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Salvini, il Presidente dell'Unione Ciechi e l'approvazione sociale dei dirigenti

Pubblicato il 15/08/2022 17:00 
 

Il caso Barbuto in questi giorni ha interessato i canali social, i gruppi eMail e i telefoni di ogni cieco che si informi un minimo su cosa succeda al piccolo popolo dei ciechi italiani. Di contro, per la stampa mainstream, qualche Quotidiano ha pubblicato qualcosa, ma Barbuto non gode di tutta quella popolarità che respira all'interno di UICI. Non mi spiego perché Salvini, che fa scelte da politico, abbia candidato una persona che, con molta probabilità, porterà pochi voti al suo sacco. A meno che, come accadde con Vincenzo Zoccano, che venga eletto o no, un posticino nel venturo Governo di cdx Barbuto ce l'abbia già assicurato.

Lasciando stare i trasformismi e le ambizioni di una persona con evidenti difetti decisionali, vorrei un minimo analizzare i comportamenti della nostra piccola comunità interna, cioè di quelle persone cieche, iscritte o meno, che hanno reagito alla candidatura del Presidente e alla connotazione partitica che oggi ha assunto tutta l'Unione Italiana Ciechi.

Ho letto alcuni scambi avvenuti nelle mailing list frequentate da persone cieche, più o meno persone titolate; ho intrattenuto conversazioni telefoniche con semplici soci e con "alti" dirigenti, un normale chiacchiericcio al Telefono poco concreto e molto vago. Certo, mi sono detto che con questa "Associazione", termine inteso come gruppo di persone associato in una istituzione, Barbuto può dormire sonni tranquilli, e probabilmente la sua alzata di scudi fa parte della tragicommedia. Tra qualche giorno gli animi si cheteranno e poi la recita ritornerà a farsi sentire il 24 settembre, il giorno prima delle elezioni (il silenzio elettorale!). E che non si dica che i ciechi italiani non si sono opposti a questa "vergogna" (termine presente tra i commenti della Pagina Facebook di "UICI Presidenza Nazionale", un po' sotto alle condoglianze per Piero Angela).

Tralasciamo coloro che già hanno sentenziato che per lo Statuto il Presidente può candidarsi con chi vuole, quindi niente, così è e così sia. Buonanotte e buon riposo, andate a letto che domani si va a Scuola. Togliamo dagli impicci anche coloro che leggeranno e capiranno ben poco di ciò che ho scritto, cercando di collegare parole a caso come i puntini di un gioco enigmistico: non funziona, non appare alcun Disegno. Tornate indietro e ci rileggiamo tra dieci anni. Parliamo invece degli organi dirigenti che stanno infiammando le cornette telefoniche, per così dire. I rappresentanti del Consiglio nazionale sono 44 e non riescono a raccogliere 15 firme per avviare una mozione di sfiducia del Presidente. "È difficile, non abbiamo i numeri", mi dice un dirigente. Invece, se si cerca un dialogo coi dirigenti delle sezioni locali, arrabbiatissimi come da copione, in ordine enunciano: la responsabilità, il voto ricevuto, i soldi. Poi sim sala bim, spariscono nel nulla come provetti Silvan. Intanto mi arrivano notizie che "sì, qualcuno sta tentando di raccogliere le firme per la mozione", oppure "no, nessuno sta raccogliendo le firme". Praticamente sono entrato nel cortile della comare Venerina dove poter Acquisire informazioni vere ma campate in aria: è scoraggiante. Nel frattempo il lanciafiamme dei messaggi incontrollati che stavano incendiando le "liste" - il primo giorno - si è ridimensionato in un accendino bic, quello di plastica, che spaventa giusto Cicco, Cola e manico di scopa (Un detto della tradizione popolare delle mie zone che indica lo scaricabarile).

"Scusa, se non avete i numeri, non potete essere voi a dimettervi?" suggerisco en passant al dirigente numero 1, poi al dirigente numero 2, poi al dirigente numero 3. È come se li avessi presi a schiaffi, ed essendo al Telefono mi sa che sia una capacità notevole che mi conviene allenare. Appena si riprendono la risposta è pressoché identica: nessuna, o quasi. Cala il silenzio, perché è troppo ovvio il mio suggerimento: se il Presidente non si dimette, siate voi dirigenti in disaccordo a farlo, così il Consiglio cade lo stesso e l'obiettivo di tirare giù lo stilita addolorato lo raggiungete ugualmente. E allora boh, bah e beh, tutte quelle interiezioni di confusione tipiche di chi: a Non vuole fare il primo passo; b non vuole rinunciare alla carica. Allora ci vuole un'altra spintarella: che prestigio personale avete a dirigere un'Associazione monarchica in siffatta formazione? Vi manca solo che vi chieda di mettervi a natiche nude e voi lo fate. Meno male che scatta il sorriso, altrimenti apriti cielo. E mi sa che con l'ipotesi b ho centrato il punto - non quella sulle natiche nude, un poco prima - anche se nutro un poco di speranze che l'ipotesi a possa avere un seguito e, per questo, confido che questa analisi possa folgorare chi in preda a un travagliato lavorio mentale non sa che fare.

Parliamo di appelli, o che dir si voglia petizioni. Questa è giusto la formula di chi non vuole fare il primo passo: o andiamo tutti insieme o io non ci vado. Se mi espongo mi accadrà qualcosa? Ma scusa, se non insulti pesantemente qualcuno, cosa vuoi che ti accada? Attirerai su di te una riprova Sociale oppure Zeus comincerà a scagliare fulmini dal cielo e uno di questi ti colpirà in fronte? Hai interessi da difendere? Dimmelo, fatti capire. Oppure, come quell'altro mio amico che gli fa comodo vantarsi dell'"amicizia" (attenzione, presenza di virgolette) del Presidente, chiunque egli sia purché sia Presidente?

Non penso che i miei interlocutori siano così sottili da comprendere le proprie scelte e da cosa esse dipendano. Oppure come mi ha detto un signore con cui ho avuto qualche giorno fa un'accesa discussione: non hai gli strumenti culturali! Si scriveva di famiglia, almeno io. Era un Insegnante con gli strumenti culturali, ma tra poco arrivo pure a quelli. Penso invece che sia la paura di subire la riprova Sociale dal resto della comunità, come in quelle commedie di serie b degli anni 70-80 alla Lino Banfi: la paura del vieni avanti cretino. Eh già, ogni persona non fa il primo passo per la paura di fare la figura del cretino. Ma di fronte a dati oggettivi, di fronte al bene o al male, prima di agire bisogna per forza calcolare cosa è meglio per sé? Forse è la riprova Sociale unita all'egoismo, o all'altruismo mascherato. Basterebbe Studiare un poco di psicologia Sociale per capirne un minimo le dinamiche, cercando per primo di analizzarle su se stessi.

"Bada, Grillaccio del mal'augurio!... se mi monta la bizza, guai a te!" mi direbbe Pinocchio. Me lo dirà? Intanto me l'aspetto.

La cultura, lo ripeterò fino alla nausea, ingabbia le persone dentro a degli schemi. Infatti viene contrapposta alla Natura, almeno da alcuni antropologi. Scrivendo questo articolo non penso solo al normale socio UICI, magari con poca cultura e tanta Natura. Penso soprattutto al socio UICI con tanta cultura e la Natura a ramengo. Dimenticare la propria Natura di essere Umano è sempre un male, anche quando ci si immagina di possedere una cultura omnia. C'è un piccolo gruppo di docenti non vedenti. Stanno ancora mettendosi d'accordo sull'appello da far arrivare alla dirigenza UICI. Qualcuno mi fa Leggere i loro messaggi e io li leggo come se stessi guardando le statue di cera di un museo: con sgomento. Il Presidente è stato bravo a comunicare la candidatura poco prima di ferragosto, per limitare i danni: glielo avrà insegnato Salvini. Allora i docenti prima perdono tempo a scegliere cosa assurgere ad appello, poi trovano un lungo scritto di una persona (uno dei pochi "eroi" che si espone, perché oggi per essere eroi bisogna solo avere un minimo di etica), poi discutono se l'appello è troppo lungo e si debba tagliare, e dove tagliarlo, e se bisogna correggere il verbo perché impreciso, e sul piano politico no e sul piano giuridico sì, e io sottoscrivo (ancora non c'è nulla da sottoscrivere, anticipava i tempi), e poi verrà la raccolta delle firme, e poi l'invio, ma no invialo tu perché sono in vacanza, e io non posso che ho il programma che non funziona eccetera, eccetera, eccetera. Questi sono docenti che insegnano. Da un docente mi aspetterei che avesse la prontezza di Scrivere due righe da sé, giusto due concetti in croce per manifestare il proprio dissenso e mandarlo seduta stante a chi di dovere.

Mario, che fatica: con questi "nemici" sei in una botte di ferro. Temo che l'unico errore che hai fatto sia sulla scelta del partito con cui candidarti. Per esempio, se la tua candidatura fosse stata col PD (Partito Democratico) tutto il sollevamento popolare a cui stai assistendo non ci sarebbe stato. Questa è una mia constatazione veramente amara, dopo aver letto persone che si sono contraddette in tal senso. Questo comportamento è tipico e riguarda l'etica che ognuno riesce ad avere. L'etica distorta non riguarda solo te, che sei uno e rispondi per quello che fai tu, ma appartiene anche al tuo Consiglio nazionale, il primo a dover essere biasimato, che ti ha dato l'illusione di poterti concedere tutto. È questa che hai adottato la deontologia del Presidente nazionale dell'Unione Ciechi?

Torno sul punto che per me sta alla base di questi comportamenti: l'approvazione Sociale. All'interno di un gruppo Sociale gli individui tendono sistematicamente a confrontare i propri comportamenti con quelli altrui. Tale confronto sarebbe finalizzato principalmente al raggiungimento dell'approvazione Sociale da parte del gruppo. Il consenso Sociale è un fattore psicologico assai potente per agire, così come il dissenso. E per questo le persone temporeggiano, tergiversano, si guardano attorno, per controllare cosa facciano gli altri, indipendentemente che il comportamento per cui dovrebbero prendere una decisione sia un bene o un male. È la stessa dinamica della platea che applaude o che fischia: se non inizia qualcuno, gli altri difficilmente, in attesa di un comportamento diffuso, cominceranno ad applaudire o a dissentire. Eppure la mente di ognuno di noi misura il comportamento degli altri, dandogli un valore, ma l'approvazione Sociale è tale che il calcolo che si fa prima di dire qualcosa può bloccare le decisioni. È tipico delle decisioni che la scelta abbia conseguenze che ricadono su chi ha deciso e in genere anche sugli altri. Una decisione non è mai senza conseguenze, neanche la decisione di Scrivere questo articolo. Il più delle volte nelle decisioni ci sono di mezzo gli altri, perché decidono assieme a noi o perché gli effetti della decisione li riguardano, o perché per fare la cosa decisa c'è bisogno di loro. Si intuisce che mi rivolgo a nuora perché suocera intenda? Anche se esistono decisioni private, le decisioni tendono ad avere Carattere Sociale, fatte di comunicazione, rapporti sociali, negoziazioni, Ricerca di consenso. È evidente che il Presidente nazionale ha ignorato splendidamente le meccaniche decisionali di un buon rapporto di gruppo, presentando alla sua dirigenza e alla base associativa la sua candidatura a cose già fatte, quasi in contemporanea con la notizia apparsa sui media. È chiaro anche il perché lo abbia fatto, non c'è bisogno neanche di spiegarlo. In ogni caso un gruppo Sociale ha necessità di prendere una decisione, non può restare immobile come l'asino di Buridano, bestia affamata e assetata bloccata di fronte alla scelta se mangiare dal secchio di destra o di sinistra, perché non riesce ad autodeterminarsi. Chiarisco che non sto dando dell'asino a nessuno. Come si potrebbe con meccanismi così complessi come quelli della psicologia degli individui e dei gruppi? A volte le persone hanno bisogno di qualcuno che le conduca, che dia loro una direzione, quantunque alta di sé sia la loro opinione. Malauguratamente, se l'individuo che dovesse farsi avanti per primo (l'avanti cretino di poco fa) non avesse il consenso e il seguito Sociale del resto del gruppo, o di una sua maggioranza, gli altri individui gli infliggerebbero la riprova Sociale di tutto il gruppo. Ci vogliono spalle ben larghe e molta esperienza per gestire il rapporto Sociale con i gruppi. Allora come si esce da una simile impasse?

Non si può risolvere la questione della gestione del consenso o dissenso Sociale su se stessi in poco tempo. D'altronde se uno il "coraggio" non ce l'ha non se lo può dare. Penso che bisogna avere un alto senso critico e le caratteristiche proprie dei leader, cioè la capacità di valutare il bene e il male (per la comunità, non per sé) e di saperlo spiegare al gruppo, o almeno avere una parte di queste caratteristiche. Il resto del gruppo, da solo, pur avendo sentore di cosa sia bene e cosa sia male, con tutte le sfumature del caso, si muoverà secondo la direzione che prendono gli altri, almeno in pubblico (in privato è un altro mondo). Si rischia anche che il gruppo possa seguire le scelte di uno o pochi individui mossi da invidia, mascherata di morale e di altruismo. Non sono rari questi comportamenti nella società di oggi, soprattutto in politica. Il gruppo rischierebbe di essere strumento di decisioni interessate. Oppure, per concludere questa analisi, si può mettere il gruppo di fronte a uno specchio, per farlo riflettere sui propri e sugli altrui comportamenti, sperando arrivi comunque a una decisione prima delle elezioni. Così come ho appena fatto con questo articolo. Sia chiaro che si può scegliere di non scegliere, ma prima o poi si dovrà fare i conti con Virgilio e capire che i "loro" di cui non si deve ragionar siete voi.


Dopo 5 giorni dalla stesura e pubblicazione di questo articolo, gli aggiornamenti sulla questione Barbuto si susseguono di ora in ora.

  • È notizia del 18 agosto che 18 consiglieri nazionali hanno raccolto e inviato via PEC le firme per richiedere un consiglio nazionale straordinario.
  • Il 17 agosto i docenti di cui sopra hanno avviato una petizione sulla piattaforma Change che sta riscuotendo un buon interesse. Ad oggi ha superato 700 sottoscrittori e cresce di ora in ora.
  • È notizia sempre del 17 agosto che la sezione territoriale di UICI Firenze ha scritto e inviato una lettera in cui chiede le dimissioni del Presidente (pubblicata anche su questo sito).