Biografia di Helen Keller. Tesi di laurea in psicologia del prof. Antonio Greco. Seconda parte
Antonio Greco Aggiornato il 19/04/2021 08:00La Biografia di Helen Keller è proprietà intellettuale del professor Antonio Greco, che ne detiene tutti i Diritti. Per ulteriori informazioni vedere i "Copyright DELL'OPERA" in fondo alla Pagina.
L'INFANZIA DI HELEN KELLER
Alla Vista di un inesperto la vita di Helen potrebbe sembrare un Romanzo fondato soltanto sul frutto della fantasia, o addirittura una leggenda. Eppure Helen ci insegna la grandezza dell'Intelligenza e della volontà umana.
Helen, per fortuna, disponeva di tutti i mezzi utili alla Formazione della sua alta Educazione. Le sue condizioni finanziarie le consentivano liberamente di muoversi da un punto all'altro, anche sopportando grandi spese. La figura di Helen Keller ci appare complessa ed interessante sotto molti punti di Vista: sia dal punto fisiologico, sia psicologico, sia filosofico.
Certo non è facile, da parte mia, dare dei giudizi concreti ed obiettivi sulla sua vita. Tuttavia cercherò di esprimere il mio parere, come meglio mi sarà possibile, più per quanto riguarda la cecità che la sordità; in quanto nella completa ombra mi trovo anch'io, quasi, dalla nascita; mentre per quello che concerne la sordità, cercherò di dare dei giudizi per deduzione. Incominciamo ad accostare la nostra.
Helen fin dalla nascita per meglio conoscerla e studiarne il suo temperamento particolare della sua infanzia tanto movimentata e ricca di avvenimenti degni di nota e di Studio.
Possiamo tentare di avvicinarci a lei con immaginazione per immedesimarci, anche brevemente, nello stato di realtà in cui visse la Keller e per darci qualche spiegazione, sia pur relativa, di tutto ciò che a prima Vista potrebbe aver sapore di miracolo, di mistero o di altro.
Addirittura, alcuni, che non abbiano mai conosciuto la Keller neanche mediante i suoi scritti e che sentano parlare per la prima volta della sua grande Intelligenza, della sua forte volontà e sopratutto delle sue grandi conquiste e vittorie sociali, affermano che si tratti di forti esagerazioni o frutto di fantasia. Quelli che, invece, hanno un senso più psicologico e pedagogico dicono di crederci; però, penso, non con quella convinzione che dissipa ogni dubbio.
Tutti i torti non si possono dare a questi scettici. Tali incredulità o incertezze possono andare chiarite mediante una sottile analisi psicologica e pedagogica. Si deve cercare di penetrare nella psiche di Helen per rubarle tutti i segreti mediante i quali riuscì a raggiungere la sua celebrità.
I romani, quando per la prima volta si trovarono di fronte agli elefanti di Pirro, furono sorpresi, atterriti e messi in fuga. Non avevano mai affrontato bestioni così grossi e il caso era del tutto nuovo. Tuttavia quei romani non si dettero per vinti. Immancabilmente si doveva trovare un rimedio. A questo punto interviene l'Intelligenza umana che invita la mente alla Ricerca. I romani capirono che nulla potevano le loro forti aste e il loro impareggiabile valore contro gli elefanti dei tarantini; ma in seguito questi furono messi in fuga coi loro elefanti spaventati dalle fiaccole dei romani lanciate con le frecce.
Il paragone non è tanto felice; tuttavia è chiaro il concetto che le possibilità dell'Uomo non hanno un limite fisso, ma relativo.
Helen a venti mesi diviene cieca e sordomuta. Aveva appena imparato a balbettare qualche parola e inaspettatamente le viene tagliata ogni via di comunicazione col mondo esterno e piomba in un profondo silenzio e nelle più fitte tenebre. Forse non si rendeva neanche conto di vivere, di agire, di conoscere. Era un piccolo essere incapace di attingere dai propri simili; ma agiva soltanto per forza di Natura. Però la sua Intelligenza, col passare del tempo, si manifestava sempre più acuta e pronta. La mancanza degli altri sensi era corrisposta da quelli rimanenti. La bambina, in verità, doveva soffrire molto. La sua Intelligenza la spingeva continuamente ad uscire da quel carcere; ma ella urtava tremendamente contro le sue pareti inaccessibili.
Ella non può più vedere, né sentire; per conseguenza non parla più.
Si rifletta e ci si immedesimi in questa grande disgrazia. Cieca, muta e sorda. Già presi singolarmente questi mali sono molto dannosi e gravi. Immaginiamo ora queste menomazioni tutte sulla stessa persona! Ognuno direbbe: "La vita a tal punto è finita".
"Io, (^) che non vedo e non odo e non parlo, avrei tutte le ragioni per starmene in un cantuccio, con le braccia incrociate, a piangere.
Starei in una tremenda solitudine in preda al terrore e alla disperazione".
La vita, appunto, sembra troncata e inutile a viversi.
Ormai Helen non può più sentire la parola dei familiari, il canto degli uccelli, insomma il sorriso della Natura tutta. Non può più vedere la cara luce del giorno, il chiarore del sole, le belle aurore e gli incantevoli tramonti; non vede più il suolo su cui dirigere i propri passi, una volta incerti per la tenera infanzia, poi non sicuri per la tremenda infermità. E ciò non basta. Helen non parla più. Le è tolta ogni facoltà di espressione linguistica e di affetto mediante la parola.
Situazione davvero imbarazzante questa. L'orribile Cella le si stringe sempre più addosso senza pietà.
Unico mezzo per farsi intendere le resta la mimica, quasi sempre inesatta e male interpretata. Ogni speranza di vita sembra troncata.
Per Helen, invece, non sarà così.
La bambina diverrà la Roma, che, dopo la battaglia di Canne, quando ormai sembrava esausta, perduta e sottomessa, saprà cogliere la gloriosa vittoria di Zama per poi proseguire il cammino trionfale fino a diventare la luce dei popoli e una delle più ardenti fiaccole della Storia.
Ma ora è bene soffermarci ancora per seguire Helen nel processo pre-educativo.
La bambina è meno di un animaletto domestico. Però possiede la sua arma che le darà la luce e la renderà più grande dell'Uomo stesso.
Ella trascorre il suo tempo, dapprima girando nella casa, aggrappata a un lembo della veste materna; poi comincia a spingersi anche fuori, fra i fiori e gli alberi vicini all'abitazione.
Tutto ciò che le capita sotto mano diviene oggetto di osservazione, spesso anche a spese degli oggetti stessi.
La Natura si manifesta, evidente anche in una vita che può sembrare fredda e spenta.
Helen, infatti, non è quanto Belle, la cagna, ma crederà per lungo tempo, che gli animali abbiano le stesse facoltà mentali dell'Uomo. In lei già si risveglia la mente. Nasce, o meglio, si manifesta in lei, come nell'animale l'istinto, il desiderio, anzi la brama di alimentare sempre più la propria conoscenza, anche se ciò avviene piuttosto in una forma implicita.
Non si può dire di Helen che le sue infermità la rendano fin dai primi anni un soggetto passivo, inattivo in azione e pensiero. Anzi in lei si manifesta precoce e spiccato un proprio temperamento che lascia trasparire l'embrione di un non comune Carattere.
La bambina non ha un'indole docile e mansueta. Il suo comportamento è furioso e imperioso. Non dimentichiamo le improvvise burrasche e le tremende collere causate dall'imporsi di un'altra volontà alla sua. Vuole comandare. Deve essere lei la padrona assoluta di casa.
Certo non sarà questo il comportamento che formerà la Helen universitaria. Ma già questo serve ad indicare che la bambina, anche inconsciamente, sentiva di essere un qualcosa, cioè si accorge di avere un'anima; anche se ben presto il concetto di questa sorgente spirituale sarà in lei ben diverso, Io non ho avuto la possibilità di conoscere Helen di persona.
La conosco soltanto mediante alcuni suoi scritti, (1) e tuttavia sono convinto che di quanto lei ci dice intorno alla sua vita, quasi tutto, secondo il mio parere, corrisponde a verità. Più avanti avrò agio di chiarire alcuni miei dubbi su argomenti che per me non sono convincenti. Ma per il momento è meglio parlare di altro.
Per me non vedo nulla di anormale per quanto riguarda il suo processo fisico e mentale. Anzi, direi che non ci sarebbero affatto differenze basilari fra il suo sviluppo e quello di un bambino normale.
La differenza starebbe soltanto in quanto Helen non ha gli organi necessari per Acquisire una rapida conoscenza delle cose, come avviene nei bambini normali; anche se in essa avviene più lentamente. Ella riesce a formarsi una propria conoscenza, se vogliamo, molto ristretta, dovuta soltanto e principalmente al Tatto e relativamente all'odorato.
Non è da escludere che Helen si sviluppasse anche psichicamente, poiché nella Helen già di cinque anni non possiamo identificare il suo modo di pensare di quando aveva due o tre anni.
Ella ora prende parte ai giuochi con la sorellina e coi figli del cuoco; e anche in questi giuochi è palese il suo progresso mentale. I suoi scherzi mostrano un pensiero più concreto e sostanziale. Essi non sono più semplici e insignificanti; bensì hanno nel loro Carattere un frutto di riflessione e un significato complesso ed orientativo.
La bambina non si limita più a giocare soltanto con le bambole. Ella fa scherzi di tutti i generi, lasciando intravedere un pensiero ricco di fantasia e di singolarità.
Quel suo modo di scherzare spesso al nostro pensiero potrebbe sembrare strano o cagionato da una mente non sana. Invece io penso che la bambina già sentiva il bisogno, anche inconsapevolmente, di evadere da quello stato di prigionia e di isolamento completo. E' l'originalità del suo modo di pensare che va scusato, tenendo presente che ella non poteva ricevere la regolare Educazione come tutti gli altri bambini. Quindi il normale le può sembrare strano, mentre l'anormale, normale. D'altronde, tutti i bambini che non ricevano una buona Educazione, sono portati a fare dispetti e scherzi di tutti i gusti. Ma arriverà anche per Helen il "buon senso"; e questo le sarà dato da un'altra persona, fatale per lei.
L'AVVENTO DI MISS SULLIVAN
Helen fino al giorno dell'arrivo di miss Sullivan a casa sua, aveva vissuto una vita morta, priva di ogni cognizione del mondo esteriore ed interiore. Era vissuta come un animaletto, nell'incoscienza di tutto ciò che la circondava, poiché la sua minorazione Fisica le escludeva ogni comunicazione col mondo esterno. Non udiva per apprendere; non vedeva per imitare. Ma allora il cuore di miss Sullivan come giunse a lei? Mediante il Tatto, il senso più efficiente che le rimaneva per poter supplire in gran parte alla mancanza degli altri due.
Per buona fortuna loro e soprattutto di Helen, i suoi genitori ben presto intuirono che bisognava fare qualcosa per la bambina.
Perdute le speranze di guarire Helen, e consigliatisi con un oculista, decidono di prendere in casa una istitutrice a cui affidare l'Educazione della bambina.
Essi però hanno scarse speranze sul successo di Helen, e non immaginano neanche lontanamente il risultato che sarà raggiunto dalla loro figliuola.
Anche miss Sullivan, l'istitutrice, al primo incontro con Helen sull'uscio di casa, prova una cattiva impressione della bambina. Intuisce subito che arduo sarà il suo compito; ma lo abbraccia con passione e con risolutezza.
Per fortuna miss Sullivan aveva un intuito psicologico che precorreva il cammino del diffondersi della pedagogia moderna.
Tuttavia ella stessa, che si è assunto questo difficile compito, senza certezza di successo o di risultato, è lontana dall'immaginare quel risultato raggiunto da Helen che si attirerà l'attenzione di quasi tutto il mondo, sia per merito suo e sia per merito di miss Sullivan.
Qui non si può dire di chi sia il merito maggiore, perché si andrebbe a finire in un circolo vizioso, senza alcuna via di uscita. Si deve concludere che il merito è pari in ambedue, poiché se l'una ci mise l'argilla, l'altra infuse l'anima.
L'una è il completamento dell'altra.
Miss Suliivan fu l'anima di Helen; fu il "demiurgo" della bambina "perduta nel buio, incerta, coi sensi avvolti in una bruma inerte". A lei si deve Riconoscere la grande assiduità, la costanza, la volontà, la pazienza e l'originalità del suo Metodo pedagogico.
A miss Keller, invece, si conceda il Riconoscimento di. una forte e ferma volontà; un'Intelligenza non comune e un intuito singolare.
Miss Sullivan, fatto il primo ingresso nella casa Keller, si mette subito all'opera; non ha nemmeno il tempo di riposare.
Altri direbbero: "Abbraccia subito la sua missione".
Ma lei dice che non andò in casa Keller per compiere una missione, ma unicamente per guadagnarsi il suo pane.
Il suo primo scopo è quello di Insegnare alla bambina l'alfabeto manuale, usato allora per i sordomuti ciechi.
La bambina non immagina affatto l'importanza e la vitalita che quei segni le porteranno. Crede che quel meccanismo non sia altro che un insieme di giochi, e presta la sua attenzione, curiosa e avida di apprendere.
In pochi mesi fa grandi passi. Impara ad imitare a perfezione i segni che indicano diversi oggetti.
Ma il suo temperamento di piccola selvaggia non si muta ancora e miss Sullivan spesso è impegnata in dure lotte che, qualche volta, la fanno scoraggiare e piangere amaramente.
Però quella buona miss Sullivan sa trovare la medicina adatta, e decide di allontanare Helen dalla casa paterna per qualche tempo. Ma la famiglia Keller era molto affezionata alla bambina; e, nonostante le sue continue birichinate, le volevano molto bene. Anzi era proprio questo passar sopra che rovinava ancora di più Helen.
Qui la bambina ben presto diviene docile e si abitua ad obbedire.
La bambina furiosa e selvaggia muta veste. Già al secondo giorno di esilio la si vede sull'uscio di casa col pensiero proteso lontano: alla mamma che tanto ama.
Miss Sullivan comincia ad essere soddisfatta della sua opera. Ma la bambina sente sempre più la nostalgia della casa paterna. Tuttavia in lei non ci sono più burrasche, collere, prepotenze. Segue i suggerimenti della maestra come una brava scolaretta.
Quell'allontanamento dai propri familiari influisce molto sulla psiche della bambina, le rimembranze, i ricordi, la nostalgia, raffinano il suo animo.
Io penso che nelle sofferenze si impara a riflettere meglio. Il dolore è connesso al pensiero e alla riflessione. Ai mali peggiori si preferiscono sempre quelli minori.
Helen risente il bene perduto: l'amore dei suoi cari, le premure della mamma che da parecchi giorni non abbraccia. E forse intuisce di averlo perduto per la sua prepotenza. Sente la privazione di un affetto che per lei è indispensabile. E, siccome l'animo Umano non può vivere senza l'amore, ecco che Helen sente il bisogno di trovare un altro affetto, ed è costretta a cercarlo nella sua maestra, nella quale comincia a Riconoscere tanta bontà.
Quindi, come è chiaro, la psiche di Helen non è per nulla differente da quella di tutti gli altri bambini normali. Infatti ogni essere Umano sente l'esigenza di comunicare coi propri simili e di esprimere il suo affetto alle persone più vicine.
Helen è diventata una bambina educata, amabile e corretta. Ha imparato ad usare forchetta e cucchiaio, ed ha imparato a stare più attenta all'insegnamento della sua maestra. Ormai il periodo di crisi e di non intesa fra maestra ed allieva pare superato.
Tutt'e due si avviano per la loro strada.
Ma la bambina, dopo un certo tempo, comincia a diventare palliduccia, e si decide di ritornare nella casa paterna.
Io, per me, non trovo nulla di anormale, fin qui, da osservare. Trovo, invece, degno di ammirazione l'assiduità, la volontà e la costanza di miss Sullivan e dall'altro lato la viva Intelligenza, il grande interesse ed amore di Helen nell'apprendere. Ella si sente rinascere e, piena di fiducia, si lancia con ardore per la via intrapresa, intrepida, impassibile, irremovibile nelle sue decisioni, con altri sentimenti e altra coscienza di sè e del piccolo mondo che la circonda.
Tutto avviene con procedimenti normalissimi, grazie al vivo senso di intuito posseduto da Helen.
Quindi niente pietosa meraviglia del prossimo, poiché è, senza dubbio, infondata e priva di ogni giustificazione.
Ci sarebbe da meravigliarsi soltanto di individui che compiono atti sovrumani, ma non di esseri che sanno sfruttare le proprie risorse naturali, spendendole per la via del progresso e del bene.
Bisogna ammirare la nostra Helen con soddisfazione e con convinzione di trovarsi di fronte a grandi imtelligenze.
Le minorazioni fisiche, senza dubbio, danneggiano lo sviluppo mentale; però non da escluderlo definitivamente.
Esso viene soltanto ritardato, dato che la conoscenza delle cose non può venire immediata, ma in molti punti, mediata.
Già per i solo ciechi, avviati alla via dell'Istruzione, le difficoltà sono innumerevoli. Infatti un cieco per poter Studiare deve lavorare molto più di un normale, dato che gli mancano i mezzi necessari e adatti alle sue esigenze tecniche. Il più delle volte bisogna che egli si copi prima tutta l'opera da Studiare e poi se la studi; mentre un normale trova i libri belli e scritti e già risparmia il Lavoro di copiarla.
Altra difficoltà assai grande è quella della mancanza dei testi scolastici scritti in Braille; il loro numero è molto ristretto, di modo che, specialmente all'università, bisogna farsi Leggere e rileggere per studiarsi il programma da presentare agli esami. E questo impedimento, almeno per me, è molto dannoso, poiché la diretta persona si distrae molto più facilmente ascoltando che leggendo. Questo avviene specialmente quando si ascoltano libri di Studio, poiché quasi tutti prendiamo con una certa pesantezza predisposta ciò che riguarda preparazione per esami. Magari apprenderemmo molto più presto e con meno fatica le stesse nozioni, purché in partenza sapessimo di doverle Studiare facoltativamente e non per preparazione di esami.
Quindi già per i solo ciechi è richiesta una maggiore applicazione, una più salda volontà e una più ferma attenzione.
Per i ciechi sordomuti le difficoltà sono ancora più innumerevoli e aspre, poiché i sensi adibiti alla percezione si riducono unicamente al Tatto. E' vero, come vedremo più avanti, che questo si raffina e si perfeziona nella sensibilità, ma tuttavia rendono più quattro cilindri di un Motore che uno soltanto.
Il cieco sordomuto che abbia la possibilità di istruirsi, ha a sua disposizione la Lettura Braille e l'alfabeto manuale, unici mezzi che lo mettono in comunicazione col suo prossimo e con la società.
Tenendo presenti le ristrette possibilità, sono mezzi assai efficaci; tuttavia molto poco rapidi nei confronti del Linguaggio. E' un procedere di conversazione molto lento, per cui, mentre miss Sullivan scrive sulla mano di Helen "dolli" (bambola), a un udente si ha la possibilità di dirgli cinque o sei parole nello stesso tempo.
Ecco perché bisogna ammirare maggiormente miss Keller.
Infatti, se vogliamo, ella non è uno dei più grandi geni; ma, tenute presenti le sue infermità fisiche e le enormi difficoltà incontrate nell'Istruzione, va considerata fra i più grandi geni della Storia.
Helen, infatti, riuscirà ad afferrare mete che sembreranno impossibili ed irraggiungibili.
Ma il fatto che meraviglia un po' anche me stesso non è la sua laurea, né la sua larga Cultura.
Fino a quando miss Sullivan non le scrive sulla palma della mano, mentre le mette l'altra sotto l'acqua, la parola "water" (acqua), Helen pensa che per quei segni si tratti di giochi. Però quando miss Sullivan le scrive "water", Helen si accascia in terra come se in lei stesse avvenendo qualcosa di nuovo, di diverso, di strano.
La bambina attesta di aver capito in quell'istante il meccanismo dell'alfabeto e la grande importanza di quei misteriosi segni che fino a quel giorno miss Sullivan si era divertita di riprodurle sulla mano.
Da quel momento in Helen la brama di apprendere diventa sempre più acuta e pungente.
Vuole imparare nomi e nomi. Vuole sapere come si chiama tutto ciò che le viene a capitare sotto le proprie mani.
Si potrebbe dire che da quel momento incominci una seconda vita.
Questo è il punto oscuro per me. Non riesco a spiegarmi come Helen, che non può parlare, o meglio non sa parlare, non ode e non vede, abbia fatto a capire ad un tratto, così improvvisamente, in un solo momento, come per ispirazione, il meccanismo dell'alfabeto manuale e le sue giuste funzioni.
E' vero che Helen, prima di essere colpita dal male, già conosceva alcune parole fra cui "water" e che dopo la disgrazia stessa si provava a ripetere, facendo uscire dalla sua Bocca un "wa", in seguito scomparso anche quello, che la bambina in quel momento della fonte si ricordi di conoscere quella parola; tuttavia mi è oscuro ancora. Devo confessare che sono costretto ad ammettere in lei un intuito particolare.
Eppure non possiamo dubitare che si tratti di manifestazioni letterarie, perché subito dopo viene dimostrata la verità tangibile. Helen impara a Leggere e a Scrivere in Braille. Questa è una prova evidente della veridicità precedente. Altrimenti non avrebbe mai potuto imparare la Scrittura. Il fatto di capire che quei segni erano un alfabeto era per lei il punto di partenza, la linea fondamentale e indispensabile per il via.
Una volta superata questa enorme difficoltà, tutto potrà procedere nel migliore dei modi per quanto riguarda l'Istruzione; anche perché ormai non si può più considerare Helen stretta dalle orrende mura della sua Cella.
Ormai comincia a riacquistare la sua libertà. Comincia a vedere un raggio di sole nella via del futuro.
Ella ora non è più completamente isolata dai suoi simili. Incomincia a vedere con gli occhi degli altri e a sentire con le orecchie degli altri.
Da qui comincia il vero e proprio periodo di Studio.
Helen abbraccia la sua carriera con molta passione ed entusiasmo. Studia quasi sempre privatamente. Salvo piccoli intoppi, tutto procede bene. Helen sembra una creatura più che felice del suo stato. Miss Sullivan le è sempre al fianco e, salvo brevi periodi, non l'abbandona mai.
Affronta le scuole pubbliche solo negli anni di Studio che le dovranno concedere l'accesso all'università.
Ma durante questi anni Helen incontra difficoltà più grandi; però quasi tutte di Carattere Tecnico e pratico. La sua mente si presenta sempre fresca e la sua volontà sempre inattaccabile.
E' chiaro ormai che i mezzi di cui può disporre la nostra scolara sono insufficienti e spesso inadatti, come per lo Studio della Matematica. Ecco perché Helen non può seguire con la stessa rapidità delle compagne vedenti i corsi di Studio. Ella si sacrifica molto più delle colleghe. Infatti studia accanitamente per lunghe e lunghe ore, per poter apprendere ciò che le sue compagne apprendono in più breve tempo. Helen, però, se ne avvantaggia sulla volontà e sulle mancate distrazioni, nelle ore di Studio.
Ella non ha la possibilità di avere tutti i libri dei corsi scolastici trascritti in Braill; e, spesso, deve farseli trascrivere; oppure si deve accontentare di farsi Scrivere sulla mano dalla buona e provvidenziale miss Sullivan.
Altro fattore molto dannoso, il non poter seguire direttamente le lezioni dei professori nell'aula.
Anche qui la paziente miss Sullivan cerca al miglior modo di far seguire la lezione anche da Helen, riassumendole, come è possibile, la lezione.
Ognuno può immaginare a questo punto quanta forza di volontà, quanto coraggio e quanta pazienza sia necessaria.
Io conosco persone che rinunciano ai loro propositi ad ogni minima difficoltà che incontrano. Che cosa farebbero allora se si dovessero trovare nelle condizioni della nostra Helen?
Il Carattere e il comportamento di Helen vanno studiati a parte con molta cautela e prudenza. Ora ci tengo a concludere che, nonostante le innumerevoli e talvolta enormi difficoltà, miss Keller riesce a portare a compimento i suoi studi brillantemente, col conseguimento di un titolo accademico coronato dalla lode.
A mio avviso non ci sarebbe da meravigliarsi di nulla per quanto riguarda il corso dei suoi studi, poiché, una volta superata la difficoltà di accedere nella sua mente liberamente, e dopo averle insegnato l'alfabeto Braille, ogni stranezza scompare; si dissipa ogni meraviglia pietosa e tutto si presenta allo stato di normalità.
Se vogliamo, ugual fenomeno si manifesta nei bambini normali; solo che per questi ultimi è molto più facile fare il primo ingresso nella loro mente e nel loro pensiero; mentre per Helen si è dovuto trovare un Metodo Speciale, grazie al buon intuito di miss Sullivan.
I bambini normali, avendo superata la prima classe elementare, non incontrano più difficoltà di una certa entità, né di Carattere Tecnico, né pratico, sempre che siano normali anche psichicamente, poiché gradualmente e lentamente salgono la scala dello scibile, fino al punto da diventare, chi abbia le qualità migliori, grandi personalità sentite in quasi tutto il mondo.
Quindi, come in qualsiasi grande Uomo, così anche in Helen Keller ammiriamo la sua ferrea volontà e la sua personalità decisa e ferma di fronte alle muraglie del suo cammino.
1. il Tatto
Il Tatto è uno dei sensi più importanti per le sue indispensabili funzioni biologiche e fisiologiche nella vita sensitiva. La sua funzione e la sua indispensabilità sono più manifeste, quando in un individuo vengano a mancare altri sensi, come la Vista e l'Udito.
La sensibilità Tattile risiede in tutta la superficie della Pelle; ma è più acuta sopratutto sulle labbra, sulla punta della lingua e sulla punta delle dita.
Per distinguere e classificare le qualità di oggetti diversi il Tatto è soggetto a movimenti vibratori.
"Quando ( ^ ) ha luogo un movimento relativo dell'organo Tattile e di un oggetto con superficie irregolare, si producono vibrazioni. La sensibilità Tattile vibratoria permette di conoscere la qualità della superficie dei corpi e, per conseguenza, di identificarli (carta, legno, metallo, corpi grassi, polverosi ecc.).
Si riesce facilmente a classificare, (senza il soccorso della Vista, né dell'Udito) seguendo la finezza della loro grana, la qualità di carta. Palpando con le dita (si giunge a questo medesimo risultato se la mano rimane immobile al contatto di carte fissate su un disco rotante)”.
Il senso vibratorio permette di distinguere differenze di livello di mm. 0,001, ma senza alcuna nozione né della forma, né del numero degli sbalzi; la percezione dei gradi di ruvido e di liscio è dunque assai primitiva; essa è possibile senza Educazione e con una notevole finezza in tutte le parti del corpo (sopratutto in quelle dure che sono buone conduttrici di vibrazioni). Al contrario è necessaria tutta un'Educazione per arrivare a distinguere, dalla forma e dal numero, i punti in Rilievo dell'alfabeto dei ciechi (da 0,5 mm. a 1 mm. di altezza separati da intervalli di parecchi millimetri); si tratta in questo caso della percezione dello spazio (Katz). Noi percepiamo anche le vibrazioni di origine esterna comunicate al nostro corpo dal contatto dei corpi solidi vibranti (sensazione di trepidazione)".
Il Tatto, educato, acquista un notevole sviluppo e spesso dà risultati anche imprevisti. Io sono capace di smontare un pistone da un Motore e di rimontarlo, dopo avergli sostituito le fasce elastiche, nello stesso tempo impiegato da un meccanico veggente, e forse qualche volta, anche prima.
L'esercizio fa nascere l'abitudine, l'abitudine l'Educazione del Tatto, o di qualsiasi altro senso.
Per l'Educazione del Tatto è necessaria una serie di preparazioni e condizioni intrinseche che regolano gli stimoli tattili locali.
Infatti i ciechi e i ciechi sordomuti hanno il Tatto più sviluppato, specialmente sulla punta delle dita, dove l'esercizio ha perfezionato soprattutto il senso di localizzazion. La punta della lingua e le labbra sono più sensibili dei polpastrelli delle dita; tuttavia esse non sanno localizzare con quella minutezza e precisione che si manifesta sulle dita.
Per le sensazioni tattili i ciechi educati sono molto più precisi dei veggenti nei giudizi. Io so distinguere se una ruota, dai 10 ai 20 cm. di diametro, sia perfettamente circolare o difetti in regioni della sua circonferenza.
Ho constatato, invece, che molti veggenti non fanno così minuziose osservazioni.
Il Tatto è indispensabile per la vitalità dei ciechi e per i ciechi sordomuti.
Basti osservare la vita sensitiva di Helen Keller in cui la concentrazione dei sensi avviene quasi esclusivamente nell'organo Tattile, unico senso importante rimastole.
Questo senso le permette di ricevere, non solo le sensazioni tattili, ma anche quelle acustiche che vengono percepite solo come vibrazioni tattili. L'abitudine ha educato tutto il corpo di Helen nella percezione Tattile-vibratoria.
Io mi rendo conto di questo sviluppo Tattile, poiché ho notato che le vibrazioni sonore, quando siano abbastanza evidenti, vengono percepite anche da me sotto forma di vibrazioni tattili. Cito qualche esempio: trovandomi nella corriera ai posti anteriori, oltre al rumore, avverto pure le vibrazioni dell'aria prodotte dal chiudere dello sportello posteriore. Quando assisto ai fuochi d'artificio, oltre al rumore il mio corpo riceve come una stretta, molto più sensibile alle tempie e in tutto il torace anteriore.
In Helen la mancanza dell'Udito rende ancor più acuto il Tatto.
2. L'Udito
L'Udito è importante per le percezioni delle vibrazioni prodotte dai corpi sonori.
Le vibrazioni sonore possono essere percepite dall'Uomo sia come suoni dall'Udito, sia come tremolii dal Tatto.
Nella funzione biologica l'audizione informa il soggetto sulla produzione "di cambiamenti fisici ai quali deve adattarsi: spostamenti degli oggetti, presenza di altri individui viventi mobili; essa ne indica ugualmente la Natura, la direzione, la distanza".
Alcuni esseri viventi si servono dell'audizione per l'identificazione della specie e del Sesso, mediante grida di richiamo più o meno differenziate. Nell'Uomo l'audizione ha dato origine al Linguaggio che è d'importanza capitale. Infatti l'Uomo, che da piccolo ha perduto l'Udito, il sordomuto, è rimasto lungamente più menomato del cieco dal punto di Vista intellettuale.
(Guillaume).
Se il cieco viene istruito ed educato da piccolo, come dice il Romagnoli, i suoi sensi avranno modo di svilupparsi e acquisteranno una maggiore acutezza rispetto agli Uomini normali. Se, invece, il cieco viene abbandonato a se stesso facilmente questa può essere anche inferiore.
"Questi compensi fisici, tuttavia, in virtù, appunto, dell'esercizio e richiedendo una rara predisposizione naturale, non rappresentano generalmente alcuna risorsa per gli educatori".
Con la mancanza dell'Udito Helen perde anche la parola, come logica conseguenza; in quanto, non potendo ella udire le parole degli altri, non solo non ne impara nuove, ma dimentica anche quelle poche apprese prima della disgrazia. Eppure ella ci parla della bellezza delle cascate del Niagara e afferma di aver tenuto conferenze anche in lingua estera. Dice di avvertire l'avvicinarsi di una persona o il passare di un treno, o l'avvicinarsi della bufera o di altro.
I rimanenti sensi si sono maggiormente sviluppati in lei per cercare di supplire quelli mancanti.
Helen aggiunge inoltre che, toccando un pianoforte o un organo, quando vengono suonati, riesce a distinguere il titolo dell'esecuzione.
"Una volta ( ~ ) mi irritavo e mi dibattevo contro il muro che mi rinchiudeva; ora esulto nella coscienza di poter pensare, agire, avvicinarmi al cielo. La mia vita era senza passato e senza avvenire. La morte, direbbe il pessimista, una fine da augurarsi ardentemente. Ma una piccola parola cadde dalle dita di un'altra nella mia mano che stringeva il nulla. Il mio cuore esultò nell'estasi di sentirsi vivere".
Ella non parla di mente, di pensiero, di cuore; parla "di mano". Io sono convinto che per la Keller la mano è il tutto. Tuttavia non mi convince che ella riesca a distinguere i titoli dei brani musicali toccando lo strumento su cui viene eseguito. Anche alcuni, nelle mie stesse condizioni, sono dello stesso avviso e dicono che si potrebbe trattare di un arricchimento della sua manifestazione letteraria.
Tuttavia io, pensandoci, sono riuscito a darmi una spiegazione mediante il seguente procedimento: come noi, ascoltando di frequente la melodia di un Brano musicale, ci fissiamo nell'Orecchio la sua linea melodica, cioè il susseguirsi di note lunghe, brevi, medie, molto brevi, assai lunghe, acute, più acute, medie gravi, più gravi ecc., e ormai quel loro susseguirsi sempre identico, ogni volta che viene eseguito lo stesso Brano, incide nel nostro senso la sua impressione registrata a sua volta dalla memoria, così Helen con Metodo simile e con uguale procedimento, sebbene con fattori diversi potrebbe fissare nella sua memoria i segni particolari, che caratterizzano un Brano, differenti dai segni che caratterizzano un altro Brano.
Lo sforzo mentale è sempre il medesimo. Sono le vie da battere, invece, che cambiano, sebbene sfocino tutte nello stesso "foro". Quale sarà allora la differenza fra il nostro procedimento di impressioni e quello di Helen? Fatte queste premesse, la conclusione viene da sè.
Le vibrazioni delle onde sonore vengono percepite attraverso la cassa dello strumento in forma di vibrazioni tattili, corrispondenti in proporzione alle vibrazioni acustiche. Quindi Helen nel sentire con la mano il susseguirsi delle vibrazioni anche esse brevi, lunghe, medie, interrotte, continuate, più forti, più tenui ecc., è logico che, fatta l'abitudine di sentire con la mano più volte il medesimo ordine di vibrazioni e sapendo il titolo di quella esecuzione musicale, debba Riconoscere il Brano ogni qualvolta che questo venga eseguito.
Ma anche ammettendo che lei riesca a distinguere le esecuzioni musicali l'una dall'altra, resta, tuttavia, chiaro che le vibrazioni tattili le permetterebbero di distinguere un Brano da un altro; ma si deve escludere nettamente ogni Gusto artistico, ogni sensazione di bello, di dolce, di soave, di maestoso, di grande esistente nella musica. La potenza del bello, la bellezza artistica, tutta l'anima infusa dall'Artista in quella composizione rimane estranea al Gusto estetico di Helen. "Cercherei invano la luce che non giunge ai miei occhi e la musica che non risuona al mio Orecchio”.
La musica ha bisogno esclusivamente dell'Udito per poter penetrare nell'anima e farle sentire quella bellezza che parla all'umanità tutta, con unico Linguaggio, senza far distinzioni di razze; essa parla persino agli animali.
Altro argomento soggetto a discussione è l'Orientamento.
Noi sappiamo che per i ciechi assoluti l'organo molto valido per l'Orientamento è l'Udito. Noi ciechi, se ci muoviamo con una certa disinvoltura, se non ci disorientiamo in casa, in istrada o in altri luoghi, lo dobbiamo alle virtù dell'Udito con cui percepiamo suoni e rumori, anche lievissimi; questi ci permettono di mantenere l'Orientamento. Se viceversa al nostro Udito non giungesse alcuna audizione, per noi ciechi sarebbe impossibile muoverci con una certa sicurezza. Infatti noi, per mantenere un più preciso Orientamento, quando ci troviamo in profondo silenzio, scandiamo il battere dei nostri passi più del normale e fischettiamo una melodia, anche improvvisata, per produrre risonanze che ci permettano di avvertire gli ostacoli, di cui parlerò più innanzi.
"L'acutezza ( 1 ) dell'Udito si aguzza con l'esercizio e con l'attenzione; il campo uditivo si estende oltre misura per la enorme mobilità di padiglione e del capo, perfezionando così la localizzazione dei suoni e compiendo la funzione dell'Orientamento in sostituzione della Vista".
L'audizione non solo mi permette di Riconoscere la specie, ma, trattandosi di specie umana, anche il Sesso; ma io, come tanti altri miei compagni d'ombra, andiamo ancora più in là. Si riesce ad individuare l'altezza di una persona, l'età e, relativamente, anche i lineamenti del volto, dal modo di parlare di quella persona. Certo, questi nostri giudizi non possono essere assoluti, ma relativi; però il più delle volte si avvicinano alla realtà.
3. L'odorato
L'odore si sprigiona dai corpi senza diminuirli di peso, e le sue "emanazioni estremamente tenui" vengono trasportate dal vento e dall'acqua fino al contatto con la mucosa nasale.
"Le condizioni fisiche esatte” sono ancora sconosciute, poiché non si è riusciti ancora a far corrispondere le classificazioni degli odori con le funzioni chimiche già note. Negli uccelli l'odorato è "quasi nullo”; mentre nei mammiferi è molto sviluppato. Nell'Uomo non è tanto sviluppato; però la sua finezza è particolarmente evidente in alcuni odori di sostanze che diluite ad una concentrazione debolissima, da non essere avvertita nemmeno da processi d'analisi chimica, sono invece, avvertiti dall'odorato.
In alcuni animali, invece, l'odorato è molto più sviluppato, Ad esempio, il cane riesce a distinguere anche gli odori individuali, tanto da essere capace di seguire una pista che poco prima sia stata tenuta dal corpo cercato, poiché l'oggetto odorante, toccando la pista, ha lasciato il suo odore (Guillaume) .
Secondo il mio parere si potrebbe pronunziare questa legge dell'odorato: LA DIREZIONE, L'INTENSITÀ' E LA Natura DELL'ODORE SONO INVERSAMENTE PROPORZIONATE ALLA DISTANZA DEL SOGGETTO COL CORPO ODORANTE .
Infatti io ho potuto notare che più vicini si è al corpo odorante e più acuto è il suo odore; più facile è individuare la sua localizzazione e la sua Natura. In quanto alla sua Natura, questa si può individuare a una distanza maggiore a quella necessaria per individuare la direzione.
L' importanza dell'odorato è molto nota ai ciechi sordomuti. Anche per noi ciechi ha la sua importanza vitale. Infatti mi diceva un mio amico che un tessitore cieco sapeva distinguere la qualità di molte stoffe e dire i loro colori dal loro odore. Diceva che ogni tinta ha un odore caratteristico, individuabile. Io non mi sono mai sottoposto a questi esperimenti; quiindi non saprei dire fino a che punto ciò corrisponda a verità. Certo è che l'odorato viene molto più sfruttato dai ciechi e ciechi sordomuti che da coloro che sono forniti di tutti i sensi.
La Keller dice che, remando in barchetta, riesce a ritrovare il luogo dell'approdo guidata dall 'odore.
Il Dufeau e l'Alessi e altri, che hanno conosciuto ciechi sordomuti, fanno narrazioni consimili.
Helen coglie fiori nel suo Giardino, e si spinge fino ai viali più remoti, guidata dal loro odore.
L'Ansai ci scrive: "I piaceri dell'odorato sono ai ciechi graditi come ai veggenti i fuochi d'artificio".
In mare, per uno che non vede e non ode, è molto difficile mantenere l'Orientamento.
Io, nel mare, se mi allontano dalla spiaggia in modo da non poter percepire più le audizioni provenienti da essa, non riesco ad orientarmi. Analoghe dichiarazioni mi sono state fatte da molti ciechi interrogati a proposito. Possiamo tenere un Orientamento, ma molto relativo, aiutati dalla sensibilità termica con riferimento al sole e al vento.
Quindi devo concludere che l'odorato di Helen sarà molto più sviluppato del nostro, dato il maggiore uso ed esercizio. Infatti ella ci dice che sapeva orientarsi guidata dall'Olfatto.
4. SENSI A DISTANZA
Per quanto concerne i sensi a distanza, specialmente per il senso degli ostacoli nei ciechi, credo opportuno riportare un passo del Guillaume ( ^ ) che tratta molto bene quest'argomento: "Molti ciechi possono percepire, senza contatto, in modo sommario, l'esistenza e le dimensioni dei corpi solidi ai quali si avvicinano e i limiti degli spazi chiusi in cui si trovano. Gli esperimenti provano che questa percezione è connessa sia allo stimolo Tattile della Pelle dovuto alle correnti d'aria, sia alle variazioni di temperatura, sia a variazioni del timbro dei suoni riflessi dalle pareti opache. In quest'ultimo caso il silenzio assoluto, la sordità acquisita rendono impossibile questa percezione). E' da notare che il cieco stesso ignora spesso il mezzo da lui usato; la sua coscienza non avverte sensazioni uditive o tattili, ma la presenza di un ostacolo esterno. Da ciò lo spazio esterno, nel momento in cui è percepito, riceve una nuova differenziazione ( Villey)”. Anche il Romagnoli ci dà preziosi dati, in proposito: “Dall'Udito combinato con le impressioni dell'aria e del calore, sentono e possono misurare la distanza di un oggetto, l'altezza di un fabbricato, la profondità di un fosso. Giungono anche con l'attenzione a conoscere i dislivelli delle superfici percosse dal Suono. Essi s'accorgono delle porte lungo le pareti, degli scalini, specialmente se ascendenti, dei fanali e degli alberi lungo i viali."
A questo proposito il dotto Dufour ha sperimentato la percezione degli oggetti a distanza nei ciechi e scrive: “segnalano un fanale ad un metro, un alberetto a due, una colonna a sei, una casa a venti.”
Questi sono dati; ma l'esercizio e l'attenzione possono giungere assai più in là. Così l.Ansaldi scrive: “non si riesce ad accorgersi di un dislivello minore di 20 cm,” e io aggiungo che bene spesso non si avvertono dislivelli assai maggiori a cagione dell'attenzione somma richiesta da questi sensi per sopperire ad un uso che non è il loro normale.
Ma confido che l'arte applicata per tempissimo è l'Insegnare ai piccini a far tesoro delle esperienze e degli artifici nostri, e che si possa raggiungere un progresso incalcolabile”.
Io ricordo di aver discusso con miei amici intorno all'argomento del senso degli ostacoli già da parecchi anni fa, e precisa A. Romagnoli – pagine vissute di un educatore cieco: “La comparazione dei sensi nei ciechi e la loro perdita era discussa da quando frequentavo il secondo Liceo. Eravamo d'accordo che è l'Udito a farci avvertire gli ostacoli; però non riuscivamo a chiarire in quale punto preciso del nostro corpo vengono percepite queste sensazioni degli ostacoli. Chi diceva che avvertiamo le onde sonore riflesse dall'ostacolo alle tempie; chi addirittura agli occhi; qualche altro, in tutta la zona del. viso. Di esatto, secondo me, non si può dire nulla”. Io sarei del parere che le percezioni degli ostacoli avvengono nell'Orecchio stesso. Ho constatato che, camminando per via, noi avvertiamo a maggiore distanza gli ostacoli laterali e non quelli frontali. E' la nostra coscienza che non si rende conto di ciò, perché, essendo consci che si vede con gli occhi e non con l'Udito, anche noi abbiamo sempre immaginato di avvertire gli ostacoli, addirittura, con gli occhi. Io ho preso un quaderno e, dopo averlo abbassato e rialzato più volte in direzione di tutti i punti della faccia, ho verificato che la sua presenza è avvertita maggiormente quando si trova in direzione precisa all'uno e all'altro Orecchio. I grandi rumori, come i lievissimi, ci diminuiscono il senso degli ostacoli.
In Helen il senso degli ostacoli non esiste affatto. Però da lei molte vibrazioni sonore vengono percepite sotto la forma di tremolìi dall'organo Tattile.
5 . CONCLUSIONE
Come è noto, l'opinione volgare è convinta che attitudini e anormalità in un individuo siano dovute proprio alla mancanza di qualche senso. Stando alla sostanza, non bisognerebbe poi dare tanto torto, poiché la Natura viene proprio a concedere questo beneficio: quando un senso viene a mancare altri cercano di impegnarsi per supplirlo. Qui credo necessario riportare un passo del Romagnoli ( ^ ): "Quando una funzione fisiologica manca o viene meno, altre si spiegano e cercano di supplirvi. Questo è quanto di rimedio concede la Natura, che il male venuto in fretta e tutto in una volta possa ripararsi e convertirsi anche in bene maggiore, ma per via di molta Industria, di pazienti e faticosi sforzi. Alcune termiti costruiscono veri capolavori di architettura a parecchi piani con una simmetria stupenda. I costruttori sono ciechi; i manovali, invece, hanno un bel paio d'occhi. Nell'Uomo non si riscontrano queste anomalie nocive al suo sviluppo, e da sposi ciechi generalmente nascono fanciulli veggenti. Pure con l'esercizio e l'attenzione, specialmente incominciando molto presto, si può arrivare, anche nel corso della sola vita individuale, a un raffinamento e perfino, pare, a qualche modificazione organica".
Il Romagnoli ci parla inoltre di tesi sostenute da specialisti: alcune tendenti a dimostrare che non vi è alcuna differenza Fisica tra i sensi rimasti ai ciechi e quelli di persone normali, ed altre che l'acutezza è maggiore nei ciechi o nei sordomuti che nelle persone con tutti i sensi; diario di un educatore cieco: Helen non vede, non sente, non parla. Eppure è divenuta una scrittrice.
Nei solo ciechi la compensazione dei sensi è evidente; ma in Helen Keller diviene ancora più manifesta, dato che i sensi mancanti non sono uno soltanto, bensì due, con conseguenze gravissime.
("certo se miss Sullivan non avesse abbattuto l'orrenda Cella che stringeva prigioniera la bambina, in realtà Helen sarebbe stata pari a un animaletto domestico, una morta vivente.
Ma ora non si può più affermare che ella rimanga estranea a tutto ciò che può interessare la Vista e l'Udito. Ella relativamente sente, vede e parla; Ma , in apparenza, la trasformazione della bambina sembrerebbe quasi un miracolo. Eppure è l'anima umana che opera questi miracoli. E' il balzo dell'anima umana che tende a raggiungere il sublime, all'infinito, "fatti non foste per vivere come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza".
Nei ciechi l'immaginazione è più viva che nei veggenti, poiché con l'immaginazione possono rendere reale ciò che per essi sarebbe inesistente, come i colorì ecc. Eppure i ] Colore è una nozione di cui i ciechi di nascita non possono assolutamente farsi un'idea. Forse Helen aveva conservato qualche reminiscenza dei colori della sua breve vita di veggente. Miss Sullivan pensava di sì; "Ogni cosa veduta o udita rimane nella mente: sarà vaga, confusa, irriconoscibile, ma c'è, come il paesaggio che si perde nel crepuscolo della sera".
L'attenzione nei ciechi, se applicata con una certa insistenza, fa raggiungere risultati incredibili. Infatti quando io dico di saper condurre una motocicletta, sia pure con un'altra persona che non se ne intenda affatto di guida di motori e che si accompagni sulla mia motocicletta solo per indicarmi con segni convenzionali ostacoli e direzione, nessuno ha mai creduto finche non l'ho dimostrato coi fatti.
Per l'immaginazione, fatto analogo avviene anche nei veggenti in alcune circostanze. Ad esempi:, quando si ascolta la Cronaca di una partita di calcio, per radio, anche i veggenti devono far lavorare la loro immaginazione. Io, infatti, immagino il campo, i giocatori, l'arbitro, la folla ecc.; ma la mia immaginazione mi fa localizzare ancora la squadra X a destra o a sinistra e la squadra Y dalla parte opposta.
Da ciò si possono trarre queste conclusion:i per i normali la percezione avviene direttamente tra il soggetto e l'oggetto; b) per i ciechi la percezione visiva avviene per mezzo dell'Udito attraverso la parola di un intermedio (cronista); c) per i ciechi sordomuti le percezioni visive ed anche acustiche avvengono molto più lentamente, attraverso il Tatto per mezzo dell'alfabeto manuale o della Scrittura Braille. Tuttavia le percezioni, da qualsiasi fonte provengano, possono giungere alla mente di questi soggetti.
Ma devo confessare che altro è sentir descrivere, altro è provare le impressioni a contatto diretto con gli oggetti. Ma queste impressioni non incidono tanto sulla nostra mente, quanto se si ricevono a contatto diretto con l'oggetto.
Io ho provato a farmi descrivere opere d'arte, di scultura, di architettura o d'altro. E pur rendendomi conto relativamente della loro bellezza o della loro mediocrità, tuttavia non posso affermare di essere stato trasportato nel mondo dell'arte, poiché il mio, più che Gusto, potrei chiamarlo vivo interessamento. Altre volte, invece, quando mi è stato possibile, ho toccato con le mie mani; e allora la mia attenzione spontaneamente si è fermata sull'oggetto toccato come trattenuta da un quid che palpita e vive. L'opera acquista anche per me un'espressione e un significato, e mi pare di Leggere il pensiero dell'Artista. La mia mano poi scivola leggera e lenta su tutta l'opera d'arte, e, di quando in quando, si sofferma per meglio scrutare quella parte che più ha colpito il mio Gusto. Resto come attonito, le mani fisse sull'oggetto, ad ammirare...
Quella parte di pietra, di metallo o d'altra sostanza materiale che, così bene elaborata e plasmata, rappresenta la copia naturale del sentimento dell'Artista, sembra acquistare un'anima, cioè una vita. Pare che palpiti sotto le dita, docile e piena di vitalità spontanea; ecco che nasce l'ammirazione per l'Artista.
Alcuni, quando un cieco chiede di toccare un oggetto, sorridono come per dire: "Ma che devono toccare, se non possono vedere?” Essi neanche lontanamente immaginano quanto i il Tatto educato sia capace di comunicarci, di parlarci, di guidarci. Essi non hanno mai pensato alle principali funzioni che la mano svolge. L'avranno usata sempre prettamente per le funzioni fisiologiche, senza rendersi mai conto che anche nella mano c'è una parte della nostra anima, pronta ad intervenire ogni momento per esprimere gioie, dolori, o indifferenza.
"Devo confessare a me stesso (Salvaneschi) che non ho mai veduto così bene, come da quando sono diventato cieco. E solo adesso mi sono accorto che gran parte della felicità umana sta nel veder tutto in bene".
L'ottimismo non si manifesta soltanto nel Salvaneschi, privo solo della Vista, ma anche in Helen che trova il suo ottimismo nel veder tutto in bene.
Le confessioni del Salvaneschi sono molto preziose per la sua psicologica sincerità; ma la vita morale di Helen ci si presenta più degna di riflessione.
Io ho chiesto ad un mio collega vedente il suo parere su Helen Keller e il suo ottimismo. Mi ha risposto che non è convinto che con tre infermità quali la mancanza della Vista, dell'Udito e della parola si possa essere felici e vedere tutto in bene.
La società ha avuto sempre poca stima, specialmente dei ciechi, poiché l'opinione pubblica ha tralasciato di Studiare la loro psicologia in lungo e in largo.
Tenendo conto che il prossimo è naturalmente buono, noi fidiamo molto sul suo aiuto. Però spesso questo prossimo crede di giovarci con la sua pietà.
A noi non gioverà mai la misericordia; gioverebbe, invece, una più alta considerazione della nostra anima, da parte della società.
L'ottimismo della Keller all'opinione pubblica potrebbe sembrare un po' alterato.
Io non sono di questo avviso; tuttavia sento il bisogno di esprimere il mio parere in merito.
Penso che non è vero che uno di noi, anche ottimista, non proverebbe gran piacere se potesse riacquistare la Vista.
Anche la stessa Helen avrebbe gioito se un bel giorno avesse potuto vedere, sentire e parlare.
L'opinione pubblica, quando noi parliamo di essere contenti del nostro stato, pensa che a noi non farebbe né caldo, né freddo il riavere il senso perduto.
Secondo me l'ottimismo di parecchi di noi va guardato da un altro punto di Vista.
Si dice di noi che, mancando il senso visivo, questo viene supplito da una Intelligenza superiore a quella dei vedenti. Opinioni volgari queste.
La nostra Intelligenza può essere superiore a quella di Uomini normali, come può essere anche inferiore. In parecchi di noi, specialmente in quelli che seguono la carriera dello Studio, la volontà è, senza dubbio, più forte e più decisa.
Noi sentiamo di essere in un grado d'inferiorità nella società, e sentiamo pure di essere poco considerati dalla maggior parte di essa. Allora nasce in noi spontaneo il desiderio, direi, il bisogno di dover salire, di diventare un qualche cosa, di dimostrare la nostra anima, mostrare cioè che anche noi siamo dotati di un pensiero, di un'Intelligenza, di un cuore. Facciamo tutto questo non per orgoglio personale; ma per cercare di pesare il meno possibile sulla società e per essere considerati da questa non superiori, ma almeno uguali. Se la società ci guardasse con più fiducia, le renderemmo molto di più, poiché ognuno di noi potrebbe svolgere una propria attività. Infatti anche fra i vedenti non si può essere ingegneri, filosofi, matematici, poeti e astronomi nello stesso tempo. Una deve essere la tendenza più sentita.
Da questo complesso di cose scaturisce la nostra volontà che spesso ci spinge a fare grandi passi.
A questo punto nascono le nostre soddisfazioni e, per conseguenza, l'ottimismo. Ma esso, secondo me, non è assoluto; ma sempre relativo.
Tale ottimismo nasce dal confronto dei due stati dello stesso individuo: quello della precedente inferiorità di fronte alla società e quello presente abbastanza più alto e Umano.
La nostra contentezza nasce proprio dalla coscienza delle nostre vittorie e dalla speranza di poterle ancora moltiplicare. Vediamo tutto in bene, perché abbiamo visto il frutto delle nostre risorse intellettuali e vogliamo svilupparle ancora. Uno di noi, essendo conscio della sua inferiorità Fisica e notando da parte della società ammirazione per il suo operare e non pietà, si sente innalzare, e, nello stesso tempo, spronare per nuove conquiste.
Per i ciechi non istruiti, invece, vanno fatte altre considerazioni.Parecchi di essi non hanno avuto la possibilità di istruirsi. Però alcuni hanno saputo dimostrare al loro prossimo di possedere una propria anima e un proprio pensiero.
Io conosco un certo Vincenzo Serio di Squinzano nella provincia di Lecce, che non sa né Leggere, né Scrivere. Da sè ha imparato a impagliare le sedie, ed è tenuto dal suo Ambiente in una certa considerazione. Non vedono in lui il cieco che avrebbe bisogno dell'elemosina; ma un onesto e volenteroso operaio che vuole vivere col proprio Lavoro.
Altri, invece, hanno avuto la possibilità di essere rieducati e di poter diventare anch'essi un qualche cosa. Ma si sono fermati all'Istruzione elementare. Forse non si sono sentiti tanto forti da poter affrontare tutte le difficoltà che, specialmente noi ciechi, incontriamo nella via dello Studio.
Io sono certo che un numero molto ristretto di vedenti intraprenderebbe la via dello Studio se dovesse incontrare quante difficoltà di Carattere pratico ostacolano il nostro cammino. Naturalmente la maggior parte di questi ciechi non istruiti vede la vita tutta nera, anche se in apparenza sembrano allegri e spensierati. Essi sono pessimisti. Il loro pessimismo molte volte è causato anche dalle loro condizioni economiche, per cui bisogna Riconoscere gran privilegio e dire grazie alla società per l'aver concesso l'assegno vitalizio ai ciechi civili che siano incapaci di svolgere un'attività molto redditizia.
Queste premesse giovano molto per rendersi maggiormente conto dell'ottimismo di Helen Keller.
"Parla di te", le dicono gli editori, quando in lei nasce il desiderio di Scrivere dei libri. Helen acconsente.
L'idea degli editori è degna di stima, poiché solo chi combatte conosce l'arte della Guerra; chi lavora, la durezza e la soddisfazione del Lavoro; chi soffre, il dolore; chi ama, l'amore; chi vive, la vita.
Helen ha vissuto la vita e ha raccontato la sua Storia.
Ella è cieca e sordomuta, e si è laureata, ed ha scritto anche dei libri!
Già la sola cecità è considerata una delle più gravi disgrazie di questo mondo. Si immagini ora che cosa si pensa di un essere che non parla, non sente, non vede.
In verità bisogna confessare che la minorazione Fisica della Keller è molto grave. E' priva di quasi tutti i sensi. E non si deve pensare che qualsiasi sordomuto cieco riesca a spingersi tanto in alto e a raggiungere un tenore di vita così considerato,come quello di Helen Keller.
Se Helen fa parlare di sè il mondo, ciò non deve attribuirsi soltanto al fatto che la Keller è cieca e sordomuta, ma a un altro fattore più importante, a quello cioè che, nonostante le sue enormi infermità, ella riuscì a fare della sua volontà un modello e della sua Intelligenza una scoperta.
Di Helen è stato detto: i due caratteri più interessanti del secolo XIX sono Napoleone Bonaparte ed Helen Keller. E' stato detto anche: due cose interessanti hanno gli Stati Uniti: le Cascate del Niagara ed Helen Keller.
Non va tralasciato nemmeno quel suo potere di assimilazione e di deduzione che molto le giovò per la Formazione della sua personalità e per lo sviluppo della sua mente.
A questo punto si deve convenire che molto sono giovate ad Helen le sue condizioni economiche; ma ella ha saputo cogliere da queste possibilità il frutto migliore. Ha saputo approfittare per darsi un'esistenza e per attirare la stima e l'affetto di molte persone che la circondano.
Ella non conosce le calamità sociali; ne sente soltanto parlare. Non ha mai ricevuto grandi umiliazioni dal prossimo; e quindi il suo animo, pieno di bontà per Natura, rimane tale. Helen vede intorno a sè tutto bene.
Per lei la vita ha lo stesso valore che ha per gli altri esseri, anche se questi, vedono, odono e parlano.
Psichicamente ella può guardare il mondo con le stesse soddisfazioni morali, ricavando impressioni semplici e complesse, poiché è coadiuvata dall'immaginazione che le fornisce i quadri della Natura con impronte soggettive, ma con risultati e Sintesi oggettive.
Una persona normale, ad esempio, osserva un fiore rosso. Se le viene domandato il Colore di quel fiore, ella risponderà che è rosso. Ma il fatto di distinguere il rosso dal bianco non è un'astrazione, ma soltanto una cognizione acquisita nell'ambito dell'empiria. Per definire rosso un fiore non occorre un atto Speciale dell'Intelligenza. viene chiamato rosso, perché quel nome è stato dato a quella qualità. Quindi ognuno impara dagli altri a chiamarlo rosso, e lo chiamerà sempre così.
Ma noi non sappiamo, né si può dedurre, se il medesimo fiore rosso, cioè quello stesso rosso di quello stesso fiore produrrà identiche sensazioni in due o più persone, mentre lo guardano insieme. Io, anzi, sarei propenso a sostenere che le sensazioni derivate a contatto con un oggetto siano differenti in ogni individuo. Quindi, per me, le sensazioni sono soggettive. Altrimenti come si spiegherebbe la diversità di espressione fra due o più artisti sullo stesso oggetto? Se le sensazioni fossero identiche in tutti gli individui, noi avremmo una produzione artistica identica in tutti, quindi oggettiva. Ma se le sensazioni sono soggettive, la mèta preposta da ogni soggetto, il fine da raggiungere, tuttavia, è identico in tutti, quindi oggettivo, poiché Ognuno cerca di assurgere a quella verità di bello e di bene.
Ogni individuo si forma il suo mondo spirituale, sempre però in relazione alle condizioni esteriori alle sue sensazioni.
Le sensazioni incidono il nostro animo e ognuna di esse imprime un segno particolare, per cui, la nostra immaginazione e la nostra fantasia sono capaci di rappresentarsi, quando credono e quando vogliono, qualsiasi realtà, posseduti i concett delle nostre cognizioni acquisite direttamente o indirettamente. Quindi basta che noi diciamo ad uno: "Fiore rosso" ed egli immediataiente immaginerà un oggetto con stelo, petali, corolla, Colore, morbidezza ecc. Così pure se ad un tale noi parliamo di un oggetto di cui ha sentito solo parlare, ma che non ha mai visto, né toccato, egli nello stesso modo si formerà l'idea di quell'oggetto corrispondente alla descrizione; potrà differire in qualche particolare dal reale; tuttavia gli saranno chiare le funzioni di quell'oggetto e la ragione della sua esistenza.
Nei minorati fisici non tutte le sensazioni possono essere provate a contatto diretto con le cose. I ciechi si formano le idee degli oggetti che non possono né vedere, né toccare, mediante la parola degli altri.
Caso analogo si verifica per la Keller.
Helen è priva dei due sensi principali: Udito e Vista. Ella ormai ha il mezzo per comunicare coi simili; quindi possiamo considerarla come se sentisse e parlasse, poiché è in grado di esprimere i suoi sentimenti e di ricevere le altrui espressioni. Ella mediante la Lettura di libri, le spiegazioni di persone e mediante il Tatto ha creato il suo mondo delle idee di cui è artefice il suo spirito.
Quando noi le parliamo di un fiore, anch'ella immediatamente richiama l'idea o il concetto di fiore. Oltre allo stelo, alla corolla, ai petali e alla morbidezza, ella immaginerà anche il Colore; cioè in lei l'idea del bianco differisce da quella del rosso o da quella di qualsiasi altro Colore.
Sono certo che se un cieco riavesse la Vista troverebbe grandi differenze fra le idee derivate dalle sensazioni, possedute fino a quel momento e le nuove fornite non dall'immaginazione, ma dal nuovo senso interessato. Tuttavia Le idee ci sono e agiscono come se fossero reali.
L'anima di Helen ha, quindi, imparato anche a sentire "la bellezza della verità, dll'amore e della bontà".
La sua vita è più di una filosofia; è tutta la filosofia sintetizzata in una sola vita umana.
Ora dovrebbe scomparire qualsiasi ombra di dubbio sull'ottimismo di Helen, poiché è chiaro il concetto che mi ero prefisso di dimostrare: il suo ottimismo non è basato su principi materiali e caduchi, bensì è fondato sul bene morale, dove l'Uomo può trovare se stesso e la sua vera felicità. L'ottimismo di Helen non mira soltanto al suo bene, ma anche alla felicità di tutta l'umanità.
Il suo cuore canta vittoria; il suo viso esprime felicità, la sua filosofia recita il credo del suo ottimismo: "Credo in Dio, credo negli Uomini, credo nel potere dello spirito. { L ) Credo un sacro dovere incoraggiare noi stessi e gli altri, astenermi da ogni maligna parola contro il mondo di Dio, perché nessuno ha Diritto di lamentarsi di un universo che Dio ha fatto ogni sforzo di conservare buono. Credo che dobbiamo agire in modo di avvicinare sempre più a noi il giorno, nel quale nessuno si può sottrarre, e nessun Uomo buono soffre".
In questi passi e già da bambina si rispecchia limpido l'animo ricco di una psicologia cristiana, non comune in una creatura così tremendamente marchiata.
Chi non ha conosciuto la sofferenza e il dolore è buono per principio; ma il bene non rappresenta per lui una necessità, un bisogno.
Helen, invece, ha conosciuto l'abisso e il terrore, il silenzio e le tenebre; e, poiché l'umanità stessa l'ha salvata da quei mali, la sua riconoscenza al prossimo è infinita e la soddisfazione del passaggio dal male irrimediabile alla luce eterna immensa quanto il suo ottimismo.
Bari, 14 novembre 1958
Antonio Greco
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