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Non Vedenti, Braille e Tecnologie di Stampa

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La Seconda Nascita - Da “Un Cieco che Vede” del prof. Antonio Greco

Pubblicato il 11/08/2021 08:00 
 

Tornando un passo indietro, il problema della casa assillava i miei pensieri. Quando mi sposai andai ad abitare nella casa di mio fratello Narduccio, ancora celibe. Era la fine del 1962. In seguito l'abitazione serviva a lui e dovetti cercarmi casa, naturalmente in affitto. La trovai nelle vicinanze della piazza Sant'Antonio nell'agosto del 64. I fastidi del trasloco mi stimolarono maggiormente a pensare alla risoluzione del problema casa. Già possedevo il suolo ed avevo fatto scavare le fondamenta secondo un mio Progetto ricavato a Rilievo col sistema Braille. Ma la posizione topografica del suolo non mi convinceva. Era troppo lontana dai miei genitori e persino su un'arteria provinciale di notevole traffico, tra Castrignano e Melpignano.

Incaricai il geometra Nino Vergari di reperirmi un altro suolo edificatorio rispondente alle mie esigenze. L'incarico fu propizio e nel 65 mi sottopose l'acquisto del suolo su cui poi ho costruito l'attuale abitazione. Si trova in una posizione felice: all'angolo della via Costantinopoli e di via Martiri; isolata dal Municipio da un largo corridoio; a circa duecento metri dai miei familiari. L'offerta mi piacque e volli fare subito il compromesso; ma la Finanza non mi permetteva di mantenere il possesso dei due suoli, e dovetti mettere in vendita il primo, senza guadagnare una lira, allo stesso prezzo di acquisto. Però fui felice lo stesso. Sono molto vicino al centro del paese, accanto al Comune, vicino alla chiesa e alla piazza S. Antonio che è il centro del paese.

Ora bisognava costruire, ma non c'erano i Soldi. Intensificai il mio Lavoro mediante lezioni di filosofia, Storia, latino, Italiano, greco, pianoforte e fisarmonica. Preparai anche candidate a qualche concorso magistrale. Insomma qualche lira me la feci e cominciai a pensare all'inizio dei lavori per la costruzione della casa. Ma i miei risparmi erano ancora insufficienti allo scopo, per cui rinviavo continuamente.

La mia affittuaria ogni anno mi chiedeva aumenti, il che cominciò a infastidirmi notevolmente e decisi di dare inizio al mio Progetto elaborato sempre in Braille su scala uno a cento. Invitai il geometra a copiarsi il Progetto e ad istruire la pratica per l'inizio dei lavori, e si cominciò sul suolo di 560 mq per una superficie coperta di circa 230 mq.Avevo previsto anche un piccolo garage nel vano della scala che conduce sulla terrazza, con un certo scetticismo, perché non pensavo che in futuro avrei potuto possedere anche l'Automobile. Tuttavia lo considerai più un deposito che un garage vero e proprio.

I lavori ebbero inizio nell'estate del 1966. Dopo un anno circa, nell'agosto del 67 traslocai nuovamente, ma questa volta nella mia propria casa. Per potere ultimare il necessario dovetti ricorrere anche a qualche prestito che estinsi successivamente, senza problemi. All'interno l'abitazione era completa. L'esterno, però, era incompleto: mancavano pavimenti, aiuole, verde ed altro. All'interno c'erano le condutture dei termosifoni; però mancava caldaia e bruciatore. Ma fummo felici lo stesso, perché ormai eravamo in casa nostra.

Paolo godeva di ampi spazi per giocare; Teresa era contenta per aver contribuito alla realizzazione dell'opera con la sua parsimonia e oculata conduzione dell'economia della casa. Possiamo dire che dall'1 agosto del 1967 per noi cominciò una nuova era.

Risolto il problema casa, cominciammo a pensare al secondo figlio. Ormai la loro stanzetta era già funzionale, e quindi la famiglia poteva aumentare. Infatti il 2 ottobre dell'anno successivo, 1968, alle ore 19,45 nasceva una bella bambina; anche questa in casa propria, assistita dalla stessa ostetrica, Ada Merico, che fece nascere anche Paolo.

Mentre Teresa era in travaglio di parto, venne a trovarmi un mio ex alunno dell'Istituto dei ciechi, Giovanni Pastore, perché, avendo avuto conferma del posto di centralinista all'ENEL di Maglie dietro mio interessamento, ora voleva una mano per il reperimento di un'abitazione qualsiasi a Maglie. Gli dissi che il momento era delicato per il lieto evento e che mi sarei interessato successivamente, come effettivamente feci.

Tornato nella camera da letto, la bambina, a cui fu dato il nome Clelia, in riferimento a quella coraggiosa fanciulla romana, aveva già emesso il primo vagito. Oltre all'ostetrica, assisteva al parto l'amica di famiglia Lucia Palano. Da sul tavolo, preparato per l'occasione, Teresa doveva essere rimessa sul proprio letto. Stavano per tentare l'impresa l'ostetrica e l'amica Lucia; ma Teresa non si fidava pienamente delle loro forze, e le pregò di fare intervenire me che certamente per lei ero di maggiore affidamento. Infatti la sistemai bene sulle mie braccia e, senza affanni, la deposi dolcemente sul suo letto. Venne curata la bambina e messa accanto alla madre.

Quel giorno a Castrignano si festeggiava San Rocco con due complessi bandistici in piazza.

Paolo, per la circostanza, era stato allontanato da mio fratello Narduccio con sua moglie Lina e condotto a distrarsi alla festa.

Tornato al più tardi in casa trovò l'intrusa accanto alla madre. Mentre la osservava attentamente non proferì parola. Alzò la mano destra chiusa a pugno per colpire la sorellina; per fortuna la prontezza di Narduccio, che gli trattenne il polso, evitò il peggio. Allora noi, pian piano, cominciammo l'opera di persuasione socializzatrice, cercando di renderlo protagonista con la partecipazione alla cura della sorellina. Gli dicemmo che l'avrebbe portata a passeggio con la carrozzina, che l'avrebbe curata in tutte le sue esigenze. Cercavamo, insomma, di responsabilizzarlo verso la bambina, certi che quella era la migliore via da seguire. Per quel momento non ammise ragione. Anzi, pur essendo già di quattro anni e mezzo, pretese che fosse sua madre a dargli da mangiare. Ma in seguito la nostra opera persuasiva cominciò a dare i primi frutti, e Paolo si era affezionato a Clelia e non era più geloso di lei.

Così cominciai il nuovo anno scolastico 1968 - 1969 con un nuovo anello della mia esistenza e un nuovo fiore all'occhiello.


I capitoli tratti dall'autobiografia "Un Cieco Che Vede" del prof. Antonio Greco, vengono pubblicati con l'autorizzazione dell'autore. Per contattare il prof. Antonio Greco e per informazioni sull'opera completa si può Scrivere a griconio@gmail.com