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Gli invalidi pronti a scendere in piazza

Pubblicato il 25/01/2011 00:00 
 

PAVIA. I disabili sono pronti a scendere in piazza. Anzi in viale Cesare Battisti, davanti alla sede dell’Inps. E ieri hanno bussato alla porta del prefetto.

«Siamo esasperati. Da settimane chiediamo al nuovo direttore dell’Inps un incontro perché la situazione non è più tollerabile. Non ci ha mai risposto» dice Nicola Stilla, Presidente della Federazione che raccoglie le 5 associazioni dei disabili della provincia. Parla a nome di tutti. Migliaia di iscritti. Sfiancati dalle lungaggini burocratiche per vedersi Riconoscere la disabilità, da mesi e mesi di attesa per ricevere la Pensione (fino a 8 mesi).

Ora dicono basta. Ieri mattina hanno chiesto aiuto al prefetto, Ferdinando Buffoni. «Si è impegnato a organizzare al più presto un incontro con l’ente - dice Stilla -. Se non ci saranno riscontri concreti saremo costretti, nostro malgrado, a scendere in piazza. I falsi invalidi sono pochi. Ma molti, la stragrande maggioranza, sono veri sordi, veri ciechi, veri invalidi che vengono trattati come se stessero rubando qualcosa. Non vogliono essere etichettati sempre e a priori come truffatori».

Annuiscono, determinati ad andare fino in fondo in questa battaglia «a favore di tante persone già svantaggiate», Antonio Valdi (Anmic), Walter Ferrari (Anmil), Luigi Ferrari (Ente nazionale sordi), Loriana Frendi (Unione ciechi e ipovedenti), Gianni Rovati (Unione mutilati per servizio). L’Unione fa la forza, sottolineano.

E il problema non riguatrda solo Pavia, ma l’intero Paese. La riforma per semplificare le procedure le ha invece complicate. Un fallimento.

«Il piano straordinario del Ministero per scovare i falsi invalidi crea più danni che benefici - dicono -. Noi chiediamo di continuare le verifiche ma di semplificare la procedura, rispettando le persone».

Perché convocare una visita-fotocopia per un malato che ha già superato l’esame Asl non è molto rispettoso, fanno notare. E questo accade perché da agosto 2010 alle commissioni dell’Asl in viale Indipendenza non partecipa più il medico dell’Inps, tanto che le sedute si sono ridotte da 22 a 12 a settimana (in tutta la provincia).

Ma neppure definire «rivedibili» disabili con patologie che, salvo miracoli, non possono regredire è rispettoso. «Alcune patologie, purtroppo, sono irreversibili - spiega Stilla -. Qualche esempio? Un non vedente con Glaucoma dalla nascita, un Sordo con una lesione definitiva all’apparato uditivo, un mutilato senza gli arti inferiori». E poi, sottolinea Valdi, c’è la spinosa questione della Sindrome di Down dove la burocrazia cavilla in modo capzioso sulla gravità più o meno accentuata, in barba ai cromosomi.

«La cosa più grave è che queste persone rimangono per mesi senza la Pensione - spiegano i responsabili delle associazioni -. Vengono chiamate per la revisione nel mese in cui scade il periodo di invalidità, mai prima come sarebbe auspicabile. E tra la visita e la notifica passano mesi. Prima erano 90 giorni, ora sono molti di più. Ma l’assistito nel frattempo rimane senza assegno. E c’è gente che di questa Pensione ci vive». Ci sono poi quelli che aspettano l’accoglimento della loro domanda. «In caso di esito negativo fanno ricorso e lo vincono nel 90% dei casi». All’Inps la Fand, la federazione dei disabili, chiede di adottare procedure più semplici, di aumentare il numero di medici in modo che possano partecipare alle sedute collegiali, di Riconoscere i benefici economici a quelle persone riconosciute invalide a partire da agosto «senza ulteriori “chiamate a visita”». Anche per l’Asl hanno una richiesta: i sindacati interni all’Azienda hanno già

preso posizione sul problema, «ma sarebbe importante che lo facesse anche il nuovo direttore generale».