schermo e, poiché le capacità della sua Vista sembrano bastare a ogni attività, anche nel suo caso, proporle uno screen reader potrebbe essere da lei percepito come un'invasione ingiustificata della sua sfera funzionale. Ma nel caso di Emma, solitamente la situazione tende a essere opposta a quella di Giulia. Sono, cioè, gli operatori che potrebbero ritenere completamente inutile lo screen reader per via dell'efficienza visiva di lei. Errore che, però, non aiuta Emma a spiegarsi la stanchezza, i rallentamenti e il calo di efficienza nello svolgere quel tipo di compito, a lungo termine. Ciò può generare un senso di inadeguatezza a cui Emma non riesce ad associare una causa specifica, che quindi, probabilmente lascerà irrisolto o crescerà. Allargando invece lo sguardo, abbracciando la situazione personale di Emma e i suoi obiettivi lavorativi nello specifico, per le dinamiche viste sopra, un'adozione molto mirata di screen reader e Tastiera fungerebbe da antidoto preventivo ai problemi individuati. Probabilmente di solito a Emma non serve un feedback Vocale, ma nella gestione di una Tabella di dati così imponente potrebbe fare la differenza.

Anche per il caso di Andrea possono valere le osservazioni appena fatte per Giulia ed Emma. Una funzionalità di Text To Speech o un lettore di Schermo potrebbero non aver senso in quanto tali, ma avranno molto probabilmente un importante ruolo nel liberare le energie nascoste di Andrea. Ed egli non potrà che accorgersi di questo, dopo averne fatto adeguata esperienza, in un sufficiente tempo di sperimentazione.

Per il caso di Tommaso, probabilmente, la parola chiave è «confort», nel senso di «agio», ma anche di «conforto». Alcuni psicologi sostengono che affrontare la perdita della Vista sia come affrontare un lutto. E in casi come questi è proprio la parola conforto che, in base alla mia esperienza, deve essere assecondata. Anche in questo caso la persona potrebbe vivere un senso di violazione della propria sfera personale, se non gli viene riconosciuto dall'operatore il Diritto di poter sfruttare quei bagliori residuali, quelle sensazioni di visione, seppur bassissima, appoggiandosi di tanto in tanto ad un ingrandimento, ad un qualche tipo di visualizzazione.

Se per Giulia, Emma e Andrea è il Vocale a fungere da conferma potenziante di quanto vedono, per Tommaso è, invece, il visivo a fungere da conferma potenziante di quanto egli ascolta.

Sicuramente il tema del «confort» è estendibile anche alla situazione di Mario, ma nel suo caso, conservando egli una funzionalità visiva non scarsissima, l'esigenza di compiere delle operazioni usando il canale visivo e il coordinamento oculo-manuale funge da spazio indispensabile in cui sperimentare e tenere in esercizio delle abilità, che probabilmente sono parte importante della sua identità personale. L'attivazione del pulsante per segnare come titolo quella specifica riga di testo potrebbe essere tranquillamente fatta tramite Tastiera e screen reader, però, in questo caso, il fatto di attuarla tramite Mouse contribuisce a tenere viva quella parte importante, visiva, di Mario. Quest'ultimo, secondo me, è proprio uno di quei casi in cui immolare l'appagamento personale sull'altare dell'efficienza, non ripaga.

Le strategie devono porre al centro la persona – Come abbiamo potuto vedere dalla disamina di questi scenari, che, ripeto, sono inventati, ma fortemente calibrati e ispirati da situazioni concrete che incontro settimanalmente nella mia attività di tifloinformatico, l'approccio all'ipovisione non contempla ricette universali. Ogni persona è un caso a sé, che porta caratteristiche visive, psicologiche e di contesto specifiche. Uniche, direi. La relazione con i sistemi di vocalizzazione sollecita queste corde e per questo è molto delicata. L'operatore deve, quindi, innanzitutto prendere piena coscienza di ciò, e successivamente disegnare e proporre assieme al tifloinformatico, strategie e soluzioni adeguate e personalizzate, che l'utente possa sperimentare, toccare con mano, e di cui egli possa anche misurare l'efficacia nel tempo. La partecipazione attiva dell'utente è fondamentale ed è un requisito imprescindibile, perché questi percorsi vanno ad impattare su due variabili cruciali, quali l'autoefficacia e l'autocoscienza. La seconda non risulta sempre ben calibrata tra le persone con ipovisione, e un suo disequilibrio porta all'assenza della prima, che è fondamentale per la sedimentazione nel tempo di strategie sempre più autonome e autoprodotte, e per il miglioramento della percezione di sé. Quando la persona non riconosce, se pure a piccolissimi passi, la bontà dell'intervento, il processo virtuoso di sperimentazione, autopercezione, autoconsapevolezza, e quindi autoefficacia, non parte e ogni proposta rischia di essere vana. Vale la pena, se la persona non è ancora pronta ad abbracciare la strategia proposta, di fermarsi e aspettare che i tempi maturino, evitando forzature tanto inutili, quanto ahimè di frequente adozione. Nella maggior parte di questi casi, la sana virtù della pazienza verrà premiata.

Antonino Cotroneo (tifloinformatico e docente di Musica)