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Il Festival Internazionale degli Ellenofoni all'estero - Da “Un Cieco che Vede” del prof. Antonio Greco

Aggiornato il 13/10/2021 08:00 
 

Nei primi mesi di aprile del 1996, venne a Martano un gruppo di studiosi greci per attingere da vicino alle memorie della loro Storia. Io, come al solito,

volli partecipare al piccolo convegno. Quando mi fu possibile, intervenni, spiegando ai docenti greci le particolarità peculiari del nostro griko. Spiegai che nel nostro griko esistono, fra altre particolarità, delle sottigliezze linguistiche non presenti nella Lingua italiana. Per es.: in Italiano non vi è differenza del verbo “portare” tra portare un oggetto da me ad un altro luogo, o da un altro luogo a me; si dice sempre “porta”. In griko, invece, se si vuole indicare l’azione che dal soggetto va altrove, si usa il verbo “perno” portare. Se invece si vuole indicare l’azione che da altrove va verso il soggetto, si usa il verbo “ferno” portare. Per es.: se io dico: portatemi l’acqua, devo dire: “fèretè-mu to nerò”; quindi uso il verbo “Ferno”. Se invece dico: portate via l’acqua, devo dire: “pàrete to nerò”, dal verbo “perno”. Ad uno di questi studiosi, Stelio Elliniadis, piacque molto la mia relazione e alla fine mi raggiunse, dicendomi che voleva intervistarmi. Io fui felice di accettare; però gli dissi che sarebbe meglio se venisse a trovarmi nella mia abitazione, dove potrei offrigli altre testimonianze dei suoi desideri. Fissammo l’incontro per l’indomani al pomeriggio.

Quando fu a casa mia, potetti sottoporre alla sua bramosa attenzione la mia Grammatica grika, il mio vocabolario griko-Italiano e Italiano-griko. Egli prese visione con molta attenzione e mi interrogò sul numero dei lemmi; sull’uso nel presente della Lingua e delle sue applicazioni. Volgendo lo sguardo, si accorse della presenza del pianoforte, della fisarmonica e mi chiese se sapevo suonare; alla mia risposta affermativa, mi domandò se sarei stato disposto a partecipare ad un festival internazionale degli ellenofoni all’estero per l’anno successivo in Atene, nell’anfiteatro Erode Attico, sotto l’Acropoli. Gli confermai con gioia la mia adesione e l’ospite si congedò molto soddisfatto.

Il Festival internazionale

I primi giorni di settembre del 1997 ricevetti dalla Grecia e precisamente dal sig. Elliniadis, l’invito a partecipare al festival insieme con l’invito vi erano due biglietti d’aereo da brindisi ad Atene e viceversa e la carta di soggiorno presso un grande Hotel nel centro di Atene, per vitto e alloggio, per quattro giorni: dal sabato 21 al martedì 24 compreso. Il Festival internazionale si svolgeva dal 22 al 23 di di quel mese nell’Anfiteatro Erode Attico sotto l’Acropoli. All’aeroporto di Brindisi, allo sportello, incontrai un altro signore che possedeva lo stesso invito. Non lo conoscevo e gli chiesi chi fosse.

- Sono l’ingegnere Franco Teodoro Tommasi, - mi disse e mi aggiunse che era stato invitato per partecipare allo stesso Festival. Facemmo amicizia e fui contento di viaggiare e di soggiornare insieme con un amico. Mi disse che era oriundo di Calimera, sempre in provincia di Lecce e che era stato invitato per cantare, accompagnandosi col suo violino. Insieme a noi vi parteciparono rappresentanti di 22 stati con la loro rappresentanza di Lingua greca; vi fu anche una lontana rappresentanza degli Stati Uniti d’America. Furono belle manifestazioni di canti, di cori, di piccoli gruppi musicali, di canti folcloristici, di danze, di scene rievocanti le tradizioni dei singoli gruppi, esposizioni di ambienti ed altro. Io, insieme con Franco Teodoro Tommasi, rappresentavamo il gruppo di paesi detti Grecìa Salentina del Salento, in cui si parla ancora il griko. Insieme con noi c’era anche la compagnia de “I tamburelli di Torre Paduli. Per il folto numero degli artisti, il Festival fu sezionato in due serate: la domenica 22 e il lunedì 23. Ogni gruppo o singolo, vi doveva partecipare una sola volta, o la domenica o il lunedì. Fu fatta eccezione solo per me che mi vollero sia la domenica con la fisarmonica che il lunedì col pianoforte. A torto o a ragione mi ritennero un personaggio significativo. La prima sera mi presentai insieme all’amico Franco Teodoro Tommasi; egli col violino e io con la fisarmonica. Presentammo suoni e canti tradizionali delle nostre zone, riscuotendo folti applausi.

Il secondo giorno dovevo recarmi al centro del palco; era un palco immenso; voleva accompagnarmi mia moglie, ma una gentile sig.na greca di nome Giorgia volle lei avere il piacere di farlo. fui condotto lì dove vi era sistemato un bel pianoforte a coda. Fui accolto da tanti applausi. Feci una fantasia dei suoni e canti della nostra tradizione, molto conosciuti in Grecia. Di tanto in tanto venivo interrotto da applausi. Alla fine ci fu un lungo e nutrito battimani che mi accompagnò fino al mio posto alle prime file della platea. Lì fui accolto dal console di Grecia a Napoli che mi abbracciò e mi fece tante congratulazioni.

Intanto dalla Grecia il Ministro della Pubblica Istruzione aveva già inviato nei nostri paesi di Lingua grika insegnanti di madre Lingua per insegnarci il neo greco e per comparare meglio le due lingue. Io fui felice di prendere lezioni e, devo dire, che molti vocaboli con Leggere flessioni sono simili al nostro griko e non al greco classico; anche se molti lemmi della nostra Lingua sono presenti anche nel greco classico. Oggi sono in grado di condurre conversazioni con persone elleniche, ma ancora con qualche difficoltà.

Il secondo convegno 1997

Non erano passati ancora quindici giorni che già si profilava un nuovo impegno. Nei primi giorni dell’ottobre di quell’anno ebbi l’invito di partecipazione al mio secondo convegno degli ellenofoni all’estero. Fui lieto di accettare e il 5 ottobre a sera partimmo dalla Costa Morena di Brindisi. insieme a me vi era la direttrice Ada Nucita Stefanelli; con cittadini di Martano con in testa il prof. Salvatore Sicuro; altri di Calimera; altri ancora di Corigliano d’Otranto. Davanti alla nave ci fu la solita trafila: valigie, controlli, strapazzi ed altro. Arrivammo a Patrasso la mattina seguente. Fummo trasbordati su autobus che ci condussero ad Atene nel solito villaggio militare di S. Andrea. Il convegno si svolse dal 7 al 10.

Il giorno seguente due autobus ci condussero ad Atene nel palazzo dei convegni. Fummo introdotti in una ampia sala con poltrone numerate, dotate di cuffie con scelta della Lingua. Infatti le relazioni erano tenute nella Lingua dell’oratore col relativo interprete. Ma qualche Italiano che da decenni frequentava la Grecia, teneva la sua orazione in greco. Vi era rappresentanza della Bulgaria, della Romania, della Germania, dei paesi americani, dei paesi oriantali, e addirittura di un paese del Caucaso che facevano risalire la loro origine ad Alessandro Magno. Giustificavano la loro esistenza col fatto che, quando Alessandro Magno arrivò da quelle sperdute terre, una parte del suo esercito non lo volle più seguire e si stanzò su quelle lande, riuscendo a conservare ancora tracce della Lingua greca. Fu un convegno molto interessante. Quando toccò il mio turno, parlai ancora del mio Lavoro, cioè del vocabolario griko che era già a buon punto. Feci circolare tra i presenti una bozza di esso, e chi più manifestò curiosità, attenzione e interessamento. Tra i giornalisti vi era anche una signorina di nome Italiano, ma di nazionalità greca: Liliana canelli, la quale, alla fine del mio intervento, mi chiese se volevo partecipare ad una trasmissione televisiva per illustrare meglio il mio Lavoro. Io fui felicissimo di accettare l’invito. Il giorno seguente, alle 7 del mattino, inviò un tassista per prelevarmi e verso le ore nove fui prima imbellettato e poi introdotto nella sala di trasmissione. Ero seduto in mezzo tra Teresa e una gentile signora greca, per gli amici Tina, per l’anagrafe Stamatina Lurantu, che conosceva l’ìItaliano. Era lì per farmi da interprete, giacché io non ero ancora in grado di condurre agevolmente un dialogo. La sig.na Canelli mi fece un’ampia presentazione al pubblico televisivo e poi cominciò l’intervista. Presentò la bozza del mio vocabolario, approfondendone i particolari. Mi fece Leggere una mia Poesia in griko con cui avevo vinto il primo premio di griko a Bova Marina in Calabria. Il suo contenuto riguardava la perdita di mio figlio Paolo in seguito ad un Incidente stradale. Non fui capace di leggerla fino in fodno per la commozione e l’emozione. Era un ricordo troppo tagliente. Ne continuò la Lettura la giornalista. Mi congedai con la promessa da parte della sig.na Canelli che avrebbe pubblicato il mio vocabolario in Grecia, una volta ultimato.

La mia presenza alla televisione greca mi aveva reso popolare. Quando camminavo in mezzo ad Atene o sui mezzi pubblici, molti volevano salutarmi per avermi visto in televisione.

Il giorno seguente, dopo il convegno, ci condussero a visitare un museo archeologico dove c’era un po’ di tutto. La cosa che impressionò di più fu la maschera di Agamennone, tutta in oro massiccio; il suo usbergo tutto d’oro e tante altre meraviglie dell’antichità.

All’indomani, dopo il convegno e il pranzo, fummo condotti a Micene. La prima meraviglia di Micene è la sua porta sormontata da due leoni; ma lo stupore sta nella costruzione di quella porta: blocchi di pietra di più di due metri di larghezza e di altezza; forse più di tre metri di lunghezza; blocchi enormi, sormontati da altri blocchi più grandi. I visitatori si chiedevano, come fecero i costruttori di quella porta a sollevare quei blcchi ciclopici a quell’altezza, senza macchine e senza i mezzi di oggi! All’interno visitammo gli scavi che erano stati fatti a fine ottocento da tedeschi e da altri archeologi. Fuori le mura visitammo la tomba di Agamennone, il grande condottiero della Guerra di Troia. Essa era posta all’interno di un grande trullo. Visitammo anche altre località interessanti, e così concludemmo anche quella giornata.

Giorno 11 ottobre ci offrirono una piccola crocera sulle isole intorno ad Atene. Fu molto bello ed interessante trovare in alcuni vicoli di esse la vita simile ai nostri sobborghi.

L’11 a sera facemmo festa con danze e canti. Tutti insieme, greci, calabresi, pugliesi, ci divertimmo e promettemmo di incontrarci nuovamente in futuro. Il 12 mattina fummo condotti a Patrasso da dove, la sera, c’imbarcammo per Brindisi. Il viaggio fu tranquillo; il mare era calmo. Anche sulla nave ci fu festa. Un ragazzo calabrese, Ciccio, ci allietava con una piccola fisarmonica cromatica, ma molto sonora. Dopo esserci divertiti fino a tardi, andammo a riposarci. La notte passò tranquilla e il mattino successivo approdammo a Brindisi.


I capitoli tratti dall'autobiografia "Un Cieco Che Vede" del prof. Antonio Greco, vengono pubblicati con l'autorizzazione dell'autore. Per contattare il prof. Antonio Greco e per informazioni sull'opera completa si può Scrivere a griconio@gmail.com