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Il Tramonto (Ultimo capitolo) - Da “Un Cieco che Vede” del prof. Antonio Greco

Aggiornato il 03/11/2021 08:00 
 

Dopo il 2000 anche in Grecia si fa sentire il fenomeno Euro. Il governo non elargisce più quantità di denaro come in passato e le date dei convegni biennali cominciano a saltare. Infatti dal 2000 non si sono più organizzati convegni. I contatti con l’Ellade sono sempre fiorenti: folti gruppi di turisti vengono a visitare le nostre terre. Anche lo scambio di prodotti tra Puglia e Grecia s’infittiscono. In particolare popolano gli scaffali dei supermercati i prodotti agricoli. Vengono organizzati, al contrario, incontri tra gruppi di lingue minoritarie italiane: della Val d’Aosta; del Friuli; della Calabria, ed altri.

Ma la mia attività, il mio dinamismo, il “volli, sempre volli, fortissimamente volli” non è cessato: nuovo Lavoro mi attende: una nuova elaborazione del patrimonio linguistico del griko.

Avevo completato il primo vocabolario griko che fu tradotto in neo greco, come ho già detto, ma non ero soddisfatto, perché quel primo Lavoro era stato compiuto in maniera un po’ striminzita, perché la Ricerca sul territorio era stata insufficiente; i miei mezzi per riportare sul compiuter erano allora molto ridotti, poiché non conoscevo ancora in maniera più ampia l’uso del Computer. Inoltre, data la mia scarsa esperienza, anche il Computer mi combinava degli scherzi: a mia insaputa, mi cancellava dei tratti del mio scritto ed altro. In seguito, invece, ho potuto lavorare con maggiore esperienza, con maggiore competenza, con ricchezza di contenuto, perché avevo ampliato le mie ricerche in tutto il territorio griko, conversando con anziani di qualsiasi mestiere e Professione. Così ho potuto raccogliere una quantità di usanze, abitudini, tradizioni, costumi, Letteratura ed altro che mi hanno permesso di elaborare non solo un nuovo vocabolario molto più ampio ed esauriente, ma due: il primo contiene la Lingua del griko come si parla esclusivamente nel mio paese: Castrignano, poiché in ogni Comune della Grecìa si incontrano delle peculiarità proprie di quel Comune. Infatti il mio secondo vocabolario contiene proprio le caratteristiche dettagliate e particolareggiate presenti nel dialetto di ogni singolo Comune. Il Dizionario che contiene la Lingua parlata a Castrignano è stato pubblicato dallo stesso Comune nel 2018, dopo 16 anni del suo completamento. Dell’altro, più ampio e più ricco di contenuto, ancora non si parla. Le promesse sono floree, ma i risultati scadenti. Riporto qui di seguito il curriculum che è stato riportato sulla copertina del castrignanese.


Pubblicazione del vocabolario grico della Lingua castrignanese

Comune di Castrignano de’ Greci

Regione Puglia Informagiovani

Castrignano de’ Greci

ANTONIO GRECO

PROFESSORE DI SCIENZE DELL’Educazione

VOCABOLARIO DELLA Lingua GRIKA DI CASTRIGNANO

VOCABOLARIO GRICO - Italiano

Italiano - GRICO

Antonio Greco, non vedente, ha fatto il suo ingresso nell’Istituto per ciechi “Anna Antonacci” di Lecce all’età di 11 anni per trascuratezza delle autorità preposte. A 12 anni ha conseguito la licenza di prima classe elementare, egli ha proseguito, instancabile, fino alla laurea. Dalla prima media ha frequentato sempre la Scuola pubblica: medie e ginnasio a Bologna; Liceo classico al “Palmieri” di Lecce, laurea all’Università degli Studi di Bari. Per quattro anni ha insegnato latino, Italiano, Storia e Geografia nella Scuola secondaria di primo grado; successivamente ha vinto la cattedra di filosofia, pedagogia, Didattica e psicologia all’Istituto Magistrale st. “Aldo Moro” di Maglie dove ha insegnato fino al pensionamento.

Musicofilo, ha svolto attività musicali, canore e concertistiche.

Amante della Lingua grica, ha conseguito diverse medaglie d’oro, primo classificato, nei concorsi di grico per il Salento a Bova Marina in Calabria.

Ha scritto e pubblicato l’autobiografia riscuotendo ampio consenso e vivo interesse nei lettori.

Ha pubblicato una Grammatica grica e un vocabolario grico-Italiano e Italiano - grico per l’insegnamento della Lingua nelle scuole.

Ha elaborato, successivamente, due vocabolari molto più ampi e particolareggiati: uno riguardante il griko della Grecia, con tutte le peculiarità, differenze, ricchezze di ciascun dialetto; l’altro, invece, riporta esclusivamente la Lingua come si parla nel suo paese, Castrignano.

Ha insegnato griko nei corsi per apprendisti della Lingua minoritaria anche all’Università degli Studi di Lecce al Master di II livello in “Lingua e Letteratura grika”, per futuri docenti di griko.

E’ stato insignito di benemerenza, come persona distintasi per il suo impegno nel Sociale presso il Caffè Matteotti, in piazza S. Oronzo a Lecce; l’anno successivo ha ricevuto la “Menzione dell’esempio” da parte dell’Associazione “S. Leonardo” di Castrignano de’ Greci per la sua attività di Ricerca e Studio, dando dignità e pregio all’antica Cultura grika”


Ora mi tocca insistere per riuscire a far pubblicare anche il secondo vocabolario.

Segue un periodo di stanca; però sempre in attività secondaria. Intanto gli anni passano: oggi 11 novembre 2019 ho già superato i 92 anni, ma non mi arrendo ancora: vado a pesca sul porto del Comune di Otranto, dove ho una seconda casa; sono iscritto in qualche Associazione; mi diletto al pianoforte; poco alla fisarmonica, perché pesa troppo e mi stanco presto.

Come se non bastasse, l’anno scorso, il 25 marzo, giorno delle Palme, mia moglie è passata ad altra vita. Ho la figlia e due nipoti maggiorenni, ma ognuno è impegnato nelle proprie attività. Sono rimasto solo. Come si dice: “piove sul bagnato”, il 5 dicembre scorso mi ha lasciato anche l’ultimo fratello che, come ho scritto più sopra, era per me il braccio e l’Occhio. Qui riporto il suo ricordo.

NARDUCCIO!... LEONARDO!... “Chi era costui?” Non era certo Carneade! ma era ed è Narduccio. Agli amici solea dire: “Nei giorni feriali mi chiamo Narduccio; nei giorni festivi sono Leonardo”. Fisicamente non c’è più, ma la sua memoria è duratura nel tempo. Chi può dimenticare la sua disinteressata disponibilità per ogni esigenza altrui? Era pronto per tutti; bastava che recepisse la difficoltà di qualcuno ed eccolo disponibile ad aiutarlo. Era scherzoso; teneva pronta la battuta per ogni circostanza. Gli piaceva dire: “io riesco ad arrivare a tutti. Stamattina sono andato a Martano con la bicicletta a prendere il pane Speciale; sono andato alla Posta; ho fatto i capelli; ho fatto la Spesa “ce arte, Ntoni, ime apù sse sea. Su nghiàzzete tipe?” (ed ora, Antonio, sono da te. “Ti serve qualcosa?”) Nei miei riguardi era iperprotettivo; mi seguiva dappertutto; era attento che non mi succedesse qualche guaio. Bastava che dicessi: “devo ricaricare il telefonino”. Non finivo di pronunziare la frase che subito si recava alla cartoleria per ricaricarmelo. Andavamo in Grecia per i convegni biennali; nonostante vicino a me ci fosse mia moglie, egli era ugualmente attento. Si pregiava di dire che aveva fatto Spesa per la sua famiglia e anche per la figlia. Interista sfegatato, ultimamente era tifoso anche del Lecce. Ogni mattina immancabilmente era pronto a casa mia alle ore 9 per accompagnarmi al bar di Teresa (SIMONSOHN’S) a prendere il caffè. Godeva nel comunicare agli amici le notizie di sport: in quale ora c’era la tale partita, quali erano gli incontri delle partite internazionali e così via. Ora non è più presente fisicamente tra di noi, ma nella memoria e nei ricordi egli è sempre, in particolare, in me.

Come faccio a dimenticare la simbiosi che si era creata tra me e lui? Aveva appena 5 anni e già lo sedevo sul telaio della mia bicicletta e cercavo di insegnargli i comandi che egli doveva impartirmi, perché io evitassi gli ostacoli, suonassi il campanello, rallentassi, che mi fermassi ed altro. Coi gomiti e con le mani riusciva a trasmettermi tali indicazioni. Infatti aveva appena 7 anni e già ci recavamo a Maglie dalla cartoleria Morea per acquistare i suoi quaderni di Scuola. Era il ‘43 e ricordo che lungo la strada già incontravamo i primi camion polacchi che percorrevano lo stesso Percorso. L’intesa tra me e lui migliorava sempre di più, tanto che nel 1947 ci recammo a Lecce per acquistare materiale Elettrico per l’illuminazione di casa nostra. Durante il tragitto incontravamo altri ciclisti e si chiacchierava. Non si accorgevano della mia minorazione visiva, perché a Voce non ci dicevamo nulla; tutto avveniva tramite contatti. Tanto è vero che qualcuno di essi diceva: “che bella “entrata” c’è quest’anno! Gli alberi sono carichi di olive”. Io fingevo di guardare ed esclamavo: “è vero. Quest’anno ci sarà molto Olio”. E si procedeva; ma io spesso li superavo, perché riuscivo a raggiungere la massima velocità che la bicicletta mi permetteva. Egli era di 9 anni più piccolo di me e, quindi, fino a 11 - 12 anni, anche 13, ho potuto tenerlo sulla mia bicicletta; era bello robusto e in seguito sarà lui a condurre me. Il nostro rapporto non si è mai interrotto. D’estate ci recavamo a Otranto, al mare, sempre con la bicicletta, e allora le strade non erano belle e asfaltate; erano coperte di (fricci), sassi marmorei che coprivano il Percorso. Bisognava ingegnarsi per non cadere; ma gli anni passavano e siamo arrivati alla “terza età”, per cui né io, né lui poteva portare me sulla bicicletta. Allora abbiamo pensato di superare l’ostacolo acquistando un tandem col quale abbiamo potuto godere ancora fino agli ultimi mesi delle nostre passeggiate. Era fiero; era felice di rendere immortali con la sua telecamera i miei episodi di una certa importanza. Spendeva Soldi per la telecamera soprattutto per farmi piacere con le riprese di eventuali mie presentazioni. Per il mio novantesimo mi scriveva: “è’ stato bello crescere con te. Tu per me sei e sarai sempre la persona più Speciale che esista. Il nostro legame è stato come l’edera che dove s’attacca muore.

Auguri, fratello.

E l’edera è morta per davvero, Ma Narduccio non muore mai. Non sono io “più Speciale” per lui, ma egli era insostituibile per me. Cosa avrei potuto fare io senza di lui? Mi sarei dovuto accontentare di imprese minori. Non sarei potuto andare al Circo Fabri di Pagnotta negli anni ’50 a Minervino per allietare lo spettacolo, con la fisarmonica sulle spalle e con Narduccio sulla bicicletta. Ora gli spettacoli son finiti e rimangono solo i ricordi….

“Narduccio”, egli giace nella mia cappella di famiglia.

Ora ho assunto un assistente e si va avanti. Certo, è brutto rimanere senza famiglia, perché per me “famiglia” significa vivere tutti sotto lo stesso tetto; io, invece, vivo sotto il mio tetto. Ogni giorno mi incontro con mia figlia Clelia, tanto affettuosa e premurosa; ma è impegnata con la Scuola e non può dedicarmi tutta l’Assistenza che vorrebbe.

Dicevo, è brutto, perché non hai nessun familiare intimo col quale scambiare i tuoi pensieri più intimi, buoni o cattivi che siano. Il mio assistente è una brava persona; però è sempre un estraneo. Io sono molto sensibile agli affetti e soffro per non poter esprimerli o riceverli, come facevo con mia moglie. Mi rivolgo a tutti i mariti:

- Rispettate e amate la moglie, perché solo dopo averla perduta si riesce a comprendere l’importanza e la funzione che ella copriva in famiglia. Cerco di distrarmi nelle attività di cui sopra, ma quando rimango solo con me stesso, allora mi viene da piangere. Non ho mai pianto in vita mia. Soffrivo, ma non piangevo. Sono stato sempre forte, ma ora la Natura mi ha vinto e devo rassegnarmi col dire per l’ultima volta: “fazza Diu”.


I capitoli tratti dall'autobiografia "Un Cieco Che Vede" del prof. Antonio Greco, vengono pubblicati con l'autorizzazione dell'autore. Per contattare il prof. Antonio Greco e per informazioni sull'opera completa si può Scrivere a griconio@gmail.com