Rafting sul fiume Nera, emozioni mozzafiato anche per chi è cieco (Esperienza personale)
Luigi Latini Aggiornato il 11/09/2020 12:00Sono reduce da un'entusiasmante esperienza che vorrei qui brevemente raccontare a beneficio di eventuali interessati ma anche come esperienza sensoriale assolutamente significativa ed anche piacevole.
Dico subito che, malgrado le mie perplessità iniziali, si trattava per me di una prima esperienza del genere in assoluto, tutto è filato liscio e senza intoppi di sorta. Ho avuto per di più la fortuna di essere il primo di turno insieme a mia figlia secondo prenotazione precedente, dunque nessun gruppo numeroso, niente chiacchiere e schiamazzi in eccesso, il gruppo sarebbe arrivato dopo di noi.
Intanto,raggiunta la località di partenza, Scheggino, una volta compilata e firmata la modulistica necessaria, anche in presenza dell'Emergenza Covid, abbiamo proceduto alla vestizione dopo aver affidato alla custodia della reception portafogli e cellulari, almeno io. La vestizione è consistita nell'indossare: scarpine in neoprene, un pezzo unico giacca pantaloni dello stesso materiale a tenuta termica, giubbotto di salvataggio, casco. Il tutto in pochi minuti anche con l'aiuto degli operatori, almeno per me che lo facevo per la prima volta.
L'acqua del fiume Nera scorre con una forza moderata, più viva in alcuni punti, ad una temperatura di 10 gradi centigradi circa, almeno intorno alle 10 del mattino come nel nostro caso.
Una volta pronti abbiamo incontrato Gabriele e un suo giovane assistente che ci avrebbero guidato e assistito durante tutto il Percorso. Le guide hanno una preparazione e brevetti certificati dalla Federazione italiana di rafting. Hanno spiegato in dettaglio come ci saremmo dovuti comportare durante il Percorso, hanno insegnato e fatto provare i comandi principali cui avremmo dovuto rispondere, prima a terra e poi anche una volta a bordo del gommone prima della partenza. Hanno descritto in dettaglio e fatto osservare il gommone che da lì a poco avrebbero caricato sul carrello per portarci al punto di partenza, circa 5 km più a monte rispetto alla base.
Siamo finalmente saliti sul piccolo furgone che con carrello al traino ci ha portati al punto di partenza, un piccolo borgo sul quale sorge una piccola abazia in Stile romanico intitolata ai santi Mauro e Felice che qui intervennero, sembra, a bonificare la zona dalle esondazioni del fiume, abazia recentemente restaurata ma per ora inaccessibile della quale, sia pure dall'esterno, la nostra guida non ha mancato di illustrare vari dettagli. In prossimità dell'abazia si trova un ex convento oggi trasformato in struttura ricettiva con ristorante ed alcune camere.
Qui, tutti insieme, abbiamo fatto fare al gommone i pochi metri necessari per portarlo in acqua. Una volta a bordo, fatta comprendere con chiarezza la posizione di ognuno sul gommone, abbiamo ripetuto i vari gesti necessari per pagaiare: in avanti, indietro, stop. Grande attenzione all'impugnatura e all'utilizzo della pala assegnata a ciascuno per pagaiare, gesto comunque utile e piacevole in vari momenti del Percorso, non espressamente richiesto a chi avesse voluto soltanto starsene rilassato a farsi portare dalla corrente.
Prima di partire Gabriele ha fatto fare varie prove che ci hanno messo nella condizione di distanziarci dall'argine, di girarci a 360 gradi pagaiando controcorrente, di tornare di nuovo nel senso della corrente del fiume. Tutto è stato spiegato con grande attenzione e premura; poi anche Gabriele è salito al bordo, a poppa, nella posizione di timoniere e siamo partiti.
Come già accennato si è trattato di un'esperienza piacevolissima. Senza difficoltà abbiamo proceduto per chilometri lungo il fiume attraversando piccoli borghi ed anche alcuni ponti più o meno grandi. Il ritorno della Voce ci faceva capire quando ci trovavamo sotto l'arcata di un ponte; il latrare dei cani e il vocio delle persone ci faceva capire quando attraversavamo uno dei paesini lungo il Percorso. Durante la discesa non sono mancate alcune piccole soste che ci hanno permesso di osservare, anche toccandole con mano, alcune piante acquatiche tipiche della zona: il luppolo selvatico, una sorta di sedano acquatico, il sambuco, le more selvatiche ed altro ancora.
Altre piccole soste ci hanno permesso di osservare le sponde artificiali messe a presidio degli argini, quelle naturali di terra proprie dell'argine, quelle in travertino formatesi nel tempo col sovrapporsi delle varie sedimentazioni calcaree. Era possibile accostarci e toccare con mano i vari tipi di sponda o argine naturale, con il nostro gommone quasi fermo o con movimento molto ridotto.
Siamo anche scesi brevemente in acqua in prossimità di uno degli argini ad osservare piccoli insediamenti di minigamberi di fiume, sanguisughe ed altri piccoli animali acquatici.
Insomma, tutto è piacevolmente filato senza intoppi, attraversando una zona che a quell'ora del mattino si presentava quasi completamente in ombra, anche se la temperatura è comunque piacevolmente salita col trascorrere della mattinata. Avremmo potuto, con la necessaria esperienza ed anche accettando diversi livelli di difficoltà, continuare ancora per molti chilometri sul fiume, non sempre però così tranquillo, pulito ed ospitale come nel tratto che abbiamo Percorso. Due grandi alberi caduti sul fiume dopo una recente tempesta ci hanno costretto a sbarcare e a percorrere a piedi una cinquantina di metri mentre Gabriele provvedeva a far passare la nostra imbarcazione attraverso i tronchi che occupavano ancora gran parte del corso dell'acqua.
In definitiva, un'esperienza davvero aperta a tutti. La nostra guida ha assicurato che già altre persone non vedenti hanno provato prima di me, giovani e meno giovani, italiani e stranieri.
Al rafting, per chi programmasse un soggiorno anche breve, è possibile aggiungere la visita dell'intero parco fluviale, comprese prove di arrampicata assistita ed altro ancora. L'iniziativa rimane aperta fino al prossimo 31 ottobre per riprendere poi a inizio aprile del 2021, sperabilmente in circostanze più favorevoli, senza condizionamenti Covid.