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Epidemia e depressione: La paura è la nemica della ragione ed è contagiosa

Pubblicato il 18/08/2020 07:00 
 

Il termine epidemia designa un flagello che si abbatte su un popolo. Da quando esiste l'Uomo, le epidemie non sono mai state una novità. Nei tempi più recenti sono stati chiamati con diversi nomi, il vaiolo, il colera, la meningite, la peste bubbonica, l'influenza spagnola, il tifo, provocando migliaia di morti. Ricordo quando mia nonna materna mi raccontava di aver perso tre figli per la spagnola. In questi giorni, spesso ho pensato a lei e alle tante persone che, come lei, perdevano i propri cari, parenti, amici, giovani, vecchi, rimanendo da soli a fronteggiare la durezza della vita. Una generazione, questa che, oggi, sicuramente, non avrebbe capito il perché di tanta preoccupazione per il COVID-19, perché dobbiamo stare a casa, senza andare a lavorare, senza la consolazione dei propri cari e degli amici. Oggi, per ogni cosa, dobbiamo aspettare che si pronuncino gli esperti, la Scienza medica, gli psicologi, gli algoritmi. Sappiamo troppo poco di COVID-19. Non ne conosciamo la vera mortalità a causa delle incertezze sul numero totale di infetti. Non sappiamo quanti di coloro che sono morti sarebbero morti comunque - forse un po' più tardi - a causa di altre patologie. Ciò che è chiaro è che COVID-19 non è la peste nera. È pericolosa per chi soffre di gravi condizioni mediche, soprattutto se è Anziano. Inoltre, i ricercatori sono dell'avviso che per avere un vaccino sicuro, che non solo curi la malattia ma, specialmente, non nuoccia alla Salute della persona, bisogna aspettare più di un anno. Questo tempo non possiamo viverlo stando a casa a deprimerci. I vari esperti invitano le persone a fare della propria casa l'intero mondo; deve essere palestra per fare ginnastica, luogo di Lavoro, di Studio, degli hobbies, di quarantena, degli arresti domiciliari, di cura, di Assistenza, spesso in uno spazio di cinquanta metri quadri. Io non sono un Ricercatore ma so come le persone prima si deprimono e poi si suicidano. Io so che il corpo Umano non è fatto per sostenere alti livelli di stress per un tempo prolungato. In condizioni di intenso stress psicofisico, le ghiandole surrenali aumentano la produzione di cortisolo. La “detenzione domiciliare” a tempo indeterminato delle persone, sane e malate, l'isolamento Sociale che continuerà per il timore che ogni incontro con l'altro potrebbe essere fatale, non farà altro che produrre negli individui un forte stress e, quindi, un aumento di cortisolo, ovverossia alti livelli di zuccheri nel sangue (iperglicemia) che promuovono l'insulinoresistenza (la scarsa sensibilità delle cellule all'assorbimento del glucosio che rimane quindi a livello ematico), l'abbassamento delle difese immunitarie, perdita di massa minerale ossea, diminuzione della funzione tiroidea, irritabilità, ansia e depressione. Il prolungato isolamento Sociale, la perdita di dignità, la perdita della speranza, la perdita del Lavoro, la perdita di fare le cose con entusiasmo, la paura di ammalarsi sono i segnali di una grave Forma di depressione. Ogni persona, quando vede un depresso, non fa altro che dirgli di “darsi una mossa”, di uscire di casa, di godere della Natura, di viaggiare, di incontrare gli amici, di dedicarsi a qualche interesse, di prendersi cura di se (parrucchiere e estetista) di fare dello sport. Oggi, la ricerca medica ci chiede tempo, un tempo valido per i laboratori, per le industrie farmaceutiche per produrre un vaccino, praticamente, inconsapevolmente, ci sta chiedendo di vivere da depressi cronici e in un mondo di paura. La paura è la nemica della ragione ed è contagiosa. In meno di due mesi ci siamo abituati a non avvicinarci all'altro, a non toccarci più, a vederci con sospetto, comportamenti che il cervello, che non è la mente, ha già registrato e fatto diventare abitudini, Stile di vita. In tutto questo non sappiamo come i bambini stanno vivendo le limitazioni degli affetti, le ansie dei genitori, le paure e quali conseguenze avranno nel loro sviluppo. Per quel poco che sono riuscito a sapere, molti bambini sono diventati irritabili, nervosi, aggressivi, timorosi fino a raggiungere forme di regressione con episodi di enuresi e di encopresi. Ma questo non è un problema degli scienziati, loro possono aiutarci a valutare le conseguenze cliniche dei diversi modi di contenere il Coronavirus, ma non possono dirci come affrontare la perdita del Lavoro, la disperazione, la perdita di un proprio caro, la rabbia per aver perso la propria Azienda, per aver messo sul lastrico centinaia di famiglie, costringendole a chiedere i buono pasto ai servizi sociali del Comune o alla Caritas, umiliando la loro dignità è uccidendo i loro sogni e le loro speranze.

Chi è Antonio Loperfido: è uno psicologo-psicoterapeuta, dipendente dell'AsFO (Azienda sanitaria Friuli Occidentale), responsabile della Struttura semplice “Attività territoriale psichiatrica area periferia”, afferente alla Struttura complessa del Centro Salute mentale. Docente a contratto al corso di Laurea in infermieristica della facoltà di Medicina e Chirurgia di Udine, sede di Pordenone, per gli insegnamenti di psicologia generale e psicologia clinica. Docente al Master Universitario di primo livello in cure palliative e Terapia del dolore presso l'ateneo di Trieste. Formatore e supervisore di gruppi per l'elaborazione del lutto. Ha pubblicato numerosi libri tra i quali “Spezzarsi la vita” (2001), “Il coraggio del dolore”, “Tienimi per mano”, “La Relazione terminale nell’esperienza di un hospice” “La metamorfosi della sofferenza” “il coraggio della felicità” “Il suicidio in famiglia: il Sostegno ai sopravvissuti” e il suo ultimo Lavoro “Ti ricorderò per sempre: Lutto e immortalità Digitale”.