DiGrande.it

Non Vedenti, Braille e Tecnologie di Stampa

Questo sito usa Cookie per personalizzare contenuti e annunci, fornire funzionalità per social media e analizzare i collegamenti. Chiudendo questo banner o continuando la navigazione acconsenti al loro uso.
Leggi la Cookie Policy di DiGrande.it

Il tatto e le neuroscienze: il segreto dei non vedenti è l'esercizio costante

Aggiornato il 02/02/2023 08:00 
 

Tra docenti: “I non vedenti riescono a Leggere con le mani perché hanno una sensibilità Tattile differente dalla nostra”…! Umorismo, crassa ignoranza o semplice disinformazione?

La persona priva della Vista, per approcciarsi al mondo sensibile o fenomenico e per ampliare l'orizzonte delle sue conoscenze, si avvale fondamentalmente di due organi sensoriali: dell'“Udito” e del “Tatto”.

L'analisi del senso dell'Udito sarà effettuata in seguito; in queste brevi considerazioni tratteremo unicamente del Tatto, dando una risposta immediata alla collega.

Il Tatto può essere definito, in maniera molto semplice, come l'insieme di sensazioni che si ricevono dal (con)Tatto fra alcune parti del nostro corpo e gli oggetti. Contrariamente a quanto spesso si è soliti supporre, esso non ha una sua sede specifica e limitata spazialmente sul corpo. È stato dimostrato che mediamente su ogni centimetro quadrato di epidermide vi sono circa 130 recettori tattili. Essi, però, non sono dislocati in maniera uniforme su tutto il corpo, il che lascia chiaramente presupporre che vi sono zone più sensibili ed altre meno. Tra quelle più apprezzabili per la “tattilità”, ve ne sono almeno due: la Bocca e la zona delle labbra e i polpastrelli delle dita.

La zona orale giustifica chiaramente la ragione per la quale il bimbo porta alla Bocca tutti gli oggetti con i quali viene a contatto. Dal quarto mese in poi, infatti, quando ha inizio la "fase orale", tutto ciò che capita tra le manine del piccolo finisce nella sua Bocca, poiché è attraverso di essa che il bambino parte alla scoperta e alla conquista del mondo.

Per quanto attiene, invece, in maniera specifica alla persona priva della Vista, la biologia e la fisiologia hanno largamente dimostrato che il Tatto ha una maggiore sensibilità sulla superficie dei polpastrelli delle prime tre dita delle mani: pollice, indice e medio, e che, attraverso un esercizio costante, si riesce persino ad affinare ulteriormente tali zone, al fine di utilizzarle per il conseguimento della “conoscenza”.

Le persone prive della Vista, pertanto, possono vantare una sensorialità Tattile più sensibile non per grazia ricevuta o per benefica elargizione divina, ma perché la conseguono soltanto a seguito del loro costante, tenace e ineluttabile esercizio Quotidiano. Tutto qui. Nulla di soprannaturale o di congenito, gentilissima amica e collega.

Il Tatto, in ogni caso, non fa avvertire soltanto la tridimensionalità degli oggetti, ma anche le qualità della Materia con la quale essi sono costituiti. Mediante la tattilità, infatti, non si coglie soltanto la forma degli oggetti, ma anche le texture della “sostanza”, come il ruvido e il liscio delle superfici, la grana, la densità, le sensazioni di freddo e di caldo.

Mi sembra opportuno aggiungere, per completezza espositiva, che la funzione del Tatto è strettamente collegata al movimento. Non vi sarebbe alcun atto percettivo se la mano, posandosi sull'oggetto, non esercitasse alcuna attività motoria, anche se minima o impercettibile. Vi è, però – e gli educatori soprattutto pongano la massima attenzione – una sostanziale differenziazione tra il movimento della mano che scorre sull'oggetto in situazione statica, con il movimento dell'oggetto che scivola sotto la mano immobile.

L'influenza del Tatto sulla complessa azione educativa, meriterebbe senz'altro una più approfondita trattazione; ma questo compito lo delego agli amici psicologi e pedagogisti che, per Professione e maggiore competenza, sono a ciò preposti. Io mi attribuisco il compito di rammentare che il bagaglio conoscitivo di chi non vede è costituito in prevalenza da conoscenze od esperienze di natura tattilo-stereognostiche.

In questi ultimi anni, poi – ed è questa la ragione per cui avverto il dovere di richiamare l'attenzione dei genitori, dei docenti, degli educatori e di tutti coloro che contribuiscono direttamente al processo educativo delle persone prive della Vista – ho seguito con estrema preoccupazione le sperimentazioni garibaldine proposte da sprovveduti e fantomatici tiflologi che, con le loro elucubrazioni filosofiche o con le loro contorsioni da esperti trapezisti, alterano la realtà e l'obbiettività della Scienza: il Tatto, sia ben chiaro per tutti, non potrà mai, assolutamente mai cogliere la cromaticità (il Colore) degli oggetti, poiché tale funzione o tale peculiarità appartiene unicamente al senso della Vista.