Istituti per ciechi e trasformazioni sociali durante la prima rivoluzione industriale
Giuseppe Di Grande Aggiornato il 21/03/2024 08:00Gli istituti per ciechi, fondati a partire dalla fine del settecento, formalmente avevano come funzione Sociale quella di fornire un'Istruzione e un'Educazione ai bambini. La loro istituzione non è dovuta a una casualità storica, bensì si colloca dentro un processo di trasformazione Sociale che in quell'epoca stava verificandosi in ogni settore della società. Infatti, la prima rivoluzione industriale stava portando profondi cambiamenti nella società, sia nella vita delle comunità rurali che in quella delle città. La trasformazione dell'economia da agricola a industriale stava causando un aumento della disoccupazione e della povertà, costringendo la gente più povera a migrare verso le città. Questo fenomeno migratorio, definito urbanizzazione, stava creando una maggiore marginalità Sociale. La marginalizzazione era un fenomeno complesso e multiforme, in cui erano implicati sia fattori economici, sociali e culturali, sia questioni di potere e di controllo. I nuovi gruppi sociali che si erano venuti a creare erano privati di Diritti politici e di rappresentanza, la loro condizione di emarginazione era accentuata dalla mancanza di Educazione e di formazione.
Gli individui, esclusi dalla società moderna a causa di fattori come la povertà, la disoccupazione, la discriminazione, la mancanza di cultura, di risorse economiche, di opportunità, si trovavano in un profondo stato di indigenza e di lotta per la sopravvivenza. Si formavano ghetti urbani e quartieri poveri in cui la gente viveva in condizioni di sovraffollamento e di povertà. Anche le persone cieche si inseriscono in questo scenario Sociale profondamente in trasformazione. Migrando dalle campagne alla città, queste persone, già provate dalla scarsità di risorse economiche causata dal processo di industrializzazione della produzione di merci, non si lasciavano alle spalle solo un Ambiente fisico, ma abbandonavano una cultura, cioè un capitale già a loro familiare, per trovarsi a vivere in scarsità economica in un Ambiente urbano privo di riferimenti culturali e sociali.
Prima dell'industrializzazione, le persone cieche erano costrette a dipendere dalla carità degli altri per sopravvivere. Alcune erano in grado di trovare Lavoro come acrobati o musicisti itineranti, ma queste opportunità erano molto rare. La loro condizione era mitigata dal nucleo famigliare, dalle piccole comunità rurali in cui vivevano, oppure dalle istituzioni caritatevoli, come monasteri e conventi, dove ricevevano cure e Assistenza. Le loro condizioni di vita erano spesso molto dure e difficili, a causa dello stigma Sociale a cui erano soggette. Infatti, erano escluse dalla vita culturale e dalle opportunità di apprendimento, la loro Educazione era assai limitata. Non esistevano tecniche di Scrittura o di Lettura comunemente diffuse e a loro accessibili, la maggior parte delle informazioni dovevano essere apprese oralmente.
Durante la prima rivoluzione industriale, la vita dei ciechi nelle città era ancora molto difficile, ma si erano venute a creare delle opportunità che non esistevano in precedenza: le città offrivano una maggiore concentrazione di persone, quindi un potenziale maggiore di Assistenza o di impiego. I ciechi potevano trovare Lavoro come musicisti o come venditori ambulanti di oggetti di vario genere, come spazzole, pettini o corde per strumenti musicali. Tuttavia, la maggior parte di questi lavori erano molto instabili e poco remunerativi, e molti erano costretti a mendicare per sopravvivere.
Per tentare di emergere da siffatta condizione, l'accesso all'Istruzione e alla formazione professionale diventava un fattore indispensabile per la loro vita, al fine di Acquisire un proprio capitale culturale e di conseguenza avere la possibilità di accedere a maggiori risorse economiche e sociali. Infatti, Acquisire un capitale culturale avrebbe permesso a queste persone di accedere a nuove opportunità di Lavoro e di integrarsi nella società in rapida trasformazione. Questo richiedeva che fossero create nuove istituzioni educative che si sarebbero adattate alle esigenze delle persone cieche, altresì era necessario che le barriere culturali e sociali che impedivano loro l'accesso a tali risorse fossero rimosse. In questo modo, l'Acquisizione di un capitale culturale avrebbe contribuito alla loro integrazione nella società industriale emergente, permettendogli di diventare attori economici e sociali in grado di partecipare attivamente al processo di modernizzazione. Una delle cose essenziali che mancava per innescare tutto ciò era un sistema di Scrittura popolare che utilizzasse proficuamente le conoscenze tecniche dell'epoca. Come scrive Pierre Bourdieu, "Le trasformazioni rese possibili da uno strumento come la Scrittura sono ormai ben note: separando le risorse culturali dalla persona, la Scrittura permette di superare i limiti antropologici – in particolare quelli della memoria individuale – e libera dai vincoli imposti da mezzi mnemotecnici come la Poesia, la Tecnica di conservazione per eccellenza delle società prive di Scrittura; essa permette l’accumulazione della cultura prima conservata allo stato incorporato e, correlativamente, l’accumulazione primitiva del capitale culturale come monopolizzazione totale o parziale delle risorse simboliche, religione, filosofia, arte, Scienza, attraverso la monopolizzazione degli strumenti di appropriazione di queste risorse (Scrittura, Lettura e altre tecniche di decifrazione), ormai conservate nei testi e non più nelle memorie."
Il processo di inserimento Sociale delle persone cieche non era esclusivamente rivolto al loro fabbisogno, ma era anche un tentativo per contrastare e ridurre i fenomeni del vagabondaggio e del mendicismo, all'epoca due problemi sociali diffusi. La creazione di istituzioni educative e di formazione per queste persone era Vista quindi anche come un modo per integrarle nella società, offrendo loro una formazione professionale e la possibilità di ottenere un Lavoro che gli permettesse di guadagnarsi da vivere, senza dover mendicare o vagabondare. Questo processo di istituzionalizzazione dell'Assistenza non può essere considerato solo positivo. Infatti, ha spesso comportato la creazione di istituzioni segreganti e l'adozione di politiche paternalistiche nei confronti delle persone con disabilità.
Durante quegli anni, il vagabondaggio e il mendicismo erano fenomeni comuni tra le persone emarginate e impoverite. Con l'espansione dell'industria e l'aumento della popolazione urbana, molte persone si trovarono senza Lavoro o con lavori precari e mal retribuiti. Questo portò ad un aumento della povertà e dell'emarginazione Sociale, che si trasformarono spesso in questi due fenomeni. Il vagabondaggio era un fenomeno legato alla mobilità geografica delle persone, spesso causata dalla Ricerca di Lavoro o dalla fuga dalle zone rurali impoverite. Il mendicismo, invece, era una forma di emarginazione legata alla povertà e alla disabilità Fisica o mentale. Molte persone mendicavano per sopravvivere, chiedendo denaro o cibo per le strade. Tuttavia, il mendicismo era spesso visto come un comportamento antisociale e veniva punito dalle autorità locali. Infatti, le autorità locali vedevano questi due fenomeni come minaccia alla sicurezza pubblica e al Benessere Sociale, in quanto queste pratiche potevano condurre alla diffusione di malattie e alla creazione di ghetti in cui la criminalità prosperava. Inoltre, i mendicanti e i vagabondi venivano spesso associati alla figura del ladro, poiché alcuni di loro si dedicavano alla delinquenza per sopravvivere. Per arginare questi fenomeni, , le autorità istituirono diverse misure di controllo. Ad esempio, furono create leggi che rendevano illegale le due pratiche. Venivano anche fondati degli istituti di beneficenza, come i dormitori pubblici e le mense per i poveri, per cercare di fornire Assistenza alle persone emarginate.
La prima rivoluzione industriale non è un caso che nasca e si sviluppi in piena epoca illuminista. L'Illuminismo fu un movimento intellettuale che ebbe origine nel diciassettesimo secolo e si diffuse in tutta Europa nel diciottesimo. Si caratterizzò per la diffusione di idee di razionalità, libertà, uguaglianza e progresso. Queste idee furono promosse da filosofi, scienziati e letterati che si opposero alla dogmaticità della Chiesa e al potere assoluto dei monarchi, favorendo invece la ragione e la libertà individuale. Servendosi della forza della ragione empirica e della conoscenza scientifica, il movimento illuminista vuole portare la mente degli esseri umani, fino ad allora caratterizzata da ignoranza e superstizione, a una sorta di illuminazione di pensiero, dove l'essere Umano esprime razionalmente tutto il proprio intelletto. Un classico dell'epoca è la "Lettre sur les aveugles à l'usage de ceux qui voient" di Denis Diderot, dove il filosofo illuminista intende dimostrare che la conoscenza non derivi solo dall'esperienza dei sensi. A questo scopo racconta l'esperienza di due persone cieche - testimonianza di due eccezionalità proprie dell'epoca, misura dell'interesse intellettuale di quel secolo -, tra i quali l'ingegnoso matematico Nicholas Saunderson che, col suo originale sistema di annotazione Tattile fatto di spilli grossi e piccoli, fu probabile fonte di ispirazione di altri sistemi di Scrittura per ciechi (oggi ben più conosciuti) sviluppati decenni dopo.
Gli eventi storici non accadono in un vuoto, ma sono strettamente legati al contesto Sociale, culturale, Tecnico e scientifico in cui si sviluppano. la possibilità che accada un grande cambiamento in un qualsiasi campo non è un fatto casuale, bensì c'è una correlazione tra i cambiamenti che in quello stesso momento stanno avvenendo nella società. Quando più campi della società rispondono contemporaneamente ai cambiamenti, influenzandosi a vicenda, si può dire che entrano in risonanza. La Fisica del suono può offrire un valido esempio di questo fenomeno: se si percuote un diapason, che produce onde alla frequenza fissa di 440 Hz, e lo si pone vicino a un secondo diapason silenzioso, dopo un breve intervallo quest'ultimo comincia anch'esso a vibrare. Allo stesso modo, esiste una risonanza tra gli esseri umani, per cui in certe epoche le menti di tutti cominciano ad oscillare alla stessa frequenza. Non è un caso che negli stessi anni in cui si verifica una rivoluzione in un determinato campo, se ne verificano altre in altri campi. Queste oscillazioni in risonanza si ripercuotono più o meno profondamente nella società modificandone il tessuto Sociale, società considerabile come il campo coerente in cui tutti gli avvenimenti si manifestano.
La Prima rivoluzione industriale non si sarebbe potuta verificare senza le innovazioni tecnologiche che nel frattempo emergevano, ma anche senza i cambiamenti sociali e culturali che permisero il suo sviluppo. Allo stesso modo, l'Illuminismo non sarebbe stato possibile senza la diffusione della Scienza e della razionalità, ma anche senza la crescita delle classi medie e senza l'espansione del commercio e delle relazioni internazionali. Nella seconda metà del settecento si vengono a creare le condizioni culturali, sociali, economiche, politiche, scientifiche e tecnologiche che trasformano la società, allora in prevalenza agricola e artigianale, in una società industriale caratterizzata dall'uso di macchine a vapore e a carbone. Non è un caso che dal 1750 ad oggi l'industrializzazione della produzione si è evoluta secondo uno sviluppo Tecnico-scientifico a cascata, in risonanza con gli altri settori della società. Allo stesso modo, non a caso la prima rivoluzione industriale nasce in Gran Bretagna, terra in cui, alla fine del seicento e nella prima metà del settecento, nasce anche il movimento illuminista, poi sviluppatosi in Francia, fino alla famosa rivoluzione.
La rivoluzione industriale non consistette semplicemente in un’accelerazione dello sviluppo economico, ma in un’accelerazione dello sviluppo economico dovuta alla trasformazione Sociale. Questa trasformazione Sociale si verificò nell’ambito di una nascente economia capitalistica, proiettata alla Ricerca del profitto privato che a sua volta portò a una trasformazione tecnologica. La rivoluzione industriale inglese fu la prima della storia. Fu preceduta da almeno due secoli di sviluppo economico discretamente continuo, che ne gettarono le basi. A sua volta gettò le basi di uno sviluppo economico che si perpetuò grazie a una continua rivoluzione tecnologica e Sociale. Nella metà del settecento Londra inizia a diventare la città più sicura e più dinamica. Alla vigilia della Rivoluzione francese, il cuore del capitalismo si stabilisce definitivamente a Londra, dove democrazia e mercato progrediscono di pari passo. È proprio il mercato a fare la prima rivoluzione industriale in Gran Bretagna. Sia il mercato interno, che costituiva di gran lunga lo sbocco più ampio per i prodotti del paese, che il mercato straniero o di esportazione, di gran lunga più dinamico e capace di espandersi, fu alla base della rivoluzione industriale che iniziò dall'espansione delle attività dei tanti piccoli artigiani e mercanti, che costituivano il tessuto commerciale dell'epoca, oltre che all'espansione demografica, una delle cause e conseguenza dell'industrializzazione della produzione. Più ampia era la città (e Londra era di gran lunga la più grande città dell’Europa occidentale), e maggiore era la possibilità che l’urbanizzazione fosse rapida, e più grande era la portata dei nuovi sviluppi.
In altri settori della società, alla fine del settecento ci furono alcuni importanti sviluppi nell'Assistenza medica e Sociale, tra cui la creazione dei primi istituti per l'Assistenza delle persone cieche e la nascita delle prime cliniche, in cui i medici indagavano la Natura delle malattie. Un ruolo importante nella nascita di queste istituzioni lo ebbe indirettamente la filosofia di Cartesio. Egli arriva alla conclusione che il pensiero è la prova dell'esistenza dell'individuo: se uno pensa, allora esiste. Questa conclusione lo porta a sostenere che l'essenza dell'Uomo è costituita dalla sua mente (o anima) e non dal suo corpo. Cartesio crede che l'anima sia un'entità immateriale, razionale e dotata di libertà, mentre il corpo sia una macchina Fisica e materiale. Secondo lui, l'anima è responsabile della coscienza, del pensiero e della razionalità, mentre il corpo si limita a ospitarla e a permetterle di interagire con il mondo fisico.
Il pensiero di René Descartes ebbe cento anni per insinuarsi nel sentire comune. Anche se non tutti gli intellettuali ritengono che possa aver avuto una simile influenza, l'idea che le malattie sono un male da curare può aver avuto anche origine dalla sua filosofia. Infatti, la consapevolezza di poter avere un corpo curabile portò alla nascita degli istituti e delle cliniche, dove i malati potevano essere curati attraverso l'applicazione delle nuove conoscenze scientifiche e tecniche. In queste strutture, il corpo Umano era visto come un sistema biologico da analizzare, comprendere e trattare; la Salute veniva ritenuta come il risultato di una corretta interazione tra le diverse parti del corpo. Il corpo Umano così era trasformato in un oggetto disciplinato attraverso la nuova Scienza medica. Secondo questa visione, la medicina stava contribuendo a creare un'idea di corpo normativo, in cui il corpo era controllato e disciplinato attraverso pratiche mediche e istituzionali.
Nella seconda metà del XVIII secolo nacquero le prime cliniche, in cui i medici iniziarono a Studiare la Natura delle malattie attraverso l'osservazione e l'analisi. L'istituzione della prima vera riforma della Professione medica si ha alla fine del settecento, quando passa il principio, poi legge, che nessuno potrà esercitare l'arte di guarire se non possiede un titolo professionale, sia delle nuove scuole che delle antiche facoltà di medicina. Per tutto il diciottesimo secolo, i nuovi ospedali cominciarono ad evolversi, dall'essere luoghi di cura di base per i malati fino a diventare dichiaratamente centri di innovazione e scoperte mediche sotto una nuova ottica, oltre che essere il luogo principale per l'Istruzione e la formazione dei futuri professionisti. Parallelamente, nel 1784, a Parigi, Valentin Haüy fondò il primo Istituto al mondo per l'Educazione dei ciechi, l'Institut National des Jeunes Aveugles, che forniva Assistenza e formazione ai giovani ciechi. Successivamente, altri istituti simili furono fondati in tutto il mondo, come la Royal School for the Blind a Liverpool nel 1791, il Blinden Erziehungs Institut a Vienna nel 1804, gli istituti a Berlino e a San Pietroburgo nel 1806. L'Istituto dei Ciechi di Milano, il primo Istituto per l'Istruzione dei ciechi in Italia, fu fondato nel 1836 da Michele Barozzi, un funzionario milanese incaricato come responsabile delle "Pie case di ricovero" cittadine, al quale la "Commissione dei beni cittadini" gli affidò lo Studio per fondare nel territorio il primo Istituto per giovani ciechi. Questi istituti rappresentarono una tappa fondamentale nella vita delle persone con disabilità visiva. Intanto il quadro si arricchiva di tutti quegli elementi sociali che da lì a qualche anno avrebbero reso possibile la nascita della prima Tecnica di Scrittura per queste persone: il sistema Braille.
L'istituzione di cliniche e istituti rappresentò una vera e propria rivoluzione nella medicina e nell'Assistenza Sociale, poiché per la prima volta si iniziò a Studiare scientificamente le malattie e a fornire Assistenza specialistica per specifiche patologie. Gli istituti furono, alla pari delle cliniche, l'Ambiente dove Studiare per la prima volta la condizione di cecità in chiave moderna. Infatti, Questi istituti divennero importanti centri di Ricerca sulla cecità, poiché i loro fondatori e i loro insegnanti erano spesso medici e scienziati interessati a comprendere le cause e le sue possibili cure. Successivamente, alla fine del diciannovesimo secolo, vennero sviluppati i primi interventi chirurgici moderni per curare la Cataratta e altre patologie oculari. Nel 1905, ad esempio, il chirurgo austriaco Eduard Zirm eseguì il primo trapianto di Cornea su un paziente Umano, aprendo così la strada alla moderna chirurgia oftalmica.
Il processo di normalizzazione e di inserimento delle persone cieche nella società potrebbe anche essere analizzato come un esempio di pratica di controllo Sociale. Secondo Michel Foucault, la modernità si caratterizza per la presenza di tecniche di controllo e di normalizzazione delle persone, che si realizzano attraverso il potere delle istituzioni, le quali agiscono sui corpi e sulle menti degli individui per renderli conformi agli standard di normalità imposti dalla società. Foucault definisce questo processo di normalizzazione come "disciplina", cioè come un insieme di tecniche e pratiche che mirano a plasmare i corpi e le menti delle persone per renderli efficienti e adattati ai bisogni della società. Secondo questa visione, le istituzioni non avrebbero fornito Assistenza alle persone cieche soltanto per una questione prettamente umanitaria, bensì come pratica disciplinare, in quanto comportava la creazione di istituzioni e di tecniche educative e riabilitative per rendere queste persone conformi agli standard di normalità imposti dalla società. Questo processo quindi comportava una serie di controlli e limitazioni sulla vita delle persone cieche, che venivano educate e formate in modo da renderle conformi ai bisogni e alle aspettative della società dominante. È comprensibile che negli istituti venivano insegnate anche regole sociali e comportamentali, come l'importanza della pulizia personale, del rispetto per gli altri e della partecipazione alla vita comunitaria. Queste regole non erano del tutto un male, anzi erano importanti per permettere ai ciechi di integrarsi nella società. Infatti, queste persone erano considerate inabili a svolgere lavori produttivi o a partecipare attivamente alla vita Sociale. La loro condizione di anomia, ossia l'incapacità di adattarsi alle norme e alle regole sociali, era una conseguenza diretta dell'esclusione Sociale cui erano sottoposti. Gli istituti pertanto diedero un capitale culturale a queste persone, ma furono anche lo strumento che - utilizzando la terminologia di Pierre Bourdieu - diede loro la possibilità di iniziare a edificare un loro campo Sociale; campo che nel corso dell'ottocento e soprattutto nel novecento avrebbe dato loro la prima vera identità Sociale della loro storia moderna.
(*) Questa è la bozza di un capitolo di un saggio sull'identità delle persone cieche che l'autore Giuseppe Di Grande sta scrivendo, in un costante Lavoro di Ricerca e Scrittura iniziato nel 2020. Per ulteriori info contattare l'autore tramite la pagina Contatti.
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