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Inclusione delle persone con disabilità: Amore e Altruismo per una reale coesione sociale

Pubblicato il 16/12/2020 17:00 
 

La Convenzione ONU sui Diritti delle persone con disabilità del 3 marzo 2009 - ratificata dall'Italia - mira a costruire una società inclusiva. Alla politica e alla legislazione nazionale di ogni Stato è affidato il compito di garantire ai disabili il godimento dei Diritti umani e delle libertà fondamentali. Obiettivo della Convenzione ONU è quello di impegnare gli Stati ad attuare l'inclusione dei disabili nella vita Sociale odierna, rimuovendo le barriere che fanno da ostacolo.

Tuttavia, mentre si parla e si discute di inclusione delle persone con disabilità, perseverando su questa strada, la realtà Sociale distorta è di fatto una barriera difficilmente abbattibile. Come molti proclami internazionali, anche questo dell'ONU ha il sapore di auspicio o di meta irrealizzabile, almeno a breve-medio termine. I cittadini con disabilità di medio-alta Cultura comprendono di dover trasformare la società liberista e capitalistica in una società aperta al dialogo e alla fratellanza.

Secondo i dati ISTAT del 2019, si contano oltre 3 milioni di italiani con disabilità. Il livello di inclusione nel mondo del Lavoro è fermo alla media nazionale del 31,3%, mentre al sud arriva al 18,9%. La qualità della vita di queste persone è strettamente legata alla rete di relazioni per lo più familiari, ma quando muoiono i genitori o i parenti, esse si trovano scaraventate in un abisso di solitudine.

Se la tendenza degli ultimi decenni vede sempre più le persone senza disabilità ad essere escluse dalla libertà di essere persone individualmente e socialmente "felici", non è immaginabile che una persona con disabilità possa essere inserita in una società di fatto emarginante, competitiva, egoista e satura di pregiudizi.

Se i dati statistici dello scorso anno non bastassero a delineare il grave quadro, la Pandemia di COVID-19 ha ulteriormente svelato tutta la fragilità dei buoni propositi. Con l'esplodere del contagio e l'imposizione delle misure di contenimento, si è improvvisamente spenta la luce sui bisogni delle persone con disabilità più deboli. Sono stati chiusi tutti i centri diurni, molte persone sono rimaste confinate in casa senza Assistenza, le persone con scarso tessuto di relazioni sono state abbandonate, i residenti presso una RSA hanno subito una silenziosa strage.

La Tecnologia, spesso citata come soluzione ottimale dei problemi sociali anche delle persone con disabilità, non è stata e non potrà mai essere via maestra e garanzia di libertà del vero progresso Umano integrale. Spesso si scambia lo sviluppo per progresso, mentre il fine ultimo della Tecnica - ultimo mito della modernità - è quello di alimentare la competitività tra gli esseri umani, al fine di renderli sempre più efficienti, produttivi, performanti, abili fino all'esasperazione.

Oggi si abusa della parola "abile". La persona è abile in riferimento a un altro suo pari, spinta abilmente verso la crescita, lo sviluppo, il consumo. La persona abile in questa società frenetica diventa inadatta, stressata, competitiva. Ciò che viene a mancare per essere insieme un gruppo felice di esseri umani è l'abilità di essere sociali. Abile socialmente è colui che è "adatto" alla vita di una certa società con determinate fattezze e fondata su certi scopi condivisi.

Le associazioni a difesa dei disabili hanno svolto un Lavoro enorme per dar Voce ai bisogni altrimenti ignorati dall'intera società e hanno fatto da tramite con la politica per ottenere un minimo di tutele e attenzioni. Tuttavia la politica si avvale della Legge, strumento privo di sentimenti, spesso disattesa o ignorata. Il paradosso che in questo periodo vivono le persone con disabilità è il dover riaffermare ciò che si sperava fosse ovvio: le persone con disabilità hanno uguale dignità e Diritto di vivere di tutte le altre, in tutti gli aspetti della vita.

Una società che ha come unico scopo "crescita" e "sviluppo", non è in grado di risolvere le necessità della persona, abile o Disabile che sia.

Oggi la Scuola, la Cultura, la Scienza, la medicina, non hanno più contatto con i sentimenti e le emozioni delle persone, ma usano la persona come un insieme costituito da corpo e mente. Invece oggi educare i sentimenti all'amore, all'altruismo, alla cooperazione, all'amicizia resta l'unica via percorribile per arrivare a realizzare una reale coesione Sociale di tutte le persone, nella piena e completa espressione della personalità di ognuno, secondo le proprie abilità e disabilità.