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Conflitti interni e coscienza collettiva dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti

Pubblicato il 13/04/2023 08:00 
 

In questo articolo Si vuole provare a far intravedere le implicazioni sociali del sistema Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, considerandolo come un organismo vivente dotato di una propria coscienza collettiva, alla pari di altre istituzioni e gruppi sociali. Per fare ciò si utilizzeranno i concetti sociologici e la terminologia sviluppati da Pierre Bourdieu, un sociologo francese che ha trattato ampiamente questi temi.

In passato, in Italia le associazioni di persone con disabilità hanno svolto un ruolo importante nel portare le questioni relative alla disabilità nell'agenda nazionale. Queste organizzazioni hanno avuto la tendenza a rappresentare singole categorie di persone con disabilità o, più recentemente, a formare grandi federazioni. In più, le associazioni delle persone con disabilità hanno saputo intercettare un bisogno e hanno saputo costruire una posizione di rappresentanza nello scenario politico-Sociale Italiano.

Kurt Lewin, un sociologo che ha studiato le dinamiche sociali dei gruppi e lo sviluppo delle organizzazioni, ha sviluppato l'idea che un gruppo può continuare ad esistere solo se l'intensità delle forze centripete (che tendono a mantenere unito il gruppo) è maggiore di quella delle forze centrifughe (che tendono a determinare la disgregazione del gruppo). In altre parole, un gruppo tende a durare nel corso del tempo solamente se i suoi membri hanno forti motivazioni che li spingono a fare in modo che il gruppo continui ad esistere. Lewin ha compiuto interessanti studi sulle motivazioni che mantengono uniti i membri di un gruppo nonostante la possibile insorgenza di conflitti più o meno intensi e duraturi. Inoltre egli ha elaborato nuovi modelli per comprendere il comportamento Umano, prendendo in prestito dalla Fisica il concetto di "campo". In Fisica il campo fa riferimento a una zona dello spazio con determinate proprietà o fattori che le danno una configurazione specifica. In questo senso, secondo Lewin, il comportamento Umano è il risultato di un campo. Comprende un insieme di fatti coesistenti per cui un piccolo cambiamento incide sulla totalità. Il soggetto percepisce questi eventi e la loro dinamica in maniera particolare.

Un importante sociologo del novecento che ha ripreso ed esteso il concetto di Campo di Lewin è il francese Pierre Bourdieu. Secondo Bourdieu, i campi sociali sono spazi sociali specializzati e relativamente autonomi, dove si svolgono determinate attività sociali e si esercitano rapporti di potere e di dominazione. Ogni campo ha le sue regole, le sue gerarchie, i suoi valori e i suoi interessi specifici. Per Bourdieu, i campi denotano ambienti di produzione, circolazione, appropriazione e scambio di beni, servizi, conoscenze o status e le posizioni competitive detenute dagli agenti nella loro lotta per accumulare, scambiare e monopolizzare diversi tipi di risorse di potere (capitali). I campi possono essere considerati come spazi strutturati che si organizzano attorno a specifici tipi di capitali o combinazioni di capitali. Nei campi gli agenti elaborano strategie e lottano per la distribuzione diseguale dei capitali valutati e per le definizioni di quali siano i capitali più valutati. I campi sociali non sono isolati tra di loro, ma sono connessi e influenzati da altri campi più ampi o più generali. Bourdieu chiama questi campi più generali "campi di forza", perché esercitano una pressione sui campi più specifici e li obbligano ad adeguarsi ai cambiamenti sociali.

Pierre Bourdieu ha portato avanti numerose ricerche nel campo della sociologia e dell'antropologia. Ha studiato le relazioni tra la disuguaglianza Sociale e la cultura e ha proposto di affiancare all'analisi del capitale economico gli aspetti del capitale Sociale e del capitale culturale. Ha sostenuto che la capacità degli agenti sociali in posizione dominante di imporre le loro "produzioni" culturali e simboliche gioca un ruolo determinante nei rapporti sociali di dominazione. Questo è ciò che Bourdieu chiama Violenza simbolica, cioè la capacità di nascondere l'arbitrarietà di queste produzioni simboliche e quindi di farle ammettere come legittime agli attori sociali dominati.

Ogni organismo vivente che subisce uno shock cercherà di riequilibrare lo status quo ante, ovvero l'equilibrio che aveva in precedenza. Questo è il comportamento che ha e avrebbe qualunque campo. Un campo che non si adegua ai cambiamenti sociali del campo più ampio in cui è immerso rischia di perdere la sua legittimità, la sua rilevanza e la sua influenza. Può subire delle trasformazioni profonde o addirittura scomparire. Può anche diventare oggetto di conflitti interni o esterni, tra gli agenti che vogliono conservare lo status quo e quelli che vogliono innovare o ribellarsi.

Il campo in cui opera l'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti è inserito all'interno di un macrocampo chiamato società ed è collegato orizzontalmente ad altri campi. La forza del campo Unione opera in Autonomia nella propria azione interna, ma è eteronomo rispetto al campo più grande in cui è immerso e agli altri campi con cui è collegato. Per esempio, l'Unione dipende dai finanziamenti pubblici dello Stato Italiano e agisce o dovrebbe agire insieme al campo Scuola alla Formazione dei propri e altrui agenti sociali. Perciò, non può prescindere dalle relazioni con gli altri campi e non può "vivere" a una velocità estranea a quella della realtà Sociale in cui è immerso e in cui sono immersi tutti gli altri campi della società, pena la sua identificazione come corpo estraneo quindi la sua espulsione. Secondo gli studi di Bourdieu sulla Violenza simbolica, gli agenti sociali in posizione dominante possono imporre le loro "produzioni" culturali e simboliche per mantenere il loro potere all'interno della società. Oggi il corpo Unione non è in posizione dominante e non può più essere modello di altre azioni sociali di altri campi e di altri agenti. Questo è identificabile nella incompatibilità di habitus degli agenti sociali del campo Unione rispetto al resto della società e nella loro incapacità di trasformazione. L'habitus è un insieme di schemi di percezione, pensiero e azione che si sviluppano in modo inconscio e che sono influenzati dalla cultura e dalle esperienze sociali dell'individuo. Gli individui appartenenti all'Unione potrebbero trasformare il proprio habitus solo attraverso la partecipazione attiva ai processi di trasformazione Sociale.

Oggi, l'Unione Italiana Ciechi è caratterizzata da un istinto conservatore che si riflette nei suoi organi direttivi e amministrativi, rendendola impermeabile ai cambiamenti e rivolta al passato. Secondo Bourdieu, il campo è un sistema di relazioni sociali che si sviluppa intorno a un particolare tipo di capitale. In questo caso, l'Unione Italiana Ciechi potrebbe essere considerata come un campo in cui i membri cercano di accumulare capitale Sociale e culturale. Tuttavia, la fissazione alle medesime fasi dell'associazionismo impedisce l'evolversi dell'Associazione verso la pienezza e consapevolezza della situazione Sociale in cui e con cui l'Unione sarebbe tenuta di pari passo a maturare. Secondo Lewin, il cambiamento organizzativo è possibile solo se si cambiano le forze che agiscono sulle persone all'interno dell'organizzazione. Ciò significa che l'Unione Italiana Ciechi dovrebbe cercare di cambiare le forze che agiscono sui suoi membri per incoraggiare il cambiamento organizzativo.

Possiamo dividere i bisogni dell'Associazione in due categorie: bisogni primari e bisogni secondari. La ripetizione dei comportamenti non investe i bisogni primari che l'Associazione dovrebbe soddisfare, rispettando per istinto i principi fondanti del suo Statuto, bensì sono azioni strutturali atte al soddisfacimento di quelli secondari, derivanti dalla repressione dei bisogni primari, nonché al mantenimento di essa stessa. La tendenza a ripetere è proprio il risultato della scissione e dell'antagonismo tra bisogni primari e secondari, risultato che determina nell'Associazione uno stato di paralisi sistemica, consolidandosi in quelli che potremmo chiamare contatti sostitutivi col mondo esterno, contatti sostitutivi che essa mira costantemente a ripetere, pur nella loro inconsistente azione.

La ripetizione delle proprie "attività" è originata sostanzialmente da due fattori: la repressione degli agenti che vorrebbero introdurre alternative futuribili nel sistema Unione; la premiazione di quegli agenti che consentono al sistema di perpetuarsi ricalcando il passato. Possiamo dire che l'organismo Unione espelle ogni individuo che potrebbe introiettare cambiamenti, quindi maturità, quindi incertezza e quindi dolore per quelle parti statiche incapaci di trasformarsi. Questo è un meccanismo indotto, come lo sono tutti quegli ulteriori meccanismi attuativi della repressione interna. Il perpetuarsi della stasi è sentito come equilibrio, come stabilità. Mentre un pensiero diverso viene avvertito come disturbo, come pensiero che infligge dolore all'intero sistema, poiché vorrebbe introiettare nel sistema delle azioni alternative internamente del tutto o quasi estranee, quantunque condivisibili e futuribili. Perciò il campo Unione reagisce, espellendo simbolicamente dal proprio corpo quegli agenti che vorrebbero minarne la stasi data dalla ripetizione del passato. In questo senso non è raro Leggere nelle parole di alcuni il piacere scaturito dalle azioni del passato, magari di molti decenni prima, continuando a ripetere nei ricordi le azioni di altri tempi, con l'illusione che possano ripetersi oggi o, addirittura, che stiano continuando a ripetersi. Questa tendenza a ripetere assume un significato più intrinsecamente ricollegato alla struttura fondamentale della personalità del sistema Unione. Infatti, essa si configura più esattamente come tendenza a mantenere l'Ambiente confortevole e conosciuto della stasi, evitando il dolore di una realtà incomprensibile al suo campo, in continuo cambiamento, o a sopportare minimi cambiamenti solo nel caso in cui si presentino quali indispensabili condizioni per ritornare al piacere della quiete, alla continuazione del più confortevole passato.

Ciò non significa che il campo Unione non aspiri al futuro, che non abbia internamente una tendenza progressiva volta al futuro, ma significa che è solo capace di Leggere il presente ricorrendo alle esperienze passate. L'assenza di progettualità dialettica rivolta al futuro impedisce all'Unione di trasformarsi così come il campo Sociale esige, rimanendo imprigionata in un corporativismo statico capace soltanto di ripetersi. La sua progettualità futuribile richiederebbe necessariamente il ricorso a una dialettica virtuosa capace di Leggere la realtà odierna e confrontarla con quella passata, per superarli dialetticamente e volgersi al futuro. Possiamo capire che il campo Unione non può in alcun caso superare il presente, se non dispone simultaneamente di un Progetto di futuro; non è possibile rovesciare lo "status quo" senza prima disporre del Progetto di una concreta alternativa. Senza Progetto l'Unione è obbligata a rimanere nella situazione presente, non avendo il necessario capitale culturale di abbandonare questa situazione, se non ha chiaro un Progetto alternativo. Ne consegue che fin quando si assume soltanto un arido atteggiamento negativista, volto a reprimere e allontanare le forze più propositive, quantunque critiche, con cui avrebbe linfa per immaginare e offrire nel concreto una possibile alternativa, l'Unione rimane di fatto sempre più invischiata nello "status quo". Questo diffuso negativismo, infatti, lascia l'Unione inchiodata al passato, perché l'assenza di progettualità alternativa non consente di progredire, di superarlo. È chiaro che questa progettualità non è un qualcosa di assoluto e di eterno, dovendo essere appunto calata nel concreto divenire dialettico del processo storico, ma la sua assenza tiene ancora legati allo "status quo", poiché per una necessità strutturale del sistema Unione essa è incapace di mutare. Tuttavia questa stasi interna non potrà continuare a perpetuarsi in eterno, poiché l'Unione vive grazie agli interventi provenienti dall'esterno, da una realtà in continua e veloce evoluzione, che potrebbe in futuro espellere l'organismo Unione allorquando esso diventasse un corpo estraneo al sistema società, così come possiamo già leggerne i prodromi e così come già lentamente sta avvenendo nella percezione negativa della disabilità da parte delle istituzioni e della società tutta.