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Il Natale di Paolo - Da “Un Cieco che Vede” del prof. Antonio Greco

Aggiornato il 21/07/2021 08:00 
 

Trascorse le vacanze senza nulla di eccezionale, ma con la prosecuzione alla mia preparazione per gli esami dell'abilitazione all'insegnamento, ebbi dal Provveditore agli Studi di Lecce due incarichi di supplenza annuale: uno per la stessa Scuola media di Martano e l'altro per la Scuola media statale, annessa all'Istituto "Anna Antonacci" di Lecce. Come ho già detto, optai per quest'ultima. Ricominciai l'andirivieni Castrignano-Lecce e viceversa. Durante il tragitto in corriera conobbi nuova gente di tutte le categorie. Allora molti viaggiavano coi mezzi pubblici, perché l'automobile non era ancora così diffusa. E devo dire che era bello viaggiare in quel modo, perché favoriva in particolare il processo di socializzazione.

L'anno 1964 fu per me un anno propizio: ci nacque il primo figlio; superai gli esami per l'abilitazione all'insegnamento, ed ebbi il primo incarico nelle superiori per l'insegnamento della filosofia e pedagogia, e della psicologia all'Istituto Magistrale st. di Maglie che allora era ancora succursale dell'Istituto Magistrale st. Pietro Siciliani di Lecce. Ma andiamo con ordine.

Il giorno 14 marzo di quell'anno 1964, di sabato, verso le ore 20, nasceva nella nostra abitazione, con l'aiuto dell'ostetrica comunale Ada Merico, PAOLO. Io e mio fratello Rocco eravamo dietro la porta della camera da letto. Ai primi vagiti accorremmo. Ci dissero che era un bel maschietto, e facemmo gran festa. Poi timidamente chiesi all'ostetrica: - E' tutto sano il bambino? -

- Certamente - mi rispose. Ma la mia domanda voleva alludere in particolare sopratutto alla vista, poichè le paure dell'ereditarietà ci tenevano, penso, tutti sospesi; anche se nel mio caso non si tratta di ereditarietà, bensì di cause incidentali. Nessuno ne palesava la preoccupazione, ma forse ne erano immersi profondamente.

Fui contentissimo, e anche Teresa, tra le sue sofferenze del parto, era felicissima. Dopo che lo ebbero lavato e vestito, me lo deposero fra le mie braccia, e ricordo che con la manina destra mi accarezzò il labbro inferiore. Volli baciarlo teneramente, ma con tutta la forza del sentimento, dell'affetto e dell'amore che già nutrivo per lui. Era dolcissimo, ma già manifestava segni di una futura forte e spiccata personalità. Infatti gli anni successivi confermarono questo primo pronostico.

Era di sabato. La mattina di quello stesso giorno avevo stipulato l'acquisto di un suolo edificatorio sito sulla via di Melpignano, che in seguito vendetti, perché lontano dai miei genitori, e acquistai il suolo su cui poi ho fatto costruire l'attuale abitazione molto più vicina ai miei familiari che potevo raggiungere a mio piacimento, anche da solo.

Trascorremmo la domenica tra gli auguri di familiari ed amici e di curiosi che s'informavano sopratutto della vista del bambino.

Il lunedì successivo comunicai il lieto evento alla Scuola; e anche lì mi fu fatta grande festa.

Alla cerimonia del battesimo un gruppo di insegnanti dell'Istituto venne ad onorarmi con la sua presenza. Portarono al bambino bei doni, tra cui un giocattolo sonaglio d'argento, molto bello, e un piccolo bicchiere d'argento che ancora custodiamo gelosamente.

A Scuola tutto procedeva secondo la norma. Non vi era nessuna difficoltà.

Anche per il mio concorso agli esami di abilitazione all'insegnamento, pareva che tutto promettesse bene. Avevo superato lo scritto a Bari e ora mi preparavo per l'esame orale. Superai anche questo il 14 maggio dello stesso anno, sempre a Bari e, come dono per il risultato positivo, regalai a Paolo una bella gondola col carillon; anche questa ancora presente sul tavolo del salone.

Feci subito domanda per un incarico nelle superiori e mi preparai a chiudere anche quell'anno scolastico.


I capitoli tratti dall'autobiografia "Un Cieco Che Vede" del prof. Antonio Greco, vengono pubblicati con l'autorizzazione dell'autore. Per contattare il prof. Antonio Greco e per informazioni sull'opera completa si può Scrivere a griconio@gmail.com